mercoledì 31 maggio 2017

Freedom by Pantaleo Musarò and Diego Pedemonte

In occasione della Milano PhotoWeek e di Photofestival 2017, MADE4ART presenta Freedom, mostra bipersonale degli artisti fotografi Pantaleo Musarò e Diego Pedemonte, un progetto artistico a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni

L’ex carcere in abbandono di Galatina e le tracce umane lì conservate ritratti con sguardo attento da Pantaleo Musarò, la vastità del cielo, il sogno di volare e le possibili cadute che sottostanno ai lavori di Diego Pedemonte: la tensione verso la libertà come tema fondamentale che accomuna due fotografi dalle diverse specificità tecniche e artistiche, ma della medesima capacità di entrare dentro l’anima di luoghi e contesti vissuti dall’uomo. Un anelito di libertà che è possibile avvertire attraverso le grate ormai inutili, nelle scritte sui muri delle celle vuote, tra le pagine di registri che nessuno ha più bisogno di sfogliare, ma anche tra le strade e gli edifici delle nostre città e negli sterminati paesaggi naturali: attraverso le fotografie di Musarò e di Pedemonte i luoghi ci parlano e diventano interpreti di un messaggio, rappresentazioni di qualcosa che è più di un concetto, ossia un bisogno fondamentale e un diritto irrinunciabile dell’essere umano. 

Freedom, aperta al pubblico dal 31 maggio al 12 giugno, prevede uno special opening con cocktail in data lunedì 5 maggio alle ore 18.30, momento di incontro con gli artisti fotografi realizzato appositamente per la Milano PhotoWeek. 



FREEDOM 
Pantaleo Musarò | Diego Pedemonte 
a cura di Elena Amodeo, Vittorio Schieroni 

Special opening incontro con gli artisti fotografi & cocktail: 
lunedì 5 giugno 2017, ore 18.30 
Apertura al pubblico 31 maggio - 12 giugno 
Lunedì ore 15 - 19, martedì-venerdì ore 10 - 13 / 15 - 19 

MADE4ART 
Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura 
Via Voghera 14, 20144 Milano 
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872


martedì 30 maggio 2017

Un Giugno da Triennale














 Giunto alla sua quinta edizione, il MI/ARCH diventa Milano Arch Week: la Triennale e il Teatro Burri saranno al centro della nuova rassegna dedicata all’architettura e alle trasformazioni urbane.

Giugno offre più di un'occasione per guardare la mostra La Terra Inquieta da nuovi punti di vista. In occasione della PhotoWeek, un incontro sulla natura della fotografia, tra arte e documentazione e a seguire un convegno per riflettere sull'impatto economico delle grandi migrazioni . 

Dal 12 giugno si torna a parlare di architettura con Arch Week, a breve sarà disponibile il programma degli appuntamenti con architetti italiani e internazionali. I visitatori più curiosi avranno quattro giorni per scoprire la storia della Triennale alla Biblioteca del Progetto in occasione di Archivi Aperti. E come tutti gli anni, con l’arrivo dell’estate, la stagione del Teatro dell'Arte si arricchisce di un programma nuovo, la Balena inaugura  i campus estivi e il Giardino si anima di eventi dal tramonto all’alba.


lunedì 29 maggio 2017

“Memento”, personale di pittura di Giampietro Cavedon

Dal 2 giugno al 6 luglio 2017 il Museo Michelangiolesco di via Capoluogo 1, a Caprese Michelangelo (Ar), ospita “Memento”, personale di pittura di Giampietro Cavedon a cura di Giovanni Pichi Graziani.

Venerdì 2 giugno, dalle ore 16 alle ore 18, l’artista eseguirà un live painting con ingresso gratuito nell’ala contemporanea del museo. A seguire la presentazione della mostra alla presenza delle Autorità.  

L’esposizione, patrocinata dal Comune di Caprese Michelangelo, sarà visitabile dal 2 al 14 giugno, dalle 11 alle 18 (feriale) e dalle 10,30 alle 18,30 (sabato, domenica, festivi e prefestivi). Chiuso il lunedì. 
Dal 15 giugno al 6 luglio sarà invece aperta tutti i giorni dalle 10,30 alle 18,30 (feriale) e dalle 10 alle 19 (sabato, domenica, festivi e prefestivi).
L’ingresso alla sola ala contemporanea è di 3 euro, la visita all'intero museo è di 5 euro.

LA MOSTRA
I paesaggi urbani, gli interni di ville ottocentesche e di fabbricati industriali di Giampietro Cavedon impreziosiranno il Museo Michelangiolesco per la nuova grande mostra allestita a Caprese. Uno dei più apprezzati pittori veneti della sua generazione, vincitore nel 2016 del Premio FighilleArte, farà dialogare le sue ambientazioni evocative con le pareti della casa natale del Buonarroti.

A essere rappresentati sono dei non-luoghi plasmati dal ricordo estetizzante del pittore vicentino. Il primo attore dell'esposizione è l'artista stesso, o per meglio dire la sua memoria, una presenza-assenza che pervade ogni dipinto.
Gli interni borghesi si presentano come rovine di una società gloriosa i cui vani inabitati sono popolati solo dal loro stesso arredo. Emerge l'inconscia malinconia di un mondo in cui il processo estetizzante era immanente e pervadeva ogni oggetto.
I fabbricati industriali si contrappongono ai primi, si passa alla massificazione, si respira un'aria pesante, greve, cupa, come coperti da una cappa plumbea. Il taglio di questa produzione è quasi cinematografica, un ostentato 19:9 che ci opprime tra le rovine e l'usura di un mondo industriale ormai obsolescente.
Il terzo dei tre non-luoghi è rappresentato dagli spaccati urbani, la figura umana è sempre assente ma se ne ha la chiara percezione dell'azione, del movimento, della frenesia di una massa che lo abita.

“Ciò che l'artista ci rende non è una fotografia statica del mondo, bensì la rappresentazione della memoria così come si dà – spiega il curatore Giovanni Pichi Graziani. – Cavedon non riducendo la memoria stessa a una sequenza di singoli fotogrammi monadici la rappresenta nel modo più attinente alla sua forma: nella sua dinamicità”.



Giampietro Cavedon nasce nel 1951 a Marano Vicentino (Vi), dove da allora vive e lavora. Inizia a dipingere ed esporre fin da giovanissimo. Negli anni partecipa con successo a concorsi nazionali e internazionali, dove ottiene premi e riconoscimenti. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo. Da ricordare le tappe di Bruxelles, Roma, Venezia, Padova, San Francisco, New York e Barcellona.
Le ambientazioni di Cavedon, dai paesaggi urbani agli interni domestici o industriali, sono immerse in un’atmosfera densa di evocazione. È l’azione della memoria che cerca di mettere a fuoco i ricordi, la mano che muove il suo pennello, i contorni sfumati palesano l’impossibilità di afferrare nitidamente le immagini. Quello che rappresenta l’artista nelle sue opere non è quello che si vede ma quello che egli vede e ce lo riporta attraverso il filtro della sua mente. Allo spettatore non resta che indovinare, intuire, cercare tra gli oggetti e i contorni abbozzati una dimensione malinconica, sfuggente e che forse non si farà mai svelare.


Ufficio Stampa - Marco Botti 
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domenica 28 maggio 2017

Musiche e Vuoto con memoria

Oggi, domenica 28 maggio alle 10,30, Loredana Lipperini, giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica italiana, ha visitato - da lei definita - "bellissima" la mostra Ravenna Festival al MAR "MUSICHE" e "VUOTO con MEMORIA" di Silvia Lelli e Roberto Masotti. 


