sabato 27 giugno 2015

PitturaEanalitica al Menhir Arte Contemporanea

Menhir Arte Contemporanea ha inaugurato questa sera "PITTURAeANALITICA", una mostra collettiva di quattro maestri della pittura europea - Noël Dolla, Ulrich Erben, Claude Viallat e Gianfranco Zappettini - nella sede espositiva di via A. Manzoni 51 a La Spezia.

Noël Dolla, Ulrich Erben, Claude Viallat e Gianfranco Zappettini, che negli anni Settanta furono tra i principali esponenti della Pittura Analitica, ancora oggi restano attori importanti del panorama dell’astrazione internazionale e la mostra propone una sorta di dialogo tra il passato e il presente attraverso il confronto di opere recenti e storiche di questi artisti. Si potranno infatti ammirare anche opere degli anni Novanta e Duemila, che arricchiscono l’excursus sugli autori e offrono una visione d’insieme di una sensibilità internazionale viva allora come ai giorni nostri.

I francesi Dolla e Viallat sono due protagonisti di Supports/Surfaces, il gruppo che a Nizza, a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, accolse le suggestioni del Nouveau Réalisme e dell’Arte Povera per portare nella pittura quella rivoluzione sociale che dopo il maggio 1968 era ormai in atto. 

In quegli anni in Germania e Italia, Erben e Zappettini si muovevano invece verso il superamento dell’Arte Concreta e dell’Arte Concettuale, assimilandone gli spunti più innovativi, come il rigore compositivo e la centralità del pensiero nel processo pittorico, considerando la pittura come un linguaggio, con grammatica e sintassi sue proprie.

Ecco perché il titolo di questa mostra - scrive in catalogo il curatore, Alberto Rigoni - in cui il nome unitario del gruppo Pittura Analitica si scinde in quelle due sfumature che lo caratterizzavano (‘Pittura’ più legato alla varietà di colore, gesto e supporto, e ‘Analitica’, rivelatore di una riflessione sul metodo e sul linguaggio), atteggiamenti e interessi concettualmente distinti ma storicamente uniti che ancora oggi si riverberano nei lavori più recenti dei quattro maestri”.


PitturaEanalitica
GALLERIA MENHIR ARTE CONTEMPORANEA
La Spezia - dal 27 giugno al 6 settembre 2015
Via Alessandro Manzoni 51 (19121)
+39 0187731287 , +39 0187731287 (fax)
info@menhirarte.com
www.menhirarte.com


giovedì 25 giugno 2015

Noi diamo più senso.

"Noi diamo più senso", è il nome della mostra appena inaugurata al Chiostro del Bramante a Roma. Curata dai critici d'arte César Meneghetti, Simonetta Lux e Alessandro Zuccari in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio, espone quadri e video installazioni realizzate da persone disabili, già internate in ospedali psichiatrici. Un modo per riflettere sui pregiudizi e l'ignoranza della nostra società

mercoledì 24 giugno 2015

"Sergio Angeli - Corrado Delfini. LA MATERIA DELL’ASSENZA" e "Tina Sgrò. ANIMAE LUX "

 Tina Sgro. ANIMAE LUX 

Dopo diversi successi seguiti alla Targa d’Oro del Premio Arte Mondadori e dopo tanta strada percorsa nell’ambiente dell’arte contemporanea, l’artista calabrese Tina Sgrò torna ad esporre le sue opere presso la Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni che con la sua mostra “Animae Lux” inaugura quest’anno nuovamente lo Spazio Purgatorio.

Animae Lux è una mostra rappresentativa di tutto il lungo lavoro maturato in questi anni dell’artista; più di 15 opere di vari formati che portano prepotentemente l’attenzione del fruitore sulla forza della luce, sui suoi bagliori accecanti, sui chiari e oscuri ottenuti con un fare sapiente del pennello veloce; la luce che svela segreti e angoli bui, che regala un’anima a quel passato dolente, intriso di sentimenti ed emozioni.

