giovedì 31 gennaio 2019

Eros della materia. Percorsi artistici a confronto

La Galleria d’Arte 2000 & NOVECENTO di Reggio Emilia (Via Sessi, 1/F) presenta, dall’8 febbraio al 12 maggio 2019, la mostra collettiva “Eros della materia. Percorsi artistici a confronto”, con opere di Marco Gastini, Luigi Mainolfi, Nunzio, Giuseppe Spagnulo e altri autori selezionati.

L’originalità delle forme, il loro potere di esprimere nella realtà le zone misteriose della mente, le emozioni, i simboli, gli archetipi, i miti affascinano enormemente e stimolano in profondità gli artisti, ma richiedono anche nuovi ripensamenti e nuove valutazioni sia tecniche che concettuali, per sganciarsi dal grande potere delle mode e dei media e raggiungere zone vergini dell’immaginario collettivo.

In questi ultimi anni sappiamo che l’arte, e in primis l’estetica, riguardante materia e materiali anche molto distanti tra loro, presenta come segno distintivo il “sentire”, cioè l’ambito della sensibilità, dell’emozionalità. Gli artisti, oltre che estetologi, oggi sono da considerarsi anche degli psicologi, dei teorici del linguaggio plastico o pittorico, in cui il termine eros, o talora sessualità, ha un notevole peso.

Uno scultore legato all’inconscio come Luigi Mainolfi, con il suo occhio creaturale, si sente sempre più legato all’idea di “pelle”: le sue terre o i suoi bronzi sono un racconto fantasioso sulla pelle della materia, nello stesso tempo permeabile e impermeabile, superficiale e profonda, generatrice di desideri. Una materia che oltre che a “sentire” il suo respiro ci induce ad accarezzarla.

Marco Gastini – anche se lavora soprattutto su tela – crea con materiali come legno, vetro, gesso, e ferro delle ibridazioni poetiche nei cui interstizi si annida l’ombra del mistero sulla nascita della vita.

Anche Giuseppe Spagnulo, con i suoi metalli erosi, modellati con mano forte e sapiente, lancia un grido che viene dal corpo della materia, sia essa combusta o lievitante.  

Le combustioni di Nunzio, infine, sono forme rituali che chiedono silenzio, per richiamare la sensazione dell’enigma.  Il suo non è un fuoco di distruzione, bensì di penetrazione, di assorbimento, quindi rigeneratore e interiore.

In esposizione anche opere di Adolfo Borgognoni, Giovanni Campus, Giorgio Griffa, Herbert Hamak, Elio Marchegiani, Walter Valentini e Renzo Vespignani.


La collettiva sarà visitabile fino al 12 maggio 2019, tutti i giorni con orario 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi. Ingresso libero. 




EROS DELLA MATERIA
Percorsi artistici a confronto
Adolfo Borgognoni, Giovanni Campus, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Herbert Hamak, Luigi Mainolfi, Elio Marchegiani, Nunzio, Giuseppe Spagnulo, Walter Valentini, Renzo Vespignani

Reggio Emilia, 2000 & NOVECENTO Galleria d’Arte 
8 febbraio – 12 maggio 2019
Orari: 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi

Per informazioni: 
2000 & NOVECENTO Galleria d’Arte         
Via Sessi 1/F  | 42121 Reggio Emilia  
Tel. 0522 580143 | Fax. 0522 496582  
info@duemilanovecento.it | www.duemilanovecento.it 
www.facebook.com/duemilanovecento 

Ufficio Stampa:
CSArt – Comunicazione per l’Arte
Via Emilia Santo Stefano 54 | 42121 Reggio Emilia
Tel. 0522 1715142 | info@csart.it | www.csart.it

lunedì 28 gennaio 2019

Luciano Ventrone - Dall'astrattismo all'astrazione

Dal 31 gennaio al 10 marzo 2019 la Fondazione Stelline ospita la mostra Il limite del vero. Dall'astrattismo all'astrazione , una retrospettiva a cura di Angelo Crespi dedicata a Luciano Ventrone, definito da Federico Zeri - che lo scoprì - "il Caravaggio del ventesimo secolo".