85 scatti firmati Lelli e Masotti e presentati nella mostra “Musiche”, organizzata da Ravenna Festival al Museo d’Arte della Città (dal 19 maggio all’11 luglio, tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9 alle 18), confermano che il miracolo - un miracolo di tecnica e intensità, costruito in quasi 40 anni di attività - è possibile. Agli incontri in bianco e nero con i protagonisti di tutte le “musiche” - da Stratos a Pollini, da Miles Davis a Arvo Pärt - si contrappone la videoinstallazione “Vuoto con memoria”, grazie alla quale Palazzo San Giacomo a Russi emerge dall’oblio nelle immagini di Silvia Lelli e sul paesaggio sonoro di Luigi Ceccarelli.

Uno sguardo a ritroso rivela come il Festival abbia dato visibilità a molti fotografi - da Paolo Roversi a Guido Guidi, dall’Osservatorio Fotografico alla coppia Lelli e Masotti - il cui lavoro, analogamente a quanto accaduto per il teatro, suggerisce l’idea di una “Romagna Felix”. Per la XXVIII edizione - la cui immagine è per altro impreziosita dai potenti scatti del ravennate Alex Majoli, fotografo di punta dell’agenzia Magnum - il Festival rende omaggio a quest’importante parte della propria storia attraverso le due proposte ospitate al MAR. La prima, significativa, collaborazione del Festival con il Museo d’Arte della Città non può che realizzarsi sotto il segno della musica e della fotografia d’un lato, e con il desiderio di celebrare la creatività dei professionisti che da Ravenna si sono imposti sulla scena internazionale.

“Non più musica alta e bassa – scrivono Silvia Lelli e Roberto Masotti – seria, leggera, pesante, ma compresenza attiva nel paesaggio musicale che vive attorno a noi. Non c’è volontà di catalogazione, di elenco, di tassonomia, c’è una serie che si compone e si scompone, un percorso personale ed evocativo che ricorda momenti inesorabilmente fissati”: questo lo spirito che guida il viaggio di “Musiche”, il cui percorso fotografico è completato da una proiezione di materiali estratti dall’archivio dei fotografi. Protagonista, da una parte, la sigla Lelli e Masotti, che dal 1979 unisce i due fotografi originari di Ravenna. Protagonisti, dall’altra parte dell’obiettivo musicisti classici, contemporanei, sperimentatori, jazzisti, coreografi, danzatori. Come Demetrio Stratos, Astor Piazzolla, Keith Jarrett, Jan Garbarek, Miles Davis, Riccardo Muti, Mstislav Rostropovich, Leonard Bernstein, Maurizio Pollini, Claudio Abbado. Protagonisti, sempre, la musica e il gesto.



Il secondo momento espositivo è rappresentato da “Vuoto con memoria”, esito di un’ininterrotta ricerca che prosegue da anni negli spazi silenziosi e deserti di quella meraviglia architettonica che è – appunto – il seicentesco Palazzo San Giacomo a Russi. “Vuoto, con memoria, uno spazio liberato dalle passioni, dal quotidiano, dalla negatività dell’esistenza umana – spiega Silvia Lelli - Un limbo. Tenuto lontano dall’oggi. Ora è messo in dialogo e mostra la sua luce uscendo parzialmente e solo momentaneamente dall’ombra”. Creata appositamente per Ravenna Festival, la videoinstallazione si compie all’incontro delle immagini di Silvia Lelli con lo spazio sonoro firmato da Luigi Ceccarelli con la partecipazione della chitarrista Alessandra Novaga.


Lelli e Masotti. Note biografiche
Lelli e Masotti, sigla creata in occasione della collaborazione con il Teatro alla Scala a partire dal 1979, riunisce due fotografi d’arte e spettacolo internazionalmente riconosciuti: Silvia Lelli e Roberto Masotti. Nati a Ravenna hanno entrambi terminato gli studi a Firenze. Si sono trasferiti a Milano nel 1974. Da allora operano esplorando le performing arts e le musiche soprattutto, producendo fotografie e organizzandole in esposizioni, installazioni e pubblicazioni. Hanno sviluppato una attitudine per la scena e lì si sono espressi in più occasioni anche tramite il video verso l’interdisciplinarietà. In mostre recenti si sono dedicati ai direttori d’orchestra, a John Cage, al pianoforte, alla natura, al paesaggio e ai teatri in Italia. Il loro vasto archivio è fonte inesauribile per l’editoria e la produzione discografica. Loro opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.



MAR - Ufficio relazioni esterne e promozione
Nada Mamish 
via di Roma 13 
48121 Ravenna 
tel. 0544  482017 
www.mar.ra.it 

sabato 27 maggio 2017

Bianca Cappello - Il mistero del luogo di sepoltura della Granduchessa

Lunedì 29 maggio, alle ore 18, presso la Sala Giosué Borsi della Basilica di San Lorenzo, a Firenze, si terrà la presentazione dell'ultimo libro di Marco Ferri dal titolo BIANCA CAPPELLO con sottotitolo 'Il mistero del luogo di sepoltura della Granduchessa' di Angelo Pontecorboli Editore, 2017.
   
Saranno presenti Mons. Marco Domenico Viola (Priore di San Lorenzo), Paolo Padoin (Presidente dell'Opera Medicea Laurenziana), Monica Bietti (Funzionario MiBACT responsabile del Museo delle Cappelle Medicee). 

La storia di Bianca Cappello, nobile veneziana nonché seconda moglie del granduca Francesco I de’ Medici, non può dirsi completa. Manca sempre un tassello: il luogo dove fu seppellita. Per risolvere questo mistero – che da 430 anni appassiona gli amanti delle vicende di Casa Medici – nel tempo si sono dati da fare eruditi, archivisti, medici, letterati, storici, ricercatori, italiani e stranieri. Fino a ora evidentemente senza risultati. Eppure è dal Settecento che la si cerca attraverso tracce che altri hanno lasciato, ma in maniera non così chiara come ci si aspetterebbe. Perché le testimonianze sono estremamente contraddittorie e se messe a confronto possono dare soluzioni opposte all’iniziale domanda. Bianca Cappello, morta undici ore dopo il marito il 20 ottobre 1587 nella Villa medicea di Poggio a Caiano, fu veramente gettata nel carnaio della Basilica di San Lorenzo a Firenze, come alcuni testi storici ci hanno tramandato, oppure fu sepolta in uno spazio a noi non noto degli ambienti sotto la chiesa, comunque lontana dai depositi funebri della Dinastia Medici? 

Questo libro si propone innanzi tutto di “mettere ordine” tra tutte le testimonianze, le tracce, gli indizi relativi all’esatto luogo di sepoltura della Granduchessa, che sin dalla sua scomparsa si rincorrono; alla fine, basandosi non solo su testi d’epoca ma anche su una scansione georadar di un preciso ambiente del sottochiesa, l’Autore del presente volume avanza un’ipotesi precisa su dove si collochi il luogo di sepoltura di Bianca Cappello.



