sabato 28 aprile 2018

Cromorama, il libro sul colore.

Se pensi di sapere tutto sul colore significa che non hai ancora letto il CROMORAMA di Riccardo Falcinelli e se sei convinto di non sapere tutto sul colore, pure.     #cromorama , #riccardofalcinelli


giovedì 26 aprile 2018

LE MATITE DI MATISSE

La semplicità del tratto - testimoniata in mostra nella sezione dei disegni e delle gouaches decoupées - è contrapposta all’esuberanza della pittura nei quadri dell’artista, presenti nei tanti cataloghi esposti che documentano l’esplosione e la fortuna internazionale di Matisse con testi provenienti da Russia, Stati Uniti, Giappone, Nord Europa e molti altri paesi, Italia inclusa.

Una fama e una notorietà appartata che rivela un Matisse prolifico disegnatore, ma dal carattere riservato, che abbandona Parigi per vivere nel sud della Francia e intrattiene rapporti con pochi e fidati amici, come l’editore svizzero Albert Skira, lo scrittore André Rouveyre, il drammaturgo Henry de Montherlant, il poeta Louis Aragon e la sua musa e moglie Elsa Triolet e non da ultimo Tristan Tzara.

È soprattutto nei disegni che svela questo suo lato, ma il valore di questa sezione non risiede solo nei legami affettivi raccontati dalle collaborazioni editoriali, ma soprattutto nel significato artistico del segno grafico come assoluta semplificazione della forma. Ne è un chiaro esempio Repli, libro d’artista pubblicato a Parigi nel 1947, di cui esponiamo l’edizione originale tirata in poco più di 300 copie con 12 litografie di Matisse e testo dello scrittore André Rouveyre. Sempre di Rouveyre è il testo di Apollinaire, spettacolare libro d’artista pubblicato in 300 copie nel 1952 con 8 litografie originali di Matisse, contenute in un cofanetto a colori e con una copertina sempre a colori da lui disegnata.

Proseguendo sulla scia del Matisse poco noto, in mostra anche le edizioni originali di 3 cataloghi del Ballets de Monte Carlo (1938-39), due delle quali con copertine di Matisse, nonché il bellissimo originale della rivista Derrière le Miroir in cui l’artista nel 1952 tratteggia nudi femminili sensuali e carichi di emozione.

È insomma il tratto di un artista che, avvicinandosi alla vecchiaia, sente il bisogno di cogliere soltanto gli aspetti fondamentali della figura umana, togliendo, togliendo, togliendo.

Se i disegni mostrano l’essenzialità del tratto è con le gouaches découpées che Matisse esprime l’essenzialità a colori. Negli anni peggiori della malattia che lo costringono sulla sedia a rotelle, si inventa un nuovo modo di creare, dando vita a delle semplici sagome ritagliate sulla carta: colore, forma e dimensioni essenziali accordati insieme, attraverso un immenso lavoro di sintesi che, nella loro estrema semplicità diventano opere d’arte innovative e complesse.

Per il grande stampatore greco Teriade, Matisse lavora a più numeri della rivista Verve, realizzando delle gouaches découpées nella prima delle quali, la n. 8 del 1940, compare un lugubre fondo nero - simbolo del periodo bellico che l’Europa stava vivendo - su cui però si stagliano delle forme prepotentemente colorate. Di Verve sono presenti in mostra cinque numeri.

Imprescindibile il capolavoro del 1947 Jazz, pubblicato dallo stesso editore (e in mostra non in edizione originale ma in un facsimile comunque di pregio) con l’intento di giustapporre testi e immagini che seguono un principio di improvvisazione ritmica, tipica del jazz.Un testo mitico da molti considerato il più bel libro d’artista illustrato del ‘900.

La scelta delle collaborazioni non era dettata per Matisse dalla notorietà dello scrittore o dell’intellettuale di turno, ma piuttosto dalla vicinanza sia emotiva che fisica con gli autori o gli editori. Ne è un esempio Roman rivista edita da suoi amici e vicini di casa, per cui disegna quella che sarà la copertina di tutti i numeri, utilizzando semplicemente due fasce colorate con al centro il nome del periodico.

Ma è la cappella di Vence a rappresentare il punto di arrivo e di sintesi tra le due diverse tecniche - disegno e gouaches découpées - coniugando in una sola opera l’essenzialità sia nel colore che nella linea.

L’ultima sezione, rassegna stampa, documenta attraverso le pagine dei giornali e delle riviste d’epoca le celebrazioni per la sua scomparsa e quelle che vennero fatte nel 1969 nel centenario della sua nascita, una su tutte la grande monografia con testi dell’amico di sempre Louis Aragon.

martedì 24 aprile 2018

La fotografia dipinge: il Grand Tour di Andrea Samaritani

Il mito della bell’Italia rivive, dal 4 maggio al 23 novembre 2018, da BFMR & Partners (Piazza Vallisneri 4, Reggio Emilia), con la mostra “La fotografia dipinge: il Grand Tour di Andrea Samaritani”, a cura di Sandro Parmiggiani.

Lo studio di Dottori Commercialisti e Revisori Legali, dal 2010 sponsor ufficiale di “Fotografia Europea”, promuove come di consueto un progetto espositivo anche presso la propria sede, confermando l’impegno a sostegno dell’arte e della cultura in città.

In mostra, una quarantina di Fotodipinte di Andrea Samaritani: immagini fotografiche provenienti dall’ampio archivio dell’artista, successivamente sottoposte a coloritura manuale «per rendere più poetica la fotografia e più realista la pittura».