Ecco come Rolando Bellini descrive il lavoro dell’artista:

"Tina Sgrò, semplicemente, come dicessi: Francesco De Sanctis o Arnold Böcklin. Non trovo titolo migliore per presentarla. Per presentarla e introdurre alle sue “stanze dipinte”. Perché, di fatto, lei è la pittura, questo suo dipingere filamentoso e lieve, d’una indicibile leggerezza e al contempo d’una carnale grevità, d’un fremito emotivo e di un sognante lirismo. E al tempo stesso di realtà pungente. (…) Inopinati ritorni, sommessamente alimentati da un fascio di istanze che non si debbono pronunciare, che fanno vibrare e oscillare come fili d’erba i segni, le tracce del pennello, caricandoli di senso. Impensabili sconfinamenti oltre i confini della realtà, che paiono lì per accadere a un universo mondo parallelo, solitamente occulto, su cui si sono incamminati artisti come Rodin o Matisse, sulle tracce di Paul Gauguin e Vincent Van Gogh (…) La memoria e il sogno, il freddo registro d’ogni cosa che ne scandisce un inventario cartesiano e l’animazione emozionale, turbata e sentimentale, d’ogni spazio che all’improvviso pare prendere fiato, sembra sospirare confessando ardori e sogni indicibili che fluttuano nell’aria assieme a sbuffi di polvere e il fantasma incorporeo del desiderio, facendo sorridere l’austero dottor Sigmund Freud (…)

Il brusio di queste e di altre presenze pur invisibili riempie gli interni alitanti, animosi e sentimentali di Tina Sgrò, dando vita alla sua pittura lucente e umbratile, perlacea, grigia e nera (perché nasconderlo? Il primo nome che sovviene è quello di Velazquez, seguito a ruota da Monet); una pittura arrossata dai rosa: l’antico, l’osceno, rosa acceso con esplosioni di rosso, e il nostalgico, il rosa d’una scolorita tenda di tulle, gonfia di vento e di ricordi; una pittura di sensazione e di virtuosismo che non si sottrae allo scontro, in vero frontale, con la cruda realtà esistenziale (…)

E allora queste stesse stanze dipinte da Tina finiscono per ricordarmi l’azzardo scottante imbastito da Michel Foucault quand’egli tenta di smantellare una costruzione costrittiva e ambigua come quella che assedia da ogni lato termini come “sesso” e “sessualità”. Gli stessi, a ben vedere, che animano, che scaldano fino all’eccitazione questa pittura di Sgrò. E ne fanno espressione di punta, di primissima linea sulla scena artistica contemporanea."

ANIMAE LUX - OPERE di TINA SGRO’

Vernissage:

MERCOLEDI’ 1 LUGLIO 2015 ORE 19:30

Dal 1 al 15 LUGLIO 2015

ESPOSIZIONE:

SPAZIO PURGATORIO

c/o CONVENTO DELLE MONACELLE

Via Alfonso Giovine (centro storico)

72017 OSTUNI


Orario: tutti i giorni 10 - 22

VENDITA E RELAZIONI ESTERNE 

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA

Piazzetta Cattedrale (centro storico)

72017 Ostuni (Br)

Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506

E-mail: info@orizzontiarte.it

Web: www.orizzontiarte.it

F: OrizzontiArteContemporanea


 Sergio Angeli - Corrado Delfini / LA MATERIA DELL’ASSENZA 

Dopo la mostra dello scorso marzo al Museo Mastroianni di Marino e l’installazione Simmetrie Industriali da poco inaugurata al MAAM di Roma, l’ARATRO presenta una nuova tappa del progetto La materia dell’assenza che vede uniti Sergio Angeli e Corrado Delfini, due artisti legati da affinità di visione e di poetica. Sergio Angeli (Roma 1972) e Corrado Delfini (Roma 1971), entrambi attivi a Roma, sono attenti, attraverso la pittura, al recupero degli oggetti abbandonati e dimenticati del