Marco Ferri. Nato a Firenze nel 1958 e laureato in storia contemporanea, Marco Ferri è giornalista professionista. Da 30 anni si occupa di cultura e spettacoli; ha scritto sulle pagine del Giornale della Toscana, ha collaborato con varie testate, tra cui National Geographic Italia per la quale, tra l’altro, è stato coproduttore associato del docufilm Secrets of Florence (Firenze. Le trame del Rinascimento). Autore di libri e saggi scientifici, per cinque anni è stato responsabile della comunicazione della Galleria degli Uffizi e del Polo Museale Fiorentino; nel 2014 ha ideato e curato nella Sala Bianca di Palazzo Pitti la mostra temporanea “Una volta nella vita. Tesori dagli archivi e dalle biblioteche di Firenze”. Nel 2008 ha fondato Medicea. Rivista interdisciplinare di studi medicei. È anche ideatore/organizzatore di eventi: nel 2012 la prima edizione di “Pitti jazz” nel Giardino di Boboli; il 27 maggio 2013, in occasione del 20° anniversario della strage di via dei Georgofili ha ideato la manifestazione denominata “Girotondo per Caterina – Firenze abbraccia gli Uffizi”, che ha visto la partecipazione del Presidente del Senato, Pietro Grasso e di circa mille alunni delle scuole inferiori e medie di Firenze e provincia; nel giugno 2013 è stato ideatore della prima edizione di “Musica è donna”, nel Cortile del Museo Nazionale del Bargello; tra luglio e agosto 2014 ha ideato e condotto la rassegna “Affaire Cultura. A colloquio in Versiliana coi protagonisti dei beni culturali”, nell’ambito degli “Incontri al Caffè”, a Marina di Pietrasanta.





venerdì 26 maggio 2017

Luce e Poesia Siciliana #6

L’evento è il sesto della serie LUCE E POESIA SICILIANA, verranno esposti lavori ad olio su tela e su tavola e disegni su carta facenti parte della sua attuale ricerca. 

La sua pittura principalmente introspettiva racconta l'illusione, l'immaginario, il sogno, il reale e il vissuto allo stesso tempo. Le sue opere sono legate anche alla memoria del suo passato, ovvero sono il risultato finale di una simbiosi mentale. L’autrice studia la natura in tutto il suo mistero e l’uomo che interagisce con essa in una posizione di meraviglia, contemplazione ed esplorazione. 

La vita quotidiana, la natura, il cinema, il confronto e il dialogo con le persone hanno suggestionato la sua pittura in modo unico e personale. In altri presenta elementi artificiali che nascono e traggono spunto dalla natura con i suoi colori, luci, forme e movimenti. Questi circoscrivono traiettorie circolari che delineano l’aspetto ciclico della vita. Federica Gisana restituisce al territorio Modicano l’identità culturale, l’emozione vitale e il valore estetico. L’artista presenta qui una selezione di opere uniche dedicate all’evento. La mostra è presentata al Batioca, e segue il programma espositivo confermando così l’interesse per le attività artistiche. Mostra a cura di Franco Fratantonio.

Federica Gisana (Italia-1985) vive a Modica.
Ha completato una laurea in Pittura Vecchio Ordinamento presso l’Accademia di Belle Arti di Catania nel 2008. Ha partecipato a diverse mostre collettive a Milano, Livorno, Sarzana, Ancona, Catania ecc…, e internazionali in Macedonia. Nel 2015 partecipa a un’importante collettiva “Paratissima Skopje Internetional Contemporary Art Fair presso lo Youth Cultural Center, a cura di Nada Prlja, Skopje. Dopo una ristretta selezione nel 2016 al Workshop “Ritratto a mano” presso Caramanico Terme, in Abruzzo, con Gianni Caravaggio artista tutor e insegnante presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano coadiuvato dall’artista Giuseppe Pietro Niro e Giuliana Benassi. A Dicembre 2016 ha partecipato ad una collettiva d’arte contemporanea “HeArt”, con importanti artisti di tutto il territorio siciliano, presso il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania a Cura del collezionista e curatore Filippo Pappalardo, della curatrice Valentina Barbagallo e critico d’arte Demetrio Paparoni. Parallelamente alla pittura ha insegnato Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Ragusa, Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Socio-Psico pedagogico di Comiso e diversi progetti d’arte in diverse scuole per allievi di scuola secondaria di primo grado, primaria e infanzia.


Batioca – Wine-Coffee- Floral Creations-Organizzazione eventi
Presenta
Luce e Poesia Siciliana #6
Domenica 14 Maggio ore 19:00

Batioca –Wine Coffee, inaugura il sesto evento in programma.
“LUCE e POESIA SICILIANA” #6, di Federica Gisana 

giovedì 25 maggio 2017

GRANPALAZZO 2017 III edizione

Torna il 27 e 28 maggio 2017, per la sua terza edizione, GRANPALAZZO, l'appuntamento ideato da Paola Capata, Delfo Durante, Ilaria Gianni e Federica Schiavo. 

Il progetto coinvolge artisti provenienti da tutto il mondo, sostenuti da gallerie internazionali che portano avanti il proprio lavoro con un approccio curatoriale e che si adoperano per creare le condizioni necessarie alla costruzione di un mercato alternativo e indipendente, al di là dei trend che possono caratterizzare un preciso momento storico. Grande novità dell'edizione del 2017, la nuova sede di GRANPALAZZO: Palazzo Chigi ad Ariccia. Un altro luogo affascinante del Lazio come Zagarolo, il paese che ha ospitato le due edizioni precedenti, ma in uno spazio più ambizioso e a soli 18 km da Roma, scelto con l'obiettivo di creare un momento di incontro tra artisti e operatori del settore, in un contesto inedito ed esclusivo.

La nuova sede è Palazzo Chigi, un edificio barocco che conserva nella sua struttura gli interventi realizzati dall'architetto e scultore Gian Lorenzo Bernini in collaborazione con Carlo Fontana. In questo contesto eccezionale, GRANPALAZZO si articolerà sia nel piano nobile che nel mezzanino, in uno spazio di 1000 mq. Con esso, in una fusione tra moderno e contemporaneo, interagiranno i solo project presentati dalle gallerie invitate, che offriranno una visione importante e precisa sulle progettualità più sperimentali dell'arte internazionale del presente.



I protagonisti di GRANPALAZZO 2017 sono: Alessandro Agudio (galleria Ermes-Ermes, Vienna), Alis/Filliol (Pinksummer, Genova), Giorgio Andreotta Calò (Wilfried Lentz, Rotterdam), Antonio Ballester Moreno (Maisterravalbuena, Madrid), Tomaso Binga (Tiziana Di Caro, Napoli), Ann Iren Buan (Apalazzogallery, Brescia), Luke Burton (Bosse & Baum, Londra), Ana Cardoso (Collicaligreggi, Catania), Sara ChangYan (Madragoa, Lisbona), Giulia Cenci (SpazioA, Pistoia), Pierre Descamps (The Goma, Madrid), Amie Dicke (Anat Ebgi Gallery, Los Angeles), Francesco Gennari (Zero.., Milano), Clive Hodgson (Arcade, London), Marine Hugonnier (Noguerasblanchard, Madrid), Sofia Hultén (Daniel Marzona, Berlino), Laura Lancaster (Workplace, Londra), Camila Oliveira Fairclough (Galerie Emmanuel Hervé, Parigi), Adam Pendleton (Pedro Cera, Lisbona), Jean-Marie Perdrix (Galerie Samy Abraham, Parigi), Alice Ronchi (Francesca Minini, Milano), Gino Saccone (Mieke Van Schaijk, Hertogenbosch), Albert Samson (Massimo Minini, Brescia), Arcangelo Sassolino (Rolando Anselmi, Berlino), Alessandra Spranzi (P420, Bologna), Mircea Stănescu (Eastwards Prospectus, Bucarest), Ulrich Wulff (Brand New Gallery, Milano).