«Intenso e profondo – scrive il curatore – è il rapporto che Andrea Samaritani intrattiene, da tanti anni, con la fotografia: il suo sguardo ha cercato di catturare immagini del “Bel Paese”, di andare alla scoperta di itinerari culturali insoliti, di rivelare i segreti di studi d’artista e di opere d’arte antiche e moderne. Dodici anni fa, Andrea si è avventurato in un’esperienza, intensificatasi nel tempo, che riunificasse la sua duplice passione per la fotografia e per la pittura, cominciando a stendere colori sulle sue immagini stampate su carta. Ecco riunite, in questa mostra, alcune delle visioni con le quali Samaritani sembra essersi impegnato in una sorta di aggiornamento dei portolani del Grand Tour italiano, sulle orme dell’incanto che sedusse aristocratici e intellettuali europei dal Seicento in poi. In verità, Andrea ci propone una revisione di alcune delle immagini che fondarono il mito della bell’Italia nella cultura d’Europa, che per lui ora s’incarna nella fusione delle piazze silenti, metafisiche, contese tra la luce e l’ombra, di Giorgio de Chirico, e delle figure scarnificate di Alberto Giacometti, che l’artista di Stampa percepiva come una visione che s’assottigliava fin quasi a dissolversi nel vuoto».

In occasione del vernissage su invito, previsto per venerdì 4 maggio a partire dalle ore 19.00, sarà visitabile l’anteprima della mostra, aperta al pubblico da lunedì a venerdì con orario 10.00-12.00 e 16.00-18.00, chiuso sabato, domenica e festivi. Per informazioni: tel. 0522 455000, info@bfmr.it, www.bfmr.it.


Andrea Samaritani è nato a Cento di Ferrara nel 1962. Artista dal 1985, si è espresso in diverse discipline: fotografia, giornalismo, grafica, pittura e regia video. Collabora con le principali riviste dell’editoria italiana e europea. Ha pubblicato più di 50 libri fotografici come autore e sue immagini sono contenute in più di 300 volumi di storia e di arte. Ha realizzato più di 100 mostre d’arte e fotografia. Ha percorso l’Italia da nord a sud per trent’anni, sul tema degli Itinerari Culturali e del Grand Tour, realizzando svariate e impegnative campagne fotografiche commissionate da Bell’Italia, I Viaggi di Repubblica, Touring Club, Poligrafico dello Stato, Agenzia Ansa, Alinari e tanti altri. Nel 1990 ha fondato a Bologna, insieme a Paolo Righi, l’agenzia fotogiornalistica Meridiana Immagini, il cui sito contiene più di trecentomila fotografie in formato digitale. Nel 2006 ha iniziato a intervenire manualmente sulle sue fotografie creando la serie delle Fotodipinte. Sono più di duemila i soggetti fotografici dipinti da Andrea Samaritani, pescati all’interno del suo vasto archivio fotografico personale, composto da 500.000 immagini. Nel 2011 è stato invitato da Vittorio Sgarbi a partecipare al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, con quattro opere fotodipinte, e nel 2016 nella mostra itinerante “Oltre il Confine” a cura di Sabrina Colle. Nel 2017 è uscito il volume “Andrea Samaritani. Fotodipinte, 2006-2016” edito da Minerva-Alinari. Nel 2018 è uscito il volume “Andrea Samaritani. Le stanze fotodipinte della Collezione Cavallini-Sgarbi” edito dalla Fondazione Elisabetta Sgarbi. 

Per approfondimenti: www.andreasamaritani.com. 


BFMR & Partners è uno studio di Dottori Commercialisti e Revisori Legali fondato nel 2007 da Gian Matteo Bonomo, Silvio Facco, Luigi Attilio Mazzocchi e Leonardo Riccio. Accanto all’attività professionale, sostiene da anni l’arte e la cultura attraverso la promozione di esposizioni dedicate ad artisti e fotografi (Daniele Vezzani, Carlo Mastronardi, Nani Tedeschi, Angelo Davoli, Nadia Rosati, Wal, Toni Contiero, Riccardo Varini, Richard B. Datre, Giuliano Della Casa, Marco Paoli, Carlo Ferrari, Luca Gilli, Corrado Tagliati, Stanislao Farri, Carlo Vannini, Domenico Grenci, Ermanno Foroni, Alessandra Binini, Giuseppe Maria Codazzi, Fausto De Nisco) e la sponsorizzazione di rilevanti iniziative culturali (Attività di Palazzo Magnani 2009 e 2010, “Fotografia Europea” 2010-2018).


SCHEDA TECNICA:
La fotografia dipinge: il Grand Tour di Andrea Samaritani
A cura di Sandro Parmiggiani
4 maggio – 23 novembre 2018
Inaugurazione su invito: venerdì 4 maggio 2018, ore 19.00
Orari: da lunedì a venerdì ore 10.00-12.00 e 16.00-18.00, chiuso sabato, domenica e festivi.

Per Informazioni:
BFMR & Partners Dottori Commercialisti Revisori Legali
Facco Mazzocchi Riccio & Partners
Piazza Vallisneri 4, 42121 Reggio Emilia, tel. 0522 455000, info@bfmr.it, www.bfmr.it 

Ufficio Stampa:
CSArt - Comunicazione per l’Arte
Via Emilia S. Stefano 54, 42121 Reggio Emilia, tel. 0522 1715142, info@csart.it, www.csart.it

sabato 21 aprile 2018

I paesaggi dell'Ottocento dai Macchiaioli ai Simbolisti in mostra al Mart

In un allestimento diacronico che procede per scuole regionali, il percorso espositivo approfondisce alcuni temi: la predilezione per la pittura dal vero, le ricerche dedicate alla resa delle atmosfere e agli effetti di luce e colore. 


