La Collezione Maramotti è lieta di presentare il progetto "ARTPOD – ascolti d’arte", in collaborazione con Doppiozero, rivista culturale e spazio aperto di idee, luogo di approfondimento volto all’elaborazione di progetti culturali innovativi, al quale collaborano scrittori, critici, giornalisti, ricercatori, studiosi di diverse discipline.
Nella sezione dedicata sul canale YouTube della Collezione e sul sito di Doppiozero i primi quattro contributi audio:
Claudio Franzoni, studioso di arte antica, narra i frammenti e le cuciture della tela Nero con punti rossi (1956) di Alberto Burri:
[…] Gli oggetti trascinano con sé un alone di forme passate, di gesti di altri uomini. Scegliendo la ruvida tela di juta, Burri apriva un’altra strada, perché nel sacco – un recipiente scomparso dal nostro orizzonte visivo – si intrecciavano ricordi distanti: la contrizione e la penitenza (“vestirsi di sacco” si diceva nel medioevo), ma anche la fatica del lavoro manuale: sollevare, trasportare, riempire e svuotare. Nelle stoffe disadorne di Nero con punti rossi c’è altro ancora. […]
Ermanna Montanari, con la sua stessa voce di attrice, ci trasporta nel trascendente dipinto Più vicino agli dei (1983) di Enzo Cucchi:
[…] Un tuono ha fatto scaturire dal suo fragore questa mandorla, sospesa chissà dove, e ha guidato la mano del pittore. Si impone e si sottrae alla vista, e per questo ci seduce, ci trascina all’inseguimento del senso sepolto, ci chiede il perché di quel risuonare così intenso dentro di noi. Il titolo dell’opera, Più vicino agli dei, potrebbe far pensare a un orizzonte pagano: ma qui non c’è nessun Olimpo, nessuna traccia di capricciose divinità antropomorfe. C’è tremore nel tratto, e il tremore è TREMENDUM, è tutto ciò che è celato nel mistero. […]
Lo psicoanalista Massimo Recalcati dispiega il mondo del sublime accostandosi a Caspar David Friedrich (1989) di Claudio Parmiggiani:
[…] tutta l’opera di Parmiggiani glorifica: la trascendenza come piega dell’immanenza. Il numinoso è infatti, per il pittore, dappertutto. L’infinito, scrive, “è dentro una mano”. Non è rappresentato gnosticamente come l’al di là del mondo, ma accade solo nell’orizzonte finito di questo mondo. È, se si vuole, il francescanesimo fondamentale di Parmiggiani: pensare l’assoluto come incarnazione nella presenza immanente del mondo. La sua spiritualità non segue, dunque, la via della fuga dal mondo ma quella dell’incontro con l’eccedenza del mondo, con il suo splendore e la sua atrocità. […]
Silvia Bottani, giornalista e scrittrice di arte contemporanea, s’incunea tra i silenziosi dettagli di The Farewell Painting (1983) di David Salle:
[…] La scena è un teatro di assenze e la mancanza di principi gerarchici accresce la necessità di interrogare ciò che alberga negli spazi tra un soggetto e l’altro. Eppure, una ragnatela di relazioni si stende tra le immagini, consegnando lo spettatore a un sottile, pervasivo disagio. Le stanze pittoriche di Salle, con i loro surrealismi, i concettualismi e ogni altro ordine e grado di tassidermia dell’arte preludono alla rinuncia al significato univoco, alla risposta che si cerca affannosamente saccheggiando la superficie del dipinto. […]
Le letture proseguiranno tra aprile e maggio con contributi di Riccardo Venturi, Alessandra Sarchi, Marco Belpoliti e Rocco Ronchi rispettivamente su Jannis Kounellis, Mario Merz, Evgeny Antufiev e l’Atelier dell’Errore BIG.
I podcast della Collezione Maramotti sono pubblicati sul proprio canale YouTube, Spotify e sul sito di Doppiozero; saranno presto disponibili anche sul profilo iTunes.
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