Anche per la terza edizione GRANPALAZZO torna, con un ricco programma di performance e appuntamenti collaterali. Il programma di performance vede protagonisti tre artisti di diverse generazioni (Gianfranco Baruchello, Italo Zuffi, Roberto Fassone), presentati da Fondazione Baruchello, Fondazione VOLUME!, smART polo per l'arte , tutte realtà di base a Roma. Altra novità di questa edizione è rappresentata dalle Curator's Walk: nelle due giornate di svolgimento della mostra evento sono stati invitati tre curatori a guidare gli ospiti e il pubblico attraverso le sale di Palazzo Chigi alla scoperta delle opere, degli artisti e delle gallerie presenti.

Sarà presentato il libro Certain things dell'artista Chiara Camoni, edito da Nero, insieme a Lorenzo Balbi, neo - direttore del Museo MAMBo di Bolgna, i curatori Ilaria Gianni e Cecilia Canziani. 

Sarà inoltre allestito un Editorial Corner dedicato ai magazine specializzati in arte e ad uno special project a cura di Colli IndependentArt Gallery. Le attività didattiche saranno invece curate da Start.Associazione per l'arte contemporanea.

GRANPALAZZO 2017 - III edizione
Sabato 27 e domenica 28 maggio 2017 dalle ore 10.00 alle ore 19.00

Palazzo Chigi
Piazza di Corte, 14
Ariccia (ROMA)
Ingresso gratuito
Info:
info@granpalazzo.org +39 335 104 9685
www.granpalazzo.org
Ufficio Stampa: Santa Nastro snastro@gmail.com +39 3928928522

mercoledì 24 maggio 2017

KANDINSKY a CAGE: Musica e Spirituale nell'’Arte

Conferenza Stampa tra parole e musica
KANDINSKY a CAGE: Musica e Spirituale nell'’Arte


lunedì 29 maggio 2017, ore 11.30
Reggio Emilia, Fondazione Nazionale della Danza
(via della Costituzione, 39, Reggio Emilia)



Interverranno:

Luca VECCHI, Sindaco Comune di Reggio Emilia
Giammaria MANGHI, Presidente Provincia di Reggio Emilia
Davide ZANICHELLI, Presidente Fondazione Palazzo Magnani
Martina MAZZOTTA, Curatrice della mostra
Paolo REPETTO, Presidente Comitato scientifico della mostra 
Michele PORZIO, Autore nel catalogo di mostra




Fondazione Palazzo Magnani 
Corso Garibaldi, 29/31 
I-42121 Reggio Emilia
Tel.: +39 (0522) 44 44 46
info@palazzomagnani.it
www.palazzomagnani.it

Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Stefania Bertelli: gestione1@studioesseci.net

martedì 23 maggio 2017

L'ETÀ DELLE MEMBRA. ANTROPOLOGIA DELLE PARTI DEL CORPO

Giovedì 25 maggio 2017, alle ore 18.30 
Sala Uno – Via Magenta, 31 Torino

Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Sarà presente l’autore, Gian Antonio Gilli
Intervengono: Giovanni Morbin, Artista 
Introduce e modera: Elena Volpato, Conservatore GAM

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Richiami al corpo e alle sue parti – a metà tra fedeltà anatomica e immaginazione – sono frequenti nella pratica artistica.

Il libro che viene presentato ha per protagonisti le Membra, ossia le parti del corpo.
Punto di partenza del lavoro è un’antica teoria, secondo cui in principio erano le membra: membra che vagavano, incontrandosi o evitandosi, e dando vita ai più strani accostamenti. Quanto al corpo, esso non sarebbe – come sembra ovvio – un’entità originaria, bensì un’entità sopraggiunta, e tanto più lo sarebbe lo “schema corporeo a norma” che costituisce uno dei concetti chiave della moderna neurologia.

Questa teoria ebbe un peso assai forte (anche se solitamente ignorato nella storia della filosofia e della medicina) nella riflessione naturalistica antica, e un peso ancora maggiore all’interno di pratiche sociali, diffusissime nella vita quotidiana, che riguardavano l’uomo-della-strada: dall’interpretazione dei sogni alla scienza degli oroscopi alla magia.

Il lavoro proposto “prende sul serio” questa teoria, raccogliendo e illustrando tutte le fonti antiche pertinenti (mediche e non) secondo cui il corpo viene costruito partendo da elementi preesistenti. L’Età delle membra riformula queste fonti in un modello: l’esperienza vitale sarebbe, originariamente, un’esperienza “per parti”, vale a dire un’esperienza specializzata. Tracce di questa esperienza sono presenti anche oggi, pur se l’avvento del Corpo ha posto fine a questa Età originaria.


Gian Antonio Gilli, professore ordinario di Sociologia presso l’Università del Piemonte Orientale, lavora da decenni sul tema dello schema corporeo, delle sue “patologie” e delle sue origini.  Bibliografia essenziale:  Origini dell’eguaglianza – Ricerche sociologiche sull’antica Grecia (Einaudi, Torino 1988);  L’individuazione – Teste date per molti (Scriptorium, Torino 1994); Arti del corpo – Sei casi di stilitismo (Gribaudi, Cavallermaggiore 1999);  Manuale di sociologia (Bruno Mondadori, Milano 2000);  Genesi dell’universalismo – Sociologia della società arcaica (Nicomp, Firenze 2005); “Smisuratezza: notizie dagli scavi”, in De incontinentia, a cura di R. Cuoghi, Mousse Publ., s.i.l. 2013, pp.24-45; Sulla colonna – Le basi corporee dell’esperienza ascetica (Mimesis, Milano 2015); “What are renouncers renouncing ? Asceticism and body map” (in Norm and Exercise: Forms and History of Christian Asceticism in Late Antiquity, di prossima pubblicazione).


Sala Uno GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31 - Torino
Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili

lunedì 22 maggio 2017

A Firenze 'Mirabilia' di Gesine Arps

Mostra monografica di Gesine Arps dal titolo 'Mirabilia' dal 3 al 30 giugno 2017 all'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. 

L'esposizione, a cura di Nicola Micieli, presenta 50 opere dell'artista tra quadri, installazioni, sculture di piccole e grandi dimensioni tra le quali la 'Colomba della pace', un'installazione interattiva alta due metri che dopo essere stata esposta alla Basilica di Assisi e aver viaggiato tra Italia, Francia, Olanda e Germania, arriva a Firenze. 

"Sono lieta che l'Accademia delle Arti del Disegno accolga nella sua sala esposizioni un'artista come Gesine Arps - spiega la presidente Cristina Acidini - che così conferma la sua personale sintonia non solo con l'arte italiana, ma anche con la rete delle istituzioni che ne favoriscono lo sviluppo e la tutela". 

I suoi grandi dipinti spaziano dalle reminiscenze senesi alle dichiarate ascendenze rinascimentali e urbinati fino alla tradizione espressionista e postimpressionista, alle arti primitive e ai graffitisti metropolitani.


domenica 21 maggio 2017

Abstract Poetry

È la prima personale europea di Judy Pfaff quella che apre il 27 maggio alla galleria AICA Andrea Ingenito Contemporary Art di Capri. 