Attraverso un eccezionale itinerario cronologico lungo lo Stivale, da Sud a Nord, la mostra illustra in modo completo e graduale le trasformazioni del linguaggio pittorico. 
La luminosità dei paesaggi italiani travolge il visitatore e lo guida attraverso ambienti cromatici e capolavori assoluti realizzati da grandi maestri della pittura italiana, come Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Pietro Fragiacomo, Giuseppe Pellizza da Volpedo.

Viaggio in Italia mette in luce le differenze tra la pittura di paesaggio nelle varie geografie artistiche, sottolineando quanto fossero frequenti gli scambi e le reciproche influenze. 
Dalle premesse maturate nei primi decenni dell’Ottocento nell’ambito della Scuola di Posillipo, passando attraverso l’innovativa esperienza dei Macchiaioli toscani, si giunge così ai “paesaggi dell’anima” di tendenza simbolista, presentati nelle prime edizioni della Biennale di Venezia. Nel confronto tra queste diverse generazioni di autori e scuole pittoriche, si gettano le basi della pittura moderna in Italia.

Di sicuro interesse per i visitatori risulta il paragone tra i soggetti più veristi dei paesaggisti degli anni Sessanta dell’Ottocento e quelli più simbolisti della fine dello stesso secolo, presentati nelle prime edizioni della Biennale di Venezia, che contengono in nuce le prime formulazioni del prossimo Divisionismo.

Trovano posto in mostra le assolate marine del Sud, l’eruzione del Vesuvio del 1872 che tanto impressionò De Nittis, le pitture en plein air, l’immediatezza verista, le descrizioni macchiaiole, i paesaggi rurali della campagna toscana, i notturni veneziani, gli spettacolari effetti atmosferici, i paesaggi dell’anima, i morbidi profili simbolisti. 
Colori, tecniche e ricerche diverse finiscono per comporre un mosaico storico-artistico multiforme e articolato, unico nel suo genere. 

Gli studi en plein air di Giuseppe De Nittis, la freschezza delle vedute campestri di Giovanni Fattori e Silvestro Lega, gli evocativi controluce di Antonio Fontanesi, i paesaggi lagunari di Bartolomeo Bezzi e le trasfigurazioni simboliche di Gaetano Previati sono solo alcune delle molte suggestioni che accompagnano il visitatore lungo un viaggio tra decine di opere provenienti da importanti musei pubblici e collezioni private. Sei le sezioni, anticipate da una prima sala introduttiva che ben illustra l’indagine di tutta la mostra. Il visitatore incontra infatti per prime le pitture di De Nittis raffiguranti le falde del Vesuvio e l’Ascensione in mongolfiera nella campagna romana di Ippolito Caffi, scelta come immagine coordinata della mostra. 

Il percorso si snoda attraverso La luce del Sud: da Gigante a De Nittis, Orizzonti macchiaioli, Fontanesi e il sentimento della natura, Paesaggi dell’anima, Dalla veduta alla visione, Paesaggio come simbolo.

Viaggio in Italia si lega a quel filone di ricerca dedicato allo studio del principio di verità nella cultura figurativa del XIX secolo, avviato nel 2015 con la grande mostra La coscienza del vero. Capolavori dell'Ottocento. Da Courbet a Segantini, a cura di Alessandra Tiddia. Questi significativi progetti rientrano in una più ampia programmazione pluriennale finalizzata alla ricognizione di alcuni episodi della grande arte italiana esplorati attraverso diverse esposizioni: I pittori della luce, Boccioni, Un’eterna bellezza, Realismo Magico.

A cura di Alessandra Tiddia e in collaborazione con l’Istituto Matteucci di Viareggio, la mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa che include, oltre alla riproduzione delle opere esposte, una ricca sezione di saggi redatti da alcuni tra i più autorevoli studiosi di pittura dell’Ottocento: Virginia Bertone, Silvestra Bietoletti, Alessandro Botta, Nicoletta Colombo, Maria Flora Giubilei, Luisa Martorelli, Annalisa Scarpa e Alessandra Tiddia.



VIAGGIO IN ITALIA 
I PAESAGGI DELL’OTTOCENTO DAI MACCHIAIOLI AI SIMBOLISTI
A cura di Alessandra Tiddia
Mart Rovereto, 21 aprile – 26 agosto 2018

MartRovereto
Corso Bettini, 43
38068 Rovereto (TN)
T. 800 397760 
T.+39 0464 438887
info@mart.trento.it
www.mart.trento.it

Orari
mar-dom 10.00-18.00 
ven 10.00-21.00 
lunedì chiuso

Tariffe
Intero 11 Euro 
Ridotto 7 Euro
Gratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità

Ufficio comunicazione e servizi ai giornalisti 
Susanna Sara Mandice
press@mart.trento.it
T +39 0464 454124
T +39 334 6333148

Il Mart ringrazia
Provincia autonoma di Trento
Comune di Trento
Comune di Rovereto

Il Mart è sostenuto da
Altemasi di Cavit
Sparkasse Cassa di Risparmio

La Casa d’Arte Futurista Depero è sostenuta da 
Cantine Vivallis

In collaborazione con
Trentino Marketing

giovedì 19 aprile 2018

Un Souvenir a Spazio Murat

Dalla collaborazione tra Spazio Murat e 63rd 77th STEPS – Art Project Staircase, nasce il progetto SOUVENIR, rassegna di incontri, prima, e Art Summer Camp, dopo, che coinvolgerà artisti e rappresentanti di spazi indipendenti d’arte contemporanea, da realizzarsi presso Spazio Murat a Bari, con la partecipazione di operatori locali. Il desiderio di coinvolgere gli artisti e i rappresentanti degli spazi, in modo più consapevole e graduale, ha portato gli organizzatori a progettare una rassegna che anticipa le tematiche dell’Art Summer Camp e costruisce una prima fondamentale relazione con i protagonisti locali e il pubblico. SOUVENIR è un progetto composto da una rassegna di incontri e un Art Summer Camp (estate 2019). 