Dagli esordi come pittore figurativo classico alle sperimentazioni geometriche, passando per l'informale e l'arte programmata, questo percorso espositivo di 30 opere, molte delle quali in mostra al pubblico per la prima volta , indaga la lunga carriera di Luciano Ventrone (Roma, 1942), che comincia a dipingere giovanissimo, nei primi anni 60, assolvendo a una sorta di precoce vocazione. Il suo è un apprendistato lungo e pieno di divagazioni, sull'onda delle varie correnti della pittura italiana e nelle temperie del secondo Dopoguerra, che gli consente infine di approdare con sempre maggior forza a uno stile personalissimo, il "realismo astratto ventroniano"in cui le basi della pittura (forma, luce, colore) sono messe al servizio di una concezione filosofica platonica tesa a svelare il mondo delle idee prime.

Dagli anni 90 del Novecento, soprattutto le nature morte non sono più, e soltanto, la rappresentazione del reale, uno sforzo mimetico pur degno di lode, ma semmai il tentativo riuscito, grazie a un talento quotidianamente coltivato con fatica, di andare oltre la realtà - come spiega Angelo Crespi - e sperimentare "il limite del vero", cioè quella sottile linea che ci distanzia dalla conoscenza effettiva, allontanandosi dagli oggetti reali e approssimandosi per quanto possibile all'astrazione delle "cose".


LUCIANO VENTRONE. IL LIMITE DEL VERO
Dall'astrattismo all'astrazione
31 gennaio - 10 marzo 2019

Opening: 30 gennaio 2019 h. 18.30
Orario: martedì - domenica, h. 10.00-20.00 (chiuso il lunedì)
Ingresso libero

Fondazione Stelline, c.so Magenta 61, Milano
Info: fondazione@stelline.it | www.stelline.it

venerdì 25 gennaio 2019

Il mestiere delle arti. Seduzione e bellezza nella contemporaneità

Perché mai un raffinato pezzo unico di gioielleria, di ceramica, cristallo viene ritenuto artigianato e non arte? Appellativo riservato invece a scultura e pittura? L’interrogativo sottende all’esposizione, per molti versi straordinaria, che il Museo Nazionale nel complesso di San Vitale, a Ravenna, propone dal 16 febbraio al 26 maggio, con la direzione scientifica di Emanuela Fiori.

Il mestiere delle arti. Seduzione e bellezza nella contemporaneità, questo il titolo della rassegna, è promossa e organizzata dal Polo Museale dell’Emilia Romagna, diretto dal dottor Mario Scalini, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e la collaborazione di Ravenna Antica. L’esposizione è curata da Ornella Casazza e Emanuela Fiori, con Laura Felici e Anna Maria Di Pede, che nel comitato scientifico sono affiancate dallo stesso dottor Scalini, da Claudio Spadoni e Fabio De Chirico.

In mostra, l’esercizio delle arti “maggiori”, scultura e pittura, è affiancato alle produzioni di oreficeria, in vetro e resina o in ceramica. La mostra propone infatti una selezione di artisti della contemporaneità che, ignorando il confine tra arti maggiori e arti minori, hanno conferito alle loro opere un valore universale per stile e sapienza tecnica.

Sono riunite più di cento opere di Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Paolo Staccioli, Cordelia von den Steinen, Ivan Theimer, Paolo Marcolongo, Stefano Alinari, Jean-Michel Folon, Giacomo Manzù, Giuliano Vangi, Mario Ceroli, Paola Staccioli, Luigi Ontani, Gigi Guadagnucci, Giovanni Corvaja, Daniela Banci, Marzia Banci, Orlando Orlandini, Angela De Nozza, Ornella Aprosio, Angela Caputi, Tristano di Robilant, Sauro Cavallini, Sophia Vari, Kan Yasuda, Pietro Cascella, Fernando Cucci, Pasquale (Ninì) Santoro.

L'amicizia delle arti, che oggi viene interpretata come una successione di creatività che non conosce cesure – affermano le curatrici -, permette di constatare come molti tra i massimi artisti di oggi sappiano muoversi con agilità tra la dimensione monumentale e il piccolo formato colloquiando con marmi purissimi, bronzi arricchiti di suggestive patine, legni intagliati, ceramiche lustrate, sete vellutate, pigmenti evocativi, ori e coloratissime pietre”.