Britannica di nascita ma americana d’adozione – si trasferisce negli Stati Uniti giovanissima –, l’artista torna nel Vecchio Continente con la mostra “Judy Pfaff. Abstract Poetry” che espone fino al 2 luglio un ampio nucleo di opere su carta – tecniche miste realizzate con tempere, collage, stratificazioni di fogli, fotografie, documenti di archivio – di piccole, medie e grandi dimensioni.



I 34 lavori, astratti ma risultanti dall’assemblaggio di elementi figurativi, sono allestiti negli spazi della galleria in nuclei che compongono delle piccole installazioni: le singole opere sono così poste in dialogo tra di loro, raccolte in gruppi sulla base di una vicinanza tematica, di senso, di materiale, di risultato estetico.

Le carte in mostra sembrano l’esito di una caccia al tesoro: elementi apparentemente disordinati sono sostenuti da fitte connessioni; arazzi generati da una trama fatta di oggetti fra i più svariati si fondono e si sovrappongono a strati delicati di antiche carte e documenti ritrovati in vecchi cassetti, o di immagini scaricate da Internet, o ancora di fotografie di fiori, di paesaggi, di viaggi, di momenti tipici della vita di strada.

La sensazione per il visitatore è di ritrovarsi in un archivio, completamente immerso in un poetico, seppur caotico, inventario.

Judy Pfaff è stata una pioniera dell’arte degli anni ’70. Capace di inventare un nuovo linguaggio narrativo per esplorare l’intersezione tra reale e astratto, nell’ambito del dibattito tra realismo e astrazione non ha preso mai posizione, scegliendo di definirsi semplicemente “anti-minimalista”. 
L’insieme che risulta dai suoi lavori è pieno, carico, esuberante; i colori utilizzati, intensi e forti, non sono mai violenti o eccessivi. Il procedimento di assemblaggio, che sembra improvvisato - quasi l’artista fosse una compositrice di musica jazz - è in realtà dettato da una profonda attenzione per la struttura sottostante, sulla quale si costruisce un delicato equilibrio tra l’impulso alla decostruzione e il post minimalismo. 
Ogni oggetto che le capiti sotto mano è pronto per essere reinventato: l’essenza della pratica di Judy Pfaff è la proliferazione stessa. 

Cenni biografici
Nata a Londra nel 1946, a dieci anni si trasferisce negli Stati Uniti. Frequenta la Wayne State University e la Southern Illinois University, completando un BFA presso la Washington University nel 1971 e nel 1973 un MFA presso Yale University. Pioniera delle installazioni artistiche nel 1970, Pfaff sintetizza la scultura, la pittura e l'architettura in ambienti dinamici in cui lo spazio sembra dilatarsi e collassare, oscillando tra due e tre dimensioni. Dal 2009 Pfaff è membro della American Academy of Arts and Letters. Riceve numerosi premi, tra cui un USA Fellowship (2009); Barnett Newman e Annalee Foundation Fellowship (2006); MacArthur Foundation Award (2004); Nancy Graves Foundation Grant (2003); Bessie (1984); e borse di studio del John Simon Guggenheim Memorial Foundation (1983) e il National Endowment for the Arts (1986). Le sono state dedicate importanti mostre presso il Museo d'Arte Elvehjem, University of Wisconsin, Madison (2002); Denver Art Museum (1994); St. Louis Art Museum (1989); e Albright-Knox Art Gallery, Buffalo (1982). Pfaff ha rappresentato gli Stati Uniti nel 1998 alla Biennale di San Paolo. Pfaff vive e lavora tra Kingston e Tivoli, New York.



sabato 20 maggio 2017

MESSICO INSOLITO IN EUROPA

Prosegue il ciclo di incontri organizzato da Palazzo Madama in occasione della mostra Cose d’altri mondi. Raccolte di viaggiatori tra Otto e Novecento e realizzato in collaborazione con il Sistema Museale Ateneo di Torino e con il Consolato del Messico a Milano. 

Il secondo appuntamento, in programma lunedì 29 maggio alle 17.30, vede protagonista Miguel Gleason, ricercatore e giornalista messicano, che dal 2001 ha registrato e fotografato circa 9.000 oggetti del patrimonio culturale messicano in Europa.
Opere d’arte realizzate in Messico dall’antichità ai giorni nostri e oggi conservate in 450 tra musei, chiese, biblioteche di 320 città europee, dalla Danimarca alla Spagna, dalla Finlandia all’Italia all’Irlanda. La sua ricerca è confluita nel volume fotografico México Insólito en Europa, pubblicato nel 2015 con una prefazione di Miguel Leon-Portilla.

Ingresso libero all'incontro fino a esaurimento posti disponibili
Prenotazione consigliata: t. 011 4436999 – email didattica@fondazionetorinomusei.it
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Miguel Gleason - Nato a Città del Messico (1962), dopo aver terminato gli studi universitari in comunicazione presso l’Universidad Iberoamericana, ha vinto il premio cinematografico "Ariel" per il suo documentario "Himalaya Expedition". 
È giornalista e fotografo per varie riviste e giornali in Messico e in Europa. 
Con sovvenzioni dal FONCA (governo messicano) e il governo francese ha studiato la produzione di film e video a Les Ateliers Varan della città di Parigi. 
È fondatore dell’associazione "Messico in Europa" il cui scopo è inventariare e diffondere il patrimonio culturale messicano presente nel vecchio continente. 
Dal 2001 la sua ricerca si concentra sulla registrazione. 
Dopo aver completato l'indagine e la registrazione degli oggetti del patrimonio culturale messicano in Europa, ha deciso di continuare il suo lavoro in America, dove ha individuato circa 228 musei e agenzie con opere d'origine o tema messicano in almeno 140 città americane e canadesi. 



Palazzo Madama
Museo Civico d’Arte
Antica
Piazza Castello
10122 Torino
Italia





venerdì 19 maggio 2017

Rita Casdia - It's You

La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con It's You, la mostra personale dell’artista Rita Casdia.

Negli ultimi anni si è assistito, grazie anche all’applicazione delle tecnologie digitali, a una crescente diffusione del disegno animato tra gli artisti e in questo specifico ambito della video arte si pone il lavoro di Rita Casdia. 

L’artista indaga, attraverso la video animazione, ma anche attraverso il disegno e la scultura, mondi emozionali a metà tra sogno e realtà, rivolgendo la sua attenzione principalmente ai meccanismi elementari dei sentimenti umani, con uno sguardo attento alle dinamiche generate dai legami affettivi e dalla sessualità.

La messa in scena di questi mondi emozionali si snoda attraverso una struttura narrativa spezzata e disinibita, dove si condensano riferimenti all’iconografia classica, elementi casuali, quotidianità spicciola, vissuto personale, produzione onirica.

La mostra dal titolo It's You esplora la relazione che ogni individuo stabilisce con il mondo esterno. Il percorso della mostra presenta una serie di opere video, ma anche disegni e sculture che conducono lo spettatore a tre momenti di riflessione sul tema proposto.

Il primo video Skin Life riflette sulla pelle, su quell’elemento di confine, sia materiale che simbolico, che separa il mondo esterno dal nostro mondo interiore. Tessuto di confine tra l’individuale e il collettivo, essa invia messaggi sensoriali che ci permettono di delimitare il mondo interno da quello esterno. Noi siamo fin dove arriva il nostro tatto, ma siamo anche un “io” che tocca, che delimita e che, come tale, conosce. La costruzione del nostro mondo nasce da questo continuo dare forme e limiti alle cose che ci circondano, nel continuum tra incorporare e distanziare l’alterità.