RASSEGNA
Gli incontri sono concepiti per presentare alla città di Bari ricerche artistiche e programmi espositivi distribuiti sulla scena nazionale ed europea. Gli artisti e gli spazi invitati presenteranno il proprio lavoro, confrontandosi ed esponendo le specificità socio-culturali di ciascuna città d’appartenenza, entrando in contatto con il sistema dell’arte contemporanea locale. 63rd-77th STEPS e Spazio Murat inviteranno vicendevolmente artisti e operatori culturali, dando il via ad un laboratorio aperto al pubblico, con fini d’indagine in divenire/non esaustiva, su spazi autonomi di produzione d’arte contemporanea, per offrire opportunità di dibattito e confronto su modalità alternative e sperimentali del fare arte.    
PROGRAMMA SECONDO APPUNTAMENTO
VENERDÌ 20 APRILE - ore 19.30

Introduzione degli artisti Livio Caione, Karin Ferrari, Vincent de Hoÿm e Anna Solal. Performances e installazione.



SABATO 21 APRILE - ore 17.30

Conversazione aperta tra Vincent de Hoÿm (Tonus, Parigi, Francia), Antonella Marino, (docente, giornalista e critico d'arte), e Fabio Santacroce (63rd 77th STEPS). Introduzione degli artisti Livio Caione, Karin Ferrari e Anna Solal.





Livio Caione (1979, Bari - Italia). Graphic designer e musicista, unisce ricerca sonora proveniente da generi musicali quali industrial, punk, techno, drum'n'bass e dubstep a installazioni visive composte da strutture metalliche, luci led e pattern geometrici.
Il progetto St. Peter's Murder, nato nel 2014, è una performance musicale eseguita all'interno di una struttura cubica i cui lati sono composti da barre in alluminio e strisce led; l'installazione luminosa e la programmazione della scena visiva è stata creata in collaborazione con Giuseppe Dentamaro (1978, Bari), ingegnere elettrico e del suono.



Karin Ferrari (1982, Italia). Vive e lavora tra Parigi e Vienna. Il lavoro di Ferrari è stato esposto a livello internazionale all’ Antarctic Biennale 2017, alla Cité International des Arts Paris (Solo), The Wrong – Digital Art Biennale 2017, alla 5° Biennale di Mosca per Giovani Artisti nel 2016, al 21er Haus - Museum for Contemporary Art Vienna, al Royal Military Museum Brussels, Videotage in Hong Kong, Trafo Galeria in Budapest e sulla piattaforma online Arte Creative (Germania-Francia). DECODING Lady Gaga's Bad Romance (THE WHOLE TRUTH), 18 min, 2012/2016: secondo l'interpretazione di Karin, il video musicale Bad Romance mostra il rituale occulto dell' iniziazione di Lady Gaga nel ruolo di superstar. Dal 2012 ha lavorato alla serie di video prodotti da lei, DECODING THE WHOLE TRUTH, dirigendo numerosi video musicali e televisivi. Questi video sono docu-fictions sperimentali che puntano a rivelare i messaggi nascosti negli stessi video musicali e televisivi.

http://www.karinferrari.com/index.php/en/



Vincent de Hoÿm & Jade Fourès-Varnier considerano l'arte un'estensione della vita. Creano atmosfere ispirate alla domesticità, ricevendo i visitatori come degli ospiti. Dipendendo dal contesto, dal paese e dalla tradizione, la coppia adatta le proprie proposte. Un bar, la stanza di un hotel, un bazar, un nightclub. Molte proposte racchiudono il concetto della condivisione, dello stare insieme e della generosità. A febbraio 2014, fondano TONUS, uno spazio gestito da artisti a Parigi, il quale perpetua la loro visione. Il loro lavoro è stato esposto a Bozar, Bruxelles (Belgio), Fabrikken for Kunst & Design, Copenhagen (Danimarca), invitati da Komplot. Recenti esposizioni includono Frac Lorraine, Metz (Francia), PSM, Berlin (Germania), Künstlerhaus Bremen (Germania), Paris Internationale con Tonus (2017), Sans Titre 2016, Parigi (Francia), Bob’s Pogo Bar / KW Institute for Contemporary Art, Berlino (Germania), In extenso, Clermont-Ferrand (Francia), TONUS, Parigi (Francia), Harpe 45, Lausanne (Svizzera), Lokal-Int, Biel (Svizzera). 

Vincent de Hoÿm accoglierà gli ospiti che visiteranno Spazio Murat durante la serata, invitandoli a partecipare ad un banchetto, allestito con tovaglie e piatti dipinti e prodotti da Tonus, spazio indipendente fondato da lui e sua moglie. Le tovaglie decorate, le stoviglie dipinte, i bouquet floreali, sono un pretesto per mettere in luce possibili legami tra l'arte contemporanea e la vita quotidiana, gli hobby, la gastronomia, la moda, lo spettacolo, la musica. Le tovaglie e i piatti saranno anche disponibili nel Puglia Design Store per chi volesse ordinarli e acquistarli.