Non vi sono materie che si possono considerare più adatte di altre a produrre risultati artistici, come non vi sono materie a priori inadatte a produrli: ogni materiale vale soltanto in quanto è stato prescelto dall'artista che lo fa vivere e lo esalta con le sue mani. Talvolta, l'apparente spontaneità e l'immediatezza del risultato creativo, che presuppone una matura esperienza, possono generalmente essere considerate come prodotto di una eccellente bravura e perfino di raffinato virtuosismo. Il processo artistico, benché sempre legato alla tecnica, non è mai riducibile a qualcosa di appreso o ripetuto meccanicamente, ma impegna tutto l'essere dell'autore e non solo le facoltà intellettive ed esecutive.

L'opera può sostituire sapientemente il valore della materia preziosa imitandone anche gli aspetti esterni: per esempio la ceramica può prendere il posto e, in parte ripetere, l'effetto visivo dell'oro o dell'argento, il marmo può raggiungere morbidezze eburnee, le tessiture seriche uguagliare gli effetti pittorici, i legni rivivere nel loro colore morbido e naturale. Altre volte, invece, il procedimento artistico può svilupparsi allontanandosi progressivamente dall'elaborazione della materia e tende a porsi come operazione mentale, concretizzata con un 'disegno' inteso come processo o metodo di ideazione.

Già in passato il desiderio di dimostrare che assoluti valori di arte possano essere raggiunti attraverso i processi tecnici più semplici e tradizionali, talvolta addirittura arcaici, ha sollecitato vari artisti moderni – tra cui Picasso e Matisse – a produrre ceramiche, arazzi, stoffe e gioielli.

Molti degli autori selezionati per la mostra, particolarmente versatili, propongono la loro ricerca artistica in materiali diversi. Le loro opere sono allestite per assonanze visive e materiche in un percorso che si intreccia strettamente con le architetture del Museo Nazionale, ospitato nell’ex Monastero Benedettino di San Vitale.

La presenza prevalente di oggetti di provenienza collezionistica classense nelle collezioni permanenti del Museo Nazionale consente un continuo rimando tra le cosiddette ’arti minori’ dei secoli che vanno dal XIII al XVIII e la contemporaneità.
Riproponendo così un confronto antico-contemporaneo di enorme fascino.

Informazioni
Polo Museale dell'Emilia Romagna
http://www.polomusealeemiliaromagna.beniculturali.it/

Museo Nazionale di Ravenna
Via San Vitale, 17 
Tel. 0544 543710 / 543720
pm-ero.musnaz-ra@beniculturali.it

Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Stefania Bertelli: gestione1@studioesseci.net

venerdì 18 gennaio 2019

Matta in scena : Teatro, danza, musica ed altri linguaggi.

Matta in scena dedicato allo spettacolo dal vivo, vuole diffondere  attraverso il teatro, la danza e la musica una nuova sensibilità del contemporaneo inteso come sguardo critico e aperto sulla realtà presente.

La programmazione 2019, nasce come evoluzione della rassegna di teatro “Matta in scena” che ha già avuto 3 edizioni, e rappresenta un punto di maturazione artistica del progetto per la dimensione multidisciplinare che rispecchia la natura di Artisti per il Matta stessa composta da operatori del teatro, musica, danza, cinema architettura e arti visive. 

L’identità è il tema dell’edizione 2019. Nel racconto del presente la parola identità ha una centralità: identità etnica, sessuale, etnica, religiosa, genetica etc. L’Identità ci rimanda alla domanda chi sono io? Ma si definisce a partire dalla relazione con l’altro, per questo è una parola densa di conflitti e contraddizioni. Matta in scena tenta di toccare questi temi, senza dare soluzioni univoche ma aprendo la parola identità ad una relatività di significati e di relazioni umane e culturali.

L’obiettivo principale di MATTA IN SCENA è quello di ampliare il target dei fruitori dello spettacolo dal vivo contemporaneo raggiungendo anche quelle persone che difficilmente vengono toccate da questo tipo di offerta. Si intende comunicare che lo spettacolo dal vivo è innanzitutto un’esperienza coinvolgente ed è accessibile a tutti.