La pelle quindi racconta la nostra storia e quella dell’ambiente culturale in cui viviamo e spogliarsi della propria pelle richiama simbolicamente alla rinuncia alla propria identità e a rivelare un nuovo sé. 

Il video Animal nasce in relazione alla lettura del libro Presenze animali di J. Hillman. Di animali è piena la psicoanalisi, ma, di fatto, l’animale non c’è. Per la psicoanalisi l’animale è un’allegoria, un simbolo, il rappresentante di altro. Hillman dimostra per primo un chiaro interesse per gli animali non solo come simboli, ma anche come esseri viventi, ponendosi con sguardo critico di fronte alla logica del dominio antropocentrico. 

Dal suo testo si può desumere in un certo senso che la “gravità” dei sintomi e dei disturbi attuali dell’uomo occidentale, sono da intendersi nella particolare accezione di un “gravitare” con la mente distanti dalla dimensione sotterranea dell’umano, dalla sua dimensione animale.

Nel video l’artista vuole mettere in scena la dimensione primitiva e istintiva degli esseri umani, contrastata e allontanata a favore di una dimensione addomesticata alla razionalità.

Infine il video in plastilina It's You desidera indagare il rapporto ambiguo che ogni essere umano stabilisce nell'esperienza dell'incontro con l'altro. “L'altro” può essere chiunque: un genitore, un amico, una fidanzata, un collega di lavoro, ecc... La scelta formale di utilizzare lo stesso abbigliamento in tutti i personaggi del video, che compongono le scene, ha lo scopo di porre allo spettatore un dubbio. Com’è possibile riconoscere la diversità che contraddistingue un personaggio, se tutti gli altri sono simili a lui? In questo gioco di specchi si svolge la narrazione del video. 

Le opere si snodano in entrambi gli ambienti della galleria, con lo scopo di creare un percorso che renda unitaria la visione delle singole opere esposte. Fanno parte dell'allestimento anche diverse sculture e disegni.


Muratcentoventidue-Artecontemporanea 
Via G. Murat 122/b – Bari 

Inaugurazione 
Sabato 20 maggio 2017, ore 19.30 

Periodo
20 maggio -26 giugno 2017 

Orario di apertura 
dal martedì al sabato, dalle 17 alle 20

Info 3348714094 – 392.5985840
http://info@muratcentoventidue.com
http://www.muratcentoventidue.com
http://www.facebook.com/MuratcentoventidueArtecontemporanea

giovedì 18 maggio 2017

CROSS THE STREETS STREET ART LIVE PERFORMANCE: “THE MOLESKINE BLACK WALL”

La mostra Cross the Streets, si sta sempre più rivelando come vera e propria piattaforma culturale. In corso al MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma fino al 1 ottobre 2017, l’esposizione raccoglie e racconta 40 anni di Street Art e Writing ospitando i più importanti artisti che hanno segnato le tappe fondamentali di questo movimento a livello nazionale e internazionale.



Dopo il grande successo di pubblico della serata di inaugurazione - oltre 5.000 persone che hanno letteralmente e gioiosamente “invaso” il museo, guardando e confrontandosi con le opere in mostra e ballando fino a tarda notte sulle note dei protagonisti della scena rap e hip hop – il 20 maggio è in programma un nuovo appuntamento: la Street Art Live Performance “The Moleskine Black Wall”, che vede il coinvolgimento di Moleskine, una marca che accompagna i mestieri creativi e con i suoi taccuini offre uno strumento di lavoro per molti street artist.

Dalle ore 10.30 alle 13.00, l’artista JBRock,  classe ’79, una delle figure di spicco nel campo della poster e della stencil art, dipingerà  l’opera “MOLESKINE, IL TUO UNIVERSO” su un muro composto da ben 960 taccuini, gli stessi usati correntemente dai writers per preparare gli sketch dei loro lavori e chiamati appunto Black Book.
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13x2 metri di immaginario, quello che ciascuno di noi appunta personalmente sul leggendario taccuino nero per fissare nel tempo il proprio universo, diventeranno un’opera unica e condivisibile sotto gli occhi del pubblico e dei bambini e ragazzi presenti anche insieme all’Associazione ARTEinMENTE, che contribuisce con i suoi laboratori d’arte a curare nei giovani l’ADHD, il disturbo dell’attenzione.

Un’occasione imperdibile per acquistare, nel bookshop del MACRO, in anteprima uno o più taccuini (che verranno consegnati a fine mostra, dopo il 10 ottobre 2017) contribuendo così concretamente a sostenere l’attività dell’associazione ARTEinMENTE e diventando, allo stesso tempo, uno degli “shared owner” dell’opera d’arte. Ciascun taccuino sarà infatti identificato da una TAG digitale Vericode che ne certificherà l’originalità e la proprietà per possibili riunioni in futuro dell’opera stessa nel mondo. Dal 21 maggio i taccuini saranno in vendita anche sull’e-store di Drago, casa editrice produttrice della Mostra al sito www.dragolab.com.

L’evento culminerà con l’affissione del “Moleskine Black Wall” nella MACRO Hall del museo dove rimarrà fino alla chiusura della mostra.

La mostra Cross the Streets, curata da Paulo Lucas von Vacano, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Regione Lazio, ideata e prodotta da Drago, in collaborazione con nufactory (promotore e ideatore di Outdoor Festival), progetto ABC della Regione Lazio e con il supporto organizzativo e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura. La mostra è inoltre patrocinata dal CONI. https://www.crossthestreets.com

mercoledì 17 maggio 2017

THE NAMES OF THOSE KILLED IN THE SYRIAN CONFLICT

A poche settimane dalla chiusura della mostra MEA CULPA, Santiago Sierra torna a scuotere le coscienze con la nuova azione THE NAMES OF THOSE KILLED IN THE SYRIAN CONFLICT FROM THE 15TH OF MARCH 2011 UNTIL THE 31ST OF DECEMBER 2016, trasmessa al PAC dalla Bienal de Performance de Buenos Aires che metterà in rete il Centre for Contemporary Art in Tel Aviv, il Wiener Festwochen di Vienna, la Lisson Gallery di Londra e la stessa Biennale argentina. 

L'azione avrà inizio a Tel Aviv e si sposterà a Vienna e Londra per chiudersi a Buenos Aires, impegnando ininterrottamente 64 persone pagate dall'artista per leggere i nomi delle vittime del conflitto siriano. Il tutto sarà visibile al PAC da domenica 21 maggio ore 15:00 fino a lunedì 29 maggio ore 21:00 grazie ad un collegamento streaming e ad un grande schermo.



martedì 16 maggio 2017

Warhol vs Gartel. Hyp Pop

Si preannuncia un evento molto speciale quello che prenderà vita sabato 20 maggio 2017 alle ore 17 al Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art e che  vedrà la partecipazione dell’artista americano Laurence Gartel, uno dei protagonisti insieme ad Andy Warhol della mostra attualmente in corso nel museo lucchese. Alla presentazione ufficiale del catalogo “Warhol vs Gartel. Hyp Pop”, curata da Maurizio Vanni, sarà infatti presente proprio il padre dell'Arte digitale venuto appositamente da Miami.
Nell’occasione Maurizio Vanni, autore del volume edito da Prearo Editore (272 pagine), intervisterà Laurence Gartel che sarà anche a disposizione del pubblico per la sua dedica con il “book signing”.
Si può partecipare all’incontro con l’acquisto di un biglietto di ingresso alla mostra (9 euro intero, 7 euro ridotto). Per ulteriori informazioni telefonare allo 0583.492180 o scrivere a info@luccamuseum.com. 