Anna Solal (1988, Dreux, Francia).  Attualmente vive e lavora tra Marsiglia e Parigi. Gli intrecci di Solal sono allo stesso tempo pop e survivalisti, dando vita ad oggetti misteriosi: ogni struttura è un compromesso fra la rappresentazione naive e l’astrazione totale. Ha esposto i suoi lavori presso la New Galerie (Parigi), 63rd77thsteps (Parigi), ROOM-E 10 27 (Parigi), Art-O-rama (Marsiglia), Rijksakademie (Amsterdam), Sardine (New York), Belle air (Essen), Lodos al Museo Experimental El Eco (Messico), Olso10 (Basel), Siliqoon (Milano), Operative Arte Contemporanea (Roma), The Ister (Bruxelles).
Presenterà alcuni disegni e l’opera Aquilone.
Gli assemblaggi di Solal sono costruiti con scarti, decontestualizzando oggetti industriali e
cucendoli insieme in sequenze diverse; la sua produzione include spesso disegni e i risultati sono rozzi e delicati, forme intrecciate con cura. I suoi lavori spesso richiamano simboli pubblicitari che fanno leva sull'immaginazione collettiva per essere individuati e sulla composizione fisica per essere interpretati.
http://www.annasolal.com/



Tonus (Tonus, Parigi, Francia). Tonus è uno spazio indipendente no-profit, dedicato all’arte contemporanea e fondato nel 2014 dagli artisti Jade Fourès-Varnier and Vincent de Hoÿm. Lo spazio è nato dal desiderio di supportare e promuovere la scena artistica locale e gli artisti emergenti internazionali. 

http://tonus-yo.tumblr.com/



Antonella Marino. Nata a Bari, laureata in Lettere con indirizzo storico artistico all’Università agli Studi Bari, ha conseguito il diploma di perfezionamento in Storia dell’Arte presso l’Università agli studi di Urbino. Docente di ruolo nell’Accademia di Belle Arti di Bari per il corso di Storia dell’Arte contemporanea, tiene da anni anche il corso di Ultime tendenze. Attualmente è Direttore del Dipartimento di Arti Visive. Giornalista pubblicista, è responsabile del settore arte per l’edizione pugliese del quotidiano La Repubblica e corrispondente di riviste nazionali di arte contemporanea come Flash Art e Segno. Autrice di numerosissimi testi per cataloghi, ha pubblicato volumi L’arte e la macchina e La pittura di paesaggio in Puglia (entrambi per Edipuglia, Bari) e Keywords - Decalogo per una formazione all’arte
contemporanea, Franco Angeli, Milano 2016 (con Maria Vinella).



Questo appuntamento è realizzato con il contributo di Banca Credito Cooperativo.  



INGRESSO GRATUITO
Per informazioni:
Spazio Murat - Piazza del Ferrarese, Bari
Tel. 0802055856

Mail: info@spaziomurat.it
www.spaziomurat.it 

mercoledì 18 aprile 2018

Corrado Luglio, Mostra per Serate Russe in Italia

Dopo i positivi riscontri ottenuti a Tula in occasione delle “Serate Italiane in Russia”, con la premiazione del vincitore assoluto e l’acquisizione di due opere pittoriche da parte del Museo delle Belle Arti di Tula, Corrado Luglio è stato invitato a partecipare come artista fuori concorso, con una mostra personale, alla “Serate Russe in Italia” in programma dal 29 aprile al 1 maggio 2018 al Teatro Storchi di Modena.

La manifestazione è promossa dall’Associazione Culturale Festival & Contest di Rimini, con il patrocinio del Comune di Modena, del Ministero della Federazione Russa e del Consolato Onorario della Federazione Russa di Ancona.

Allestita nella Sala del Ridotto del Teatro Storchi, l’esposizione di Corrado Luglio presenta otto dipinti della serie “Stimoli per creare”, unitamente a cinque copie d’artista realizzate a partire dai capolavori del passato.

“Stimoli per creare” è un progetto ideato nel 2013 e dedicato ai reciproci rapporti tra spazio, tempo, movimento e arte. Una produzione che coniuga studio del colore e precisione del segno, a volte morbido e sfumato, a volte semplificato in chiave pop. In bilico tra ripresa ironica e citazione colta, nelle composizioni di Corrado Luglio trovano posto Michelangelo e Kant, sportivi ed imprenditori, ma anche elementi di fisicalismo (dai quali si evince la formazione scientifica) e un considerevole repertorio di forme tratte dall’immaginario mediale. Icone archiviate separatamente che, nel farsi dell’opera, divengono tasselli di un unico racconto.

I d’après di Corrado Luglio, presenti in mostra accanto alla ricerca autoriale, nascono dai capolavori di Michelangelo, Botticelli, Caravaggio e Bouguereau. Opere attraverso le quali l’artista studia la tecnica del passato e perfeziona la propria, soppesando accuratamente proporzioni, linee e velature.

Per le “Serate Russe in Italia”, l’artista ha realizzato il dipinto “Il linguaggio universale dell'arte” con il quale sarà premiato il vincitore assoluto, così come era stato a Tula con l’opera “Alcide Cervi con nipoti nei primi anni Cinquanta”. Saranno inoltre premiati tre rappresentanti del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo con altrettanti ritratti inediti realizzati in accordo con l’Associazione Culturale Festival & Contest.

La mostra sarà aperta nelle giornate di domenica 29 aprile, lunedì 30 aprile e martedì 1 maggio 2018 in concomitanza con gli appuntamenti del Festival. Ingresso libero. Per informazioni: corradoluglio@alice.it, info@festivalcontest.net.

Corrado Luglio, nato a Gonzaga (Mn), vive e lavora a Carpi (Mo). Dopo gli studi superiori, esercita la libera professione nell’ambito dell'industrial design. Dal 2001 tiene, inoltre, corsi di formazione professionale per conto di scuole pubbliche e private, nonché per le imprese. Nel 2006 inizia lo studio delle belle arti che lo avvia alla ricerca in ambito artistico. Predilige una pittura di matrice figurativa, concentrandosi sul corpo e sul volto in tutte le sue espressioni. Nel 2011 avvia un’intensa attività espositiva che lo porta a partecipare a mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Nel 2017 la sua opera “Alcide Cervi con i nipoti nei primi anni Cinquanta” è scelta come premio per il vincitore assoluto all’International Festival & Contest “Serate italiane in Russia” di Tula. 
Per approfondimenti: www.csart.it/corradoluglio.

