Martedì 18 giugno alle ore 10.30 presso la Sala Manzi dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna (viale Aldo Moro 50, Bologna) si svolgerà la presentazione del volume Collezione Martelli – Cento artisti bolognesi del Novecento, a cura di Claudio Spadoni, con l’apertura al pubblico della mostra “Paesaggi emiliani” curata da Sandro Malossini, che presenta una selezione di 30 dipinti di paesaggio eseguiti da pittori bolognesi appartenenti alla Collezione Martelli.
La Collezione Martelli è unica nel suo genere perché offre una panoramica vasta e completa della grande arte bolognese dalla metà dell’Ottocento fino a tutto il Novecento. La raccolta evidenzia una passione collezionistica di lungo corso, che ha toccato le vite private e professionali della famiglia bolognese Martelli che, con amore e dedizione, nel corso di due generazioni ha riunito un nucleo significativo di dipinti e sculture che documentano l’arte del territorio a cavallo di due secoli e oltre.
L’Arte felsinea dell’ultimo secolo e mezzo attraversò stimoli e sperimentazioni del tutto peculiari alla città – scrive Francesca Sinigaglia – dopo l’Unità, Bologna fu una città complessa: non abbastanza grande da diventare un centro di riferimento per l’arte nazionale - come furono alcune città importanti per l’Ottocento come la zona toscana per i Macchiaioli o Milano per la Scapigliatura e il Divisionismo -, ma con importanti individualità che riuscirono comunque a costruirsi una carriera solida, spesso anche internazionale. Grazie alle istituzioni locali come il Collegio Venturoli, la Società Protettrice di Belle Arti e poi la Società Francesco Francia, Bologna riuscì a formare più di una generazione di artisti, ognuno dalla spiccata personalità. Alcuni seppero uscire dalle mura cittadine per irradiare un proprio gusto, altri invece rimasero fermamente ancorati al tempo bolognese, riuscendo comunque a ricavarsi il proprio seguito. Artisti come Luigi Bertelli, Giovanni Paolo Bedini, Mario de Maria, Fabio Fabbi, Augusto Majani, Carlo Corsi, Giovanni Romagnoli, Bruno Saetti, Norma Mascellani, attraverso uno stile del tutto autonomo, dialogarono con le tendenze stilistiche nazionali, in molti casi divenendo dei punti di riferimento. Ognuno, nel proprio modo, rimase legato alla città di Bologna. Subito dopo la presentazione, aprirà al pubblico la mostra “Paesaggi emiliani”, a cura di Sandro Malossini, con una selezione di 30 dipinti di paesaggio della Collezione Martelli realizzati da pittori bolognesi, tra cui la prima incisione di Giorgio Morandi, che offre uno spaccato sullo sviluppo della pittura emiliana tra la metà dell’Ottocento e il pieno Novecento. La mostra proseguirà fino al 5 luglio (ingresso libero, lunedì – venerdì, h. 9-18). Il percorso di mostra si apre con la tela di Luigi Bertelli (1833-1916), L’abbeverata, (1890) che illustra bene l’incontro tra due mondi: quello rurale e contadino, simboleggiato dalle imponenti figure dei buoi, e quello industriale, che si evince dalla presenza di fumi sullo sfondo.
Il paesaggio trova poi ulteriore sviluppo nelle poetiche di Flavio Bertelli (1858-1938) e di Augusto Majani (1867-1959) esponenti locali del Divisionismo italiano: in mostra si possono ammirare I fiori sui monti (1920) e L’aratura (1930), fino a Nino Bertocchi (1900-1956), di cui viene presentata l’opera Casolare (1927) ambientata nelle terre verso Monzuno, località immortalata anche da Ferruccio Giacomelli (1897-1987), Guido Bugli (1912-2003) e Aldo Borgonzoni (1913-2004). Di Bugli è rappresentativa l’opera Ottobre, mentre di Borgonzoni è in mostra il dipinto Giornata grigia (la curva di Pianoro). Entrambe le tele sono del 1934.
Percorsi fuori e dentro le mura cittadine si delineano anche nelle opere di altri artisti, come Norma Mascellani (1909-2009) di cui è esposta Viale Aldini (1948) opera iconica con cui l’artista si distinse a livello nazionale identificandosi nelle proposte del Secondo Futurismo degli anni Trenta, fino a Giardini Margherita (1957), per arrivare allo Chalet (1955) ormai “destrutturato” di Sergio Vacchi (1925-2016). Garzia Fioresi (1888-1968) è presente in rassegna con l’opera Via Orefici (anni ’20), caratterizzata dalle luci dei lampioni che illuminano la strada e il retro di Palazzo Ronzani; mentre è ambientato in Piazza Maggiore, alle luci dell’alba, il dipinto La processione (1957) di Arnaldo Gentili (1890-1983), fino ad arrivare alla Processione delle orfanelle di Fabio Fabbi (1861-1945). Le opere di Guglielmo Pizzirani (1886-1971), Ilario Rossi (1911-1994) e di Pompilio Mandelli (1912-2006) immortalano l’antico Santuario di San Luca, per tutti i bolognesi “sinonimo di casa”, da sempre variamente ritratto, nei secoli, dagli artisti del territorio. Chiudono il percorso due incisioni di Giorgio Morandi (1890-1964) Il Ponte sul Savena a Bologna (1912) e I Pioppi (1930), gli alberi più comuni del territorio bolognese, resi però internazionali, allora come oggi, dalla poetica di «ricognizione del mondo di natura» del pittore di via Fondazza.
Nessun commento:
Posta un commento