Warhol vs Gartel. Hyp Pop
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
25 febbraio – 18 giugno 2017
a cura di Maurizio Vanni

Per info:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art 
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180 
www.luccamuseum.com  info@luccamuseum.com


Orario mostra: 
Da martedì a domenica ore 10-19
Chiuso il lunedì 
Biglietti: intero 9 €; ridotto 7 €

Organizzazione: Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art 
In collaborazione con: Spirale di Idee, Artelite, EF Arte, Orange Table, MVIVA, Associazione MetaMorfosi, Costa Service, International Broker Art
Con il patrocinio di: Regione Toscana, Comune di Lucca, Opera delle Mura, Camera di Commercio di Lucca, Confindustria Toscana Nord, Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara, Confesercenti Toscana Nord, Confartigianato Imprese Lucca
Con il supporto di: Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Gesam Gas+Luce 

Ufficio Stampa
SPAINI & PARTNERS + 39 050 36042/310920 www.spaini.it

Addetto Stampa Lu.C.C.A.
Michela Cicchinè +39 0583 492180 / + 39 339 2006519 m.cicchine@luccamuseum.com

lunedì 15 maggio 2017

Dio è nei frammenti

Inaugura sabato 20 maggio dalle ore 18.00 alle 24.00, in occasione della Notte europea dei Musei, nelle sale superiori di Palazzo Santa Margherita, la personale di Marco Maria Zanin dal titolo Dio è nei frammenti.

La mostra, attraverso le fotografie e le sculture del giovane artista, esplora il tema della memoria e delle radici nella società contemporanea mediante un'opera di reinterpretazione di scarti prodotti dal tempo: detriti e oggetti che per Zanin, sulla scorta del filosofo francese Georges Didi-Huberman, sono “sintomi” della sopravvivenza lungo le epoche di valori umani archetipici. L'indagine si muove tra la civiltà rurale del Veneto, sua regione di origine, e la megalopoli di San Paolo, dove vive alcuni mesi all'anno: due luoghi profondamente diversi nel modo di vivere il passato e il presente, ma fortemente legati dai fenomeni migratori dall'Italia al Brasile tra XIX e XX secolo.

Attrezzi del mondo contadino vengono tagliati e fotografati, assumendo forme inedite dal carattere totemico, mentre da frammenti di edifici moderni demoliti sono tratte sculture in porcellana, oppure nature morte che riecheggiano Giorgio Morandi, maestro con cui l'artista istituirà in mostra un intenso dialogo. Gli interventi di trasformazione degli oggetti di Zanin costituiscono “un invito a lavorare con la materia psichica della memoria assieme all'immaginazione”. 

Marco Maria Zanin è stato selezionato dalla Galleria Civica di Modena nell'ambito del progetto Level 0, promosso da ArtVerona in collaborazione con 14 musei e istituzioni d’arte contemporanea italiani, per offrire supporto e visibilità agli artisti emergenti esposti in occasione dell’ultima edizione della fiera, dove l'artista era proposto dalla Galleria Spazio Nuovo di Roma. 

La mostra è patrocinata dall'Ambasciata del Brasile.

Marco Maria Zanin (Padova, 1983) si laurea prima in Lettere e Filosofia e poi in Relazioni Internazionali, ottenendo un master in psicologia. Sviluppa contemporaneamente l’attività artistica, e compie numerosi viaggi e soggiorni in diverse parti del mondo, mettendo in pratica quell’esercizio di ‘dislocamento’ fondamentale per l’analisi critica dei contesti sociali, e per alimentare la sua ricerca tesa a individuare gli spazi comuni della comunità umana. Mito e archetipo come matrici sommerse dei comportamenti contemporanei sono il centro della sua indagine, che si snoda sull’osservazione della relazione tra l’uomo, il territorio e il tempo.
Sceglie come strumento privilegiato la fotografia, che è spesso usata mescolando tecniche diverse e superando i confini di altre discipline artistiche. Scrive del suo lavoro: “La fotografia mi aiuta a riallacciare la realtà fisica a spazi metafisici che si mescolano con i luoghi più profondi dell’identità umana, dove il silenzio, più di ogni descrizione, è la via per avvicinarci a toccare ciò che ci circonda.” 

Tra le mostre personali si segnalano O Lado Direito do Avesso, curata da Paulo Miyada, Oficina Cultural Oswald de Andrade, São Paulo, Brazil (2014); Etudes Photographiques, Galleria Spazio Nuovo, Roma (2014); Abitare l’Anima, curata da Fortunato d’Amico, Fondazione Benetton, Treviso (2014). Tra le ultime partecipazioni a mostre collettive si segnalano Uno sguardo italiano, Rencontres d’Arles, Arles (2016); Periscope curata da Claudio Composti, Festival Fotografico Europeo, Milano (2016); Duas Naturezas, Central Galeria, San Paolo (2017); Attualità di Morandi curata da Alessia Masi, Museo Morandi, MAMBO, Bologna (2017).

Ha fondato, insieme al curatore Carlo Sala e ad altri, Humus Interdisciplinary Residence, una residenza per artisti, attori di altre discipline con l’obiettivo di stimolare riletture delle idenitià locali delle periferie rurali del Veneto.

Vive e lavora tra Padova e San Paolo del Brasile. www.marcomariazanin.com

mostra Marco Maria Zanin. Dio è nei frammenti

a cura di Daniele De Luigi e Serena Goldoni

sede Palazzo Santa Margherita (Sale superiori), corso Canalgrande 103, Modena

periodo 21 maggio – 16 luglio 2017

inaugurazione 20 maggio ore 18.00-24.00

organizzazione e produzione Galleria Civica di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena 

in collaborazione con Spazio Nuovo Contemporary Art, Roma

con il patrocinio di Ambasciata del Brasile, Italia

orari mercoledì-venerdì 10.30-13.00 e 16.00-19.30; sabato, domenica e festivi 10.30-19.30. Lunedì e martedì chiuso.

ingresso gratuito

ufficio stampa Pomilio Blumm
Irene Guzman tel. +39 349 1250956, email irene.guzman@comune.modena.it

informazioni Galleria Civica di Modena, corso Canalgrande 103, 41121 Modena
tel. +39 059 2032911/2032940 - fax +39 059 2032932
www.galleriacivicadimodena.it

Museo Associato AMACI

domenica 14 maggio 2017

La parola intermediale: un itinerario pugliese

La rivista di critica e linguaggi di ricerca http://www.utsanga.it, nata nel settembre 2014 con intenti a carattere storico-critico in quegli ambiti che vedono l’ibridazione, dal secondo Novecento ad oggi, della parola letteraria con i mass-media e le aree extra-letterarie in genere, propone, in collaborazione con la Biblioteca Gino Rizzo di Cavallino (LE), attraverso una due giorni di incontri, la tavola rotonda dal titolo “La parola intermediale: un itinerario pugliese”. 

Scopo dell’iniziativa è tracciare un resoconto delle esperienze pugliesi che hanno avuto modo di muoversi, dagli anni ’60 ad oggi, negli ambiti di quei linguaggi liminali, ibridi, di derivazione poetica. 

Dalla poesia concreta alla poesia visiva, dalla mail art alla parola performativa, dalle scritture manuali all’asemic writing, dalla net.poetry al glitch: il contributo pugliese alle ricerche intermediali.