La manifestazione “Serate Russe in Italia” si pone come obiettivo il miglioramento della conoscenza tra Italia e Russia, così da superare le barriere linguistiche e culturali tramite il linguaggio universale dell’arte. Il format, giunto alla sua sesta edizione, prevede una serie di attività per gli artisti, di qualsiasi formazione, stile e genere, atte al confronto e alla collaborazione, sino alla realizzazione di un galà/spettacolo finale ad ingresso gratuito. Danza, musica, canto, cori, folclore, tradizioni popolari, belle arti e fotografia rappresenteranno la cultura dei due paesi in un contesto di amicizia e di scambi culturali. Nel corso della manifestazione, si terranno inoltre lo spettacolo “Vivat Ballet” del celebre coreografo russo Oleg Vinogradov (il cui ricavato andrà a favore della Fondazione ANT), una serata dedicata alla Fondazione Pavarotti e una conferenza/concerto tra docenti del Conservatori di Mosca e di Modena. 

Il programma completo è disponibile sul sito: www.festivalcontest.net.



Corrado Luglio, Mostra per Serate Russe in Italia
Teatro Storchi, Sala del Ridotto
Largo Garibaldi, 15
41124 Modena
29 aprile – 1 maggio 2018
Ingresso libero


Associazione Culturale Festival & Contest
Tel. + 39 3248444548 
info@festivalcontest.net 
www.festivalcontest.net


Corrado Luglio
Tel. + 39 340 5087795
corradoluglio@alice.it 
www.csart.it/corradoluglio 


UFFICIO STAMPA:
CSArt - Comunicazione per l’Arte
Via Emilia Santo Stefano, 54
42121 Reggio Emilia
Tel. + 39 0522 1715142
info@csart.it
www.csart.it

giovedì 12 aprile 2018

I Percorsi di Renzo Fortin in mostra alla Foresteria Callegari

Sabato 21 aprile alle ore 18.00 presso gli spazi espositivi della Foresteria Callegari nello splendido borgo storico di Arquà Petrarca (Padova), inaugura la mostra “Percorsi” di Renzo Fortin a cura di Sonia Strukul. La mostra, con il patrocinio della Città di Arquà Petrarca, rimarrà aperta ad ingresso libero fino al 12 maggio, dal martedì alla domenica ore 10.00-12.00 e 16.00-19.00.

“Percorsi”, titolo esplicativo per una mostra in cui vengono presentanti i due filoni artistici intrapresi nella ricerca artistica di Renzo Fortin: notturni e presenze. Fil rouge dell’arte di Fortin è la componente spirituale, manifesta o celata, che vede l’opera come mezzo di elevazione verso quella parte di divino che è in noi.

I “notturni” di Renzo Fortin sono caratterizzati da un’atmosfera meditativa, quasi trasognata: la natura nel silenzio sembra parlare con lievi sussurri mentre luce ed ombra si incontrano. La pittura ad olio con cui l’artista esegue i suoi notturni è caratterizzata da numerosi passaggi e velature, uno stile raffinato che riconduce al Simbolismo, ma anche ai Preraffaelliti per lo studio diretto della natura e per il formato ovale ricorrente nei quadri di Fortin, molto usato in quel periodo.«L’ovale - come spiega l’artista - ricorda la figura umana fatta di curve e rotondità.» La forma ovale rispetto al cerchio ha due centri, lo sguardo entra nell’opera e ne percorre la superficie pittorica come un’ellissi cosmica. In queste opere è racchiuso l’inizio e la fine del giorno, la luce e il buio che si rincorrono all’infinito come simboleggia l’Uroboro, il serpente che si mangia la coda, animale che ricorre spesso nell’arte di Fortin.

Totalmente diverso lo stile delle opere grafiche del ciclo “presenze” in cui Fortin raffigura volti di persone defunte, sconosciuti che non hanno nessun legame con l’artista se non quello di essere vissute e aver lasciato un segno del loro passaggio: l’oggi c’è grazie a chi è venuto prima di noi e rivive nella memoria collettiva. In queste opere c’è grande attenzione al supporto con cui sono realizzate: manoscritti, atti notarili, quietanze, lettere datate anche oltre un secolo fa e vergate da una calligrafia ordinata. Attimi di vita quotidiana.

«Non si può dimenticare l’importanza fondamentale del Sacro nel percorso creativo di Renzo Fortin. – spiega Sonia Strukul - Il fulcro della sua poetica è l’Uomo inteso come creatura divina, creato ad immagine e somiglianza di Dio e in cui la Natura si riflette».


BIOGRAFIA

Renzo Fortin nasce a Este nel 1949, si diploma in pittura all'Istituto d'Arte Pietro Selvatico di Padova con Paolo Meneghesso, prosegue gli studi in pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Bruno Saetti, C. Zotti, M. Guadagnino e dello storico e critico d' arte G. De Logu.

È stato per moltissimi anni docente di “Disegno e Storia dell’Arte”. Nel corso della sua lunga carriera artistica ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, inoltre ha illustrato libri di poesie e racconti. Nella chiesa di Prà d' Este e nell’Abbazia di Carceri (PD) sono esposte opere a carattere sacro. Dal 1990 dopo collaborazioni con maestri liutai costruisce violini rifacendosi alla tradizione cremonese.