L’approccio scelto è quello di raggiungere gli spettatori attraverso una fruizione partecipe sia dal punto di vista intellettivo che emotivo. In tal senso vengono proposte delle attività di coinvolgimento attivo e formazione degli spettatori attraverso presentazioni di libri su tematiche inerenti gli spettacoli, incontri di didattica della visione dello spettacolo, incontri con gli artisti. 

Alla luce di quanto detto, risulta chiaro che MATTA IN SCENA non è concepito solo come vetrina di spettacoli, ma come un contesto che mette in risalto il processo creativo e la relazione con lo spettatore, la relazione tra studiosi e artisti;  da una parte ci sono gli SPETTACOLI intorno ci sono le ATTIVITA' COLLATERALI che comprendono: RESIDENZE, ATTIVITA’ DI EDUCAZIONE DEL PUBBLICO, e ATELIER MATTA - ATTIVITA' DI FORMAZIONE E SOSTEGNO DEI GIOVANI ARTISTI

Le scelte artistiche sono orientate verso proposte di qualità, con un focus per la sperimentazione e l’innovazione dei linguaggi, l’inter-medialità. La direzione artistica in linea con la natura di rete di Artisti per il Matta è a più voci, e per ogni ambito artistico c’è un curatore dedicato: TEATRO- Annamaria Talone, DANZA - Anouscka Brodacz, MUSICA  - Piero Delle Monache e Pino Petraccia, FOTOGRAFIA - Cristiano Di Felice, ATELIERMATTA - Monica Ciarcelluti.

Un’attenzione particolare viene dedicata alla promozione dei giovani talenti, per il teatro e per la danza la rassegna è in parternariato con due delle istituzioni più importanti a livello nazionale deputate all’alta formazione: Accademia nazionale di danza e Civica Scuola Paolo Grassi (progetto Mind the Gap).

Ad aprire la rassegna, il 19 Gennaio alle ore 21, sarà una delle compagnie teatrali emergenti più interessanti del contesto nazionale Frosini -Timpano con ALDO MORTO, uno spettacolo che è stato presentato in tanti teatri e vinto numerosi premi (Premio RETE CRITICA 2012, finalista Premio Ubu 2012 come “migliore novità italiana”, Premio NICO GARRONE 2013.

Il 19 e il 20 Gennaio ci sarà COMUNICATEATRO dopo oltre 60 edizioni in 17 regioni d’Italia, arriva per la prima volta in Abruzzo un workshop targato fattiditeatro e concepito da Simone Pacini per la formazione sulle nuove tecnologie applicata alla comunicazione per il teatro e le performing arts.

La rassegna andrà avanti fino al 24 Maggio, tra gli artisti ospiti nell’edizione 2019 segnaliamo la residenza diretta da Fabrizio Crisafulli conosciuto a livello internazionale per la sua ricerca del teatro dei luoghi che insieme alla coreografa Simona Lisi presenteranno in prima nazionale lo spettacolo Lingua Ignota il 7 Febbraio.

PROGRAMMA COMPLETTO www.artistiperilmatta.org

INGRESSO AGLI SPETTACOLI 10 EURO, RIDOTTO 8 EURO [STUDENTI E SOCI ALLEANZA 3.0]

INFO E PRENOTAZIONI: 327 8668760 | info@artistiperilmatta.org



martedì 15 gennaio 2019

Silvano Tessarollo. The Dark Sun alla galleria Sharevolution

Un sole nero, ormai privo della sua forza vitale è l’immagine attorno alla quale si sviluppa The Dark Sun, mostra personale di Silvano Tessarollo presso la galleria Sharevolution di Genova.

Preludio di un tempo buio, quello descritto dall’artista è un mondo in cui regna il silenzio e dove una fitta coltre di nebbia impedisce la vista del cielo.

L’immaginario che emerge in The Dark Sun ha origine dalle innumerevoli sfaccettature di una contemporaneità fatta di vulnerabilità, precarietà e di incapacità di vedere.