Nei giorni 25 e 26 maggio, dalle ore 18:00 presso la Biblioteca Gino Rizzo, a Cavallino (Le) in via Amendola, le ricerche promosse dalla rivista http://www.utsanga.it incontrano l’impegno, la cura e la promozione che la Biblioteca Gino Rizzo dimostra da tempo in ambito culturale. Nasce un incontro che intreccia l’azione volitiva dell’impegno sul territorio alle ricerche a carattere storico-critico su quei linguaggi che del territorio pugliese sono traccia nel mondo.

L’iniziativa, ideata e curata dalla rivista Utsanga.it, è prodotta e promossa dalla Biblioteca Gino Rizzo di Cavallino e rientra all’interno delle attività della stessa per il Maggio dei libri 2017.

Partecipano:
Franco Altobelli, Vincenzo Ampolo, Francesco Aprile, Michele Brescia, Rossana Bucci, Cristiano Caggiula, Marilena Cataldini, Vincenzo Lagalla, Oronzo Liuzzi, Egidio Marullo, Antonio Negro, Francesco Pasca, Alberto Piccinni. 

Il meraviglioso mondo di Wal.

La Casina delle Civette - Musei di Villa Torlonia nel suo splendido stile liberty ospita dal 20 maggio al 1° ottobre 2017 la prima mostra personale nella Capitale di Walter Guidobaldi, in arte Wal, ""Il meraviglioso mondo di Wal." 

Sculture fantastiche, animali magici e dove cercarli con l’intento di farne conoscere l’universo artistico attraverso 50 sculture realizzate nell’ultimo decennio. Sono sculture a tutto tondo, di marmo, bronzo, resina o di terracotta, monumentali oppure di piccolo formato, in cui i protagonisti sono dei putti-monelli intenti a esibirsi in giochi di destrezza e degli animali fantastici tra civette, gatti, maialini, lumache, rinoceronti, mucche, pinguini, conigli che, come scrive Cesare Biasini Selvaggi, testimoniano quanto l’unico mondo in cui siamo davvero liberi, innocenti spettatori del suo spettacolo, sia quello dell’infanzia. 



La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è organizzata da Maniero Associazione culturale e realizzata da Exibartlab

L’esposizione, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Maria Grazia Massafra, sarà inaugurata venerdì 19 maggio alle ore 18.30. 

Wal (Walter Guidobaldi) è nato nel 1949 a Roncolo di Quattro Castella (Reggio Emilia), dove tuttora vive e lavora. La sua formazione artistica si avvia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, in particolare, nell’aula di Umberto Mastroianni, per compiersi negli anni Settanta a Milano, dove frequenta l’Accademia di Brera e, con particolare trasporto, i corsi di Alik Cavaliere e Luciano Minguzzi. Nel 1980 è inserito da Renato Barilli nella pattuglia dei Nuovi-nuovi insieme, tra gli altri, a Ontani, Salvo e Mainolfi. Connotati tipici dei Nuovi-nuovi sono una leggerezza ludica, quasi degna di Palazzeschi, e il recupero del colore, dell’immagine e della manualità reagendo, così, al clima troppo “freddo”, intellettualistico, che si era stabilito negli anni Settanta intorno alle poetiche del cosiddetto “concettuale”. 

Il progetto di questa mostra nasce dal desiderio di risvegliare l’interesse del pubblico, dagli adulti ai bambini, a una narrazione suggestiva sull’importanza dell’arte come strumento in grado di evocare e riconoscere mondi interiori, dominati dall’immaginazione. 

Le sculture di Wal, con il loro originale bagaglio di figure fantastiche e animali fiabeschi, collocate nel giardino e all’interno del museo, si inseriscono perfettamente in un ambiente già di per sé “magico” accentuando l’atmosfera di un tempo che qui pare sospeso. 

A prima vista ai visitatori sembrerà di trovarsi di fronte a una casetta emersa direttamente da una delle storie dei fratelli Grimm. All’ingresso del giardino si è accolti da un gigantesco gatto albino, dallo sguardo enigmatico quanto una sfinge. Il gatto, probabilmente l’animale più amato e raffigurato da Wal, ritorna in altre opere in mostra. Tutt’intorno, sulle aiuole del giardino, la scena è catturata dallo scalmanato manipolo dei putti-monelli creati da Wal con il loro inconfondibile biancore di fondo che ne fa dei corpi astrali, eterei. 

All’interno della Casina delle Civette l’atmosfera non cambia e la fantasia continua a essere il motivo conduttore dell’esposizione. Nel meraviglioso mondo creato da Wal si può scorgere un ricorso metodico a citazioni colte. Così i putti sono ispirati al Ritratto di Manuel Osorio Manrique de Zuñiga di Goya (al Metropolitan Museum of Art di New York), i putti ginnasti sono mutuati dal pittore francese del XVIII secolo Bénigne Gagneraux, mentre i putti lottatori provengono direttamente da modelli classici. 

La traduzione dai modelli di riferimento compiuta da Wal non ha, tuttavia, alcun intento dissacrante o irriverente alla Duchamp. È, invece, il pretesto dell’Artista per dare libero sfogo ad una straripante creatività che, attraverso il gioco mentale e la manualità fabbrile, dissemina le opere di enigmi e interrogativi che riguardano il senso dell’esistenza. La ricerca artistica di Wal, infatti, da oltre quarant’anni è contraddistinta da una sapiente ricerca volta a stimolare nello spettatore la sua capacità di sognare, di recuperare quello stato di primordiale stupore per il mondo di cui parlava Elémire Zolla. Tale processo è sempre scandito dal ricorso ad una sapida ironia. 

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Exibart Edizioni che, oltre alla riproduzione delle opere, a colori, contiene testi a firma dei curatori. 

EVENTI Nell’ambito della mostra verranno organizzati eventi di vario tipo da concerti a visite guidate e teatralizzate. 

La mostra è parte integrante della visita. Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) € 5,00 intero; € 4,00 ridotto. Ingresso gratuito per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana la prima domenica del mese. 

Per informazioni: cell. 391/7970779; cell. 339/4893339 
Organizzazione: Maniero Associazione culturale Exibartlab e-mail: hello@exibartlab.com sito: www.exibartlab.com 

Ufficio Stampa: Paola Saba e-mail: paolasaba@paolasaba.it


Baldo Diodato - I colori della luce

Mercoledì 16 maggio si inaugura alla Galleria del Cortile Archivio Sante Monachesi la mostra "I colori della luce" in cui l'artista Baldo Diodato espone per la prima volta una serie di opere in resina (Mylar) allumionio e acrilico, continuando la sua ricerca artistica che nasce nel 1964 a Napoli con le "sculture materiche", prosegue a New York con i dipinti fino ai frottages e le "pavimentazioni" delle opere più recenti. Si rinnova con questa mostra la pluriennale collaborazione tra la galleria del Cortile e Baldo Diodato iniziata nel 2001 con la mostra tenutasi a Roma all'Accademia di Romania "interpretando la psicoanalisi", un rapporto al rovescio tra artisti e psicanalisi.

Baldo Diodato - I colori della luce
GALLERIA DEL CORTILE E ARCHIVIO SANTE MONACHESI
Roma - dal 16 maggio all'otto giugno 2017
Via Del Babuino 51 (00187)
+39 063234475 , +39 0636000480 (fax)
galleriadelcortile@yahoo.it