PERCORSI / Renzo Fortin

a cura di Sonia Strukul

Foresteria Callegari
Via Castello, 6 - 35032 - Arquà Petrarca (Padova)

dal 21 aprile al 12 maggio 2018

inaugurazione 21 aprile ore 18.00

Orari di apertura: dal martedì alla domenica ore 10.00-12.00 e 16.00-19.00
Ingresso libero



Per informazioni:
www.arquapetrarca.com

info@arquapetrarca.com


Per informazioni sulle opere esposte:

Renzo Fortin

Tel. 338 9980271

renzo.fortin@gmail.com

www.renzofortin.com



Sonia Strukul

Tel. 392 4541345

strukulsonia@alice.it

mercoledì 11 aprile 2018

Natale Addamiano. Una pittura che racconta la luce

A Roma, a due passi dalla splendida celebre Piazza Navona, nel Chiostro del Bramante, Spazio Gallerie, che accoglie molteplici interessi culturali, in una fantasmagoria d’intenti e attese, è di scena, fino al 2 maggio, il pittore Natale Addamiano (Bitetto, 1943) che presenta le sue opere in contemporanea e in parallelo a una raccolta di acquerelli di Joseph Mallor William Turner (1775-1851), che Matteo Galbiati, curatore della mostra, legge in naturale convergenza con l’artista pugliese; ormai di stanza a Milano da una vita, e cittadino del mondo nell’ultimo ventennio. 

Visioni che, inverosimilmente, nella loro eleganza formale affascinano, in un vortice di stupori e turbamenti, per una forza centrifuga di passioni inesauste, incuriosito dall’arcano: mondi e stelle lontane anni luce, con dei bagliori di un firmamento di verità soprannaturali, in una rappresentazione magica. La chiave creativa dell’artista: incantesimo e malia, nella continuità di quei nitori di un tempo, trasferiti ora nell’immensità di un creato impalpabile nella scala di cromie altre. In una luce filtrata, per immergersi nel prodigio imponderabile di azzurri, celestini cangianti, bluastri e violacei lividi, o rosa d’ infinite sfumature, sino a languire in giallini tiepidi e passionali. Dal punto di sorgente, dagli impulsi punteggiati, fintanto il pianeta rotea imperturbabile nella volta celeste. 

Così nelle notti serene e silenziose, seguendo sperdute mappe di stelle di galassie lontane, o cadenti in quelle di calde estati. A perderci nell’immensità di spazi incredibili, a volte solcati da fiocchi di nubi intense o avviluppati in una luce di luna, desolata e spettrale. Un’evoluzione d’indubbia analisi della natura, secondo la prodigiosa osservazione che ha spostato in alto quella linea d’orizzonte, che per anni era a margine delle sue tele, a donarci una visione raggrumata in «paesaggi» straordinari, dalle mille variopinte pennellate, come tessere d’un mosaico antico. Che qui, per altro verso espositivo, sono presenti e si raffrontano, avvolti da un sole spietato che invade la scena a infiammare e abbagliare i burroni delle Murge in tutte le stagioni, in un’aspra e intrigante bellezza. 

All’occasione tagliata dalle ombre oblique, in segmenti di spigoli e proiezioni, dai contrasti cromatici netti come cesoie, sotto una lingua di cielo, che s’incunea al centro della scena di due costoni. Infatti, venticinque le opere, ripartite tra «I cieli stellati», e, in controluce, le «Gravine», in una simbiosi poetica inesauribile. Da una parte l’immensità di universi profondi, solcati dalle costellazioni, in giochi di fantasie curiose di asterismi della volta celeste, a fantasticare forme e triangolazioni di una mitologia misteriosa, per una sovrapposizione di velature cromatiche dagli effetti imprevedibili, a ricostruire immagini diafane, come danze leggere. Dall’altra le atmosfere e gli scenari di una Puglia che conserva incontaminata la sua morfologia da fiaba, investigandone i territori percorsi da una vegetazione a macchia di leopardo di un paesaggio unico: dagli umidi meandri dei costoni scoscesi, alle pietre assolate, di sporgenze e rialzi, su aree di terre e argille, altrettanti residui di alluvioni e terricci fertili. Dove l’aria si arricchisce di aromi e gli sfondi sfumano in una luce irreale. 

Coi silenzi lunghi e avvincenti, rotti, di tanto in tanto, dallo stridìo di falchetti, nel volteggio di cerchi fantastici, e di notte i versi cupi e rapaci di barbagianni e civette. Queste le visioni poetiche di un artista, che riporta nella memoria immagini uniche negli sguardi di ciglia socchiuse dal riverbero di una luce esplosiva, la luce meridiana che abbacina fulgente, dandoti lo smarrimento di sensi di una libertà spaziale ineguagliabile.


Testo di Manlio Chieppa pubblicato su Pentagrammi di marzo 2018



martedì 10 aprile 2018

Fernando Cucci e i suoi Atlanti di pietra in un Viaggio tra materia e memoria.

Sabato 14 aprile ore 17.30 alla galleria Zetaeffe si terrà il finissage della mostra di Fernando Cucci.

Con Fernando Cucci c’incontriamo nel suo studio che occupa le stanze d’un luminoso appartamento decorato di trompe-l’oeil  e fregi da “Secondo Impero”.  Mentre mi mostra le sue opere spiegandone i titoli, i materiali e le tecniche usate, Fernando  butta là che è nato a Ugento. È un flash che illumina le radici del suo lavoro. È dal crogiolo magmatico del Salento che viene l’ispirazione.

Visualizzo un ricordo. Ero al Museo Archeologico di Taranto e non riuscivo a staccare gli occhi da un bronzo del VI sec. a. C. che è stato realizzato lì, col metodo della fusione a cera persa. In lingua messapica è indicato come ZisBatàs, lo “Zeus Saettante”, e fu ritrovato per caso a Ugento nel 1961, nei lavori di ampliamento di una casa privata. La statua rappresenta il dio con la barba corta, i lunghi capelli annodati a trecce e un copricapo di foglie d’alloro e roselline. È colto nell’atto di scagliare con la mano destra un fulmine. Nella sinistra restano gli artigli di un’aquila mai rinvenuta.