Siamo nell’era della “grande cecità” e un sole nero appare come un oracolo nefasto che genera inquietudine.   

Opere inedite, disegni, video, fotografie e lavori scultorei compongono un progetto espositivo raffinato ed emozionante. La relazione con le problematiche sociali del nostro tempo è l’occasione per ripercorrere nuovamente l’importanza di momenti artistici e di situazioni storiche della seconda metà del Novecento, che vedono oggi riattualizzato il loro messaggio all’interno della Storia dell’Arte e del dibattito culturale.

Il lavoro di Silvano Tessarollo apre infatti un dialogo inedito con le parole di Barbara Rose che, in un articolo pubblicato nel 1969 sulla rivista Artforum, descrisse quello messo in campo dai Land Artist americani, come un approccio in cui “si fondono la sfera dell’etica e quella dell’estetica”¹. 

Riferimenti a figure simbolo di integrità e di energia, come il cerchio e la spirale, tornano in The Dark Sun nell’immagine del sole. Un filo sottile lega i lavori in mostra agli interventi nello spazio naturale di Nancy Holt e di Richard Long, alla spiritualità delle opere di Wolfgang Laib e alle sculture di terra di Claire Pentecost.


Silvano Tessarollo. The Dark Sun
 a cura di Andrea Lerda

Sharevolution, Genova
In collaborazione con la Galleria Michela Rizzo di Venezia

Opening sabato 19 gennaio ore 18.30



¹ Barbara Rose, Problem of Criticism VI: The Politics of Art part III, Artforum, New York, maggio 1969. Ristampato in Irving Sandler, Art of the Postmodern Era: From the Late 60s to the Early 90s, Icon Editions, New York, 1996.

sabato 12 gennaio 2019

Ultimi stencil-art di Leonardo Basile

"Non riesco a capire perché le persone siano spaventate dalle nuove idee. A me spaventano quelle vecchie."        John Cage 

#simbolismodelnonsense - #trashart - #kitschart : Gallery Stencil4

http://www.leonardobasile.it/GalleriaStencil4.htm









giovedì 10 gennaio 2019

Conferenza di presentazione della mostra L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini


OTTOCENTO
L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini
Forlì, Musei San Domenico 8 febbraio – 16 giugno 2019

mercoledì 16 gennaio 2019, ore 11.30 
Milano, Gallerie d’Italia-Piazza Scala, Salone Mattioli


Mostra a cura di: Fernando Mazzocca e Francesco Leone

Ulteriori informazioni ed immagini: www.studioesseci.net



Comunicato Stampa

Antonio Paolucci, Fernando Mazzocca, Francesco Leone e Gianfranco Brunelli annunciano “Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini”, dal 9 febbraio al 16 giugno 2019, naturalmente presso i Musei San Domenico di Forlì.

“Una mostra – evidenzia il coordinatore, Gianfranco Brunelli – che vuole mettere un punto fermo sull’Ottocento italiano, dopo le centinaia di retrospettive che hanno indagato questo o quell’autore, questo o quell’aspetto, declinazione o sfaccettatura di quell’importante secolo”. 
Più puntualmente, la scelta curatoriale (Fernando Mazzocca e Francesco Leone) ha voluto focalizzarsi sui sessant’anni fatidici che intecorrono tra l’Unità d’Italia e lo scoppio della Grande Guerra. 
“Si passa – dicono i curatori - dall’ultima fase del Romanticismo e del Purismo al Realismo, dall’Eclettismo storicista al Simbolismo, dal Neorinascimento al Divisionismo presentando i capolavori, molti dei quali ancora da riscoprire, dei protagonisti di quei tormentati decenni”.
“Attraverso un immersivo viaggio nel tempo e nello spazio, ci vengono incontro capolavori di pittura e di scultura che segnano aspetti culturali e sociali nuovissimi, di impatto popolare e dal significato universale. 
La varietà dei linguaggi con cui sono stati rappresentati consentono di ripercorrere le sperimentazioni stilistiche che hanno caratterizzato il corso dell’arte italiana nella seconda metà dell’Ottocento e alle soglie del nuovo secolo, in una coinvolgente dialettica tra la tradizione e la modernità”.