Non l’ho raccontato per civetteria intellettuale ma per mettere a fuoco il contesto e l’humus  da cui proviene Fernando. Che  parla della sua arte collocandola sempre dentro i canoni d’armonia e d’equilibrio della sezioneaurea. È un concetto che in matematica e in architettura  si indica con la lettera greca ϕ (phi) dall’iniziale del nome di Fidia che l’applicò per le dimensioni del Partenone. In seguito  fu chiamato “numero aureo”, “divina proporzione” da Pacioli e Piero della Francesca, “uomo vitruviano” da Leonardo,  “successione numerica” da Fibonacci. È questo ideale classico che nutre il lavoro di Cucci.

L’altra fonte d’ispirazione è  il viaggio. Quello fisico legato alla geografia e quello immaginario che si fa a ritroso nelle Storia e nella Memoria. Col viaggio anche Fernando, come tanti giovani del Sud, fece da subito i conti. Perché fu costretto a emigrare per  proseguire gli studi  all’Istituto Statale d’Arte di Firenze,  poi all’Accademia delle Belle Arti  e alla Kustgewerbeschule di Basilea. Dove il richiamo all’essenzialità  che era l’imperativo del Bauhaus gli impose la scelta dei materiali da usare. Volutamente poveri ed elementari.

Su un supporto di legno  prima crea una base  che può essere di malta, iuta, sabbia, calce spenta. La lavora  con strati che si sovrappongono e altri che vengono  raschiati. Poi interviene con pigmenti naturali e con segni che si rifanno agli antichi alfabeti, alle iscrizioni sacre, alle formule matematiche, agli schizzi di architettura. Si possono leggere e decrittare. Sono stratigrafie portate alla luce, totemici atlanti di pietra. Hanno titoli che evocano il viaggio. Ci sono 4 esemplari di “Charta”; opere che si chiamano “mappa”, “il grande cammino”, “oltre l’orizzonte”, “miraggio”. E poi “reperto”, “reliquia”, “calendario”, “incognito”. E anche 8 sculture in calcare e in terracotta.

Di cosa parlano questi lavori? Del Mito. Non sorprende che un figlio della Messapia si confronti con lo smarrimento del Labirinto; con la fragilità superba del Volo di Icaro; con la Trama ostinatamente disfatta da Penelope; con l’Ignoto che Ulisse affronta per raggiungere la Conoscenza. E poi vi si legge altro. Queste opere sono a metà tra il rudere e il reperto archeologico. Ci dicono che nel DNA di Cucci è presente Ugento devastata prima dai Saraceni, poi dalla  vendicativa regina di Napoli, Giovanna, e nel 1537 messa a sacco e definitivamente spopolata a causa dei Turchi.

Che cosa impressiona della mostra? La vitalità materica che si fa astratta attraverso la corrosione, il graffio, la levigatura. E l’Invisibile che riemerge prepotente. Mi frulla in testa una definizione di Osip Mandel’stam dell’Armenia: “ regno di pietre urlanti”. Anche queste opere sono impregnate di voci e di sacralità ma la religione non c’entra. Lo scavo è il laico tentativo di Fernando di ricongiungersi con l’energia primordiale che muove il mondo e i nostri  passi.

Testo a cura di Ivan Teobaldelli


Galleria ZetaEffe

Via Maggio 47 Rosso

50125 Firenze

Telefono +39 055 264345

www.galleriazetaeffe.com



lunedì 9 aprile 2018

Michela Magni va Alla scoperta di nuovi Pianeti

Domenica 15 Aprile, alle ore 19:00, Michela Magni presenterà a Cori (LT) la sua mostra fumettistica, “Alla scoperta di nuovi Pianeti”, esposta al pubblico fino al 15 Maggio all’Art Cafè di via Madonna del Soccorso, il bistrot dell’organizzatrice dell’iniziativa, Anna Rita Del Ferraro, laureata all'Accademia delle Belle Arti di Roma. Durante l’inaugurazione ognuno potrà farsi trasformare in una vignetta.



Michela Magni, ventiseienne di Cisterna di Latina, si è formata alla Scuola del Fumetto di Latina. L’amore per Topolino e Paperino l’ha portata a mettere a punto uno stile umoristico tutto suo basato sulle espressioni dei personaggi. Nel 2016, con i ragazzi di Potpourri Comics, ha iniziato l’avventura come disegnatrice per il primo volume di Turno Spezzato,proseguita nel 2017 con l'uscita della seconda stagione.

“Alla scoperta di nuovi Pianeti” consta di una serie di sketch a colori e in bianco e nero realizzati nei momenti di pausa tra una tavola di fumetti e l’altra. Per la maggior parte rappresentano vecchietti arzilli che ballano e cantano; alberi animati di diversa specie e forma; surreali figure umanizzate. Un universo fantastico di piccoli mondi immaginari da conoscere e interpretare seguendo il tratto di matita.  

“Alla scoperta di nuovi Pianeti” di Michela Magni chiude il ciclo di esposizioni in programma nell’ambito della più ampia rassegna “Le Vie dell’Arte”, già patrocinata dal Comune di Cori e dalla Pro Loco Cori, che ha visto susseguirsi, per un mese ciascuno, gli artisti Caterina Sammartino (“Ritratti”), Clarice Mele (“L’Arte della Moda”), Laura Mele (“Disegni”) e Mario Angiello (“Il mio Everest”).