La mostra presenta, nella loro più importante produzione, pittori come Hayez, Induno, Molmenti, Pagliano, Faruffini, Cremona, Barabino, Bertini, Malatesta, Mussini, Maccari, Muzioli, Gamba, Gastaldi, Fontanesi, Grosso, Morelli, Costa, Fattori, Ussi, Signorini, Ciseri, Corcos, Michetti, Lojacono, Delleani, Mancini, Favretto, Michetti, Nono, Previati, Carcano, Longoni, Morbelli, Nomellini, Tito, Sartorio, Coleman, Cellini, Bargellini, De Carolis, De Nittis, Pellizza da Volpedo, Segantini, Boccioni, Ballae scultori come Vela, Cecioni, Monteverde, Rosa, Tabacchi, Grandi, Gemito, Rutelli, Ximenes, Trentacoste, Canonica, Bistolfi. Ma sarà anche la straordinaria occasione di far conoscere tanti altri artisti sorprendenti, oggi ingiustamente dimenticati.

I due fuochi, iniziale e finale, Hayez e Segantini, tracciano certamente un confine simbolico, ribadisce Brunelli. Ma quel confine dice ad un tempo tutto il recupero della classicità e tutto il rinnovamento di un secolo. 
All’inizio e alla fine del secolo, entrambi sono pittori del rinnovamento dell’arte italiana. Se Hayez viene consacrato da Mazzini pittore della nazione, Segantini avrà da D’Annunzio, nella sua Ode in morte del pittore, analogo, alto riconoscimento”.
Per la mostra sono state scelte opere fondamentali, mai casuali, spesso prestiti prestigiosissimi, accanto ad opere quasi inedite che la mostra svela per la prima volta al suo pubblico. 

Ai Musei San Domenico non ci si limiterà alla pittura ma ci si immergerà in un confronto straordinario, tra architettura, pittura, scultura, illustrazione e arti decorative. Ripercorrere in questo modo le vicende dell’arte italiana nel mezzo secolo che ha preceduto la rivoluzione del Futurismo, consente di capire criticamente come l’arte sia stata non solo un formidabile strumento celebrativo e mediatico per creare consenso, ma anche il mezzo più popolare, “democratico” per far conoscere agli italiani i percorsi esaltanti e contraddittori di una storia antica e recente caratterizzata da slanci comuni e da forti tensioni e divisioni. 

L’arte – chiosa il Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, avvocato Roberto Pinza, che promuove la mostra - è stata anche un formidabile laboratorio per far conoscere e riscoprire le meraviglie naturalistiche del “bel paese” e quelle artistiche delle città che le esigenze della modernità stavano trasformando irrimediabilmente, com’è avvenuto nel caso di Firenze e di Roma quando vennero innalzate al rango di capitaliper presentare la varietà e il fascino degli usi e costumi delle diverse identità locali; per trasmettere l’eccellenza di tecniche artistiche: dalla scultura all’oreficeria, ad uno strepitoso artigianato, che venivano ancora richieste in tutto il mondo, come era avvenuto nel Rinascimento, ai tempi di Giambologna e di Benvenuto Cellini”.

domenica 6 gennaio 2019

David Crossing the Moon di Pascale Marthine Tayou

Leonardo Basile [da Stencil] - Opera non in mostra
David Crossing the Moon di Pascale Marthine Tayou costituisce il quinto capitolo di “5779”, il progetto espositivo che inaugura la prima stagione di BUILDINGBOX, uno spazio indipendente facente parte di BUILDING ma caratterizzato da un programma unico e autonomo. Il progetto, a cura di Nicola Trezzi, ha aperto nella settimana di Rosh HaShana, il capodanno dell’anno 5779, come dice il titolo stesso, secondo il calendario ebraico

In una vetrina visibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7 su un calendario di 12 mesi, “5779” è una mostra collettiva nella quale le varie opere d’arte sono presentate una dopo l’altra, piuttosto che una accanto all’altra: la mostra viene costruita sulla base del tempo.

BuildingBox 5779 – Pascale Marthine Tayou
Milano - 06/01/2019 : 03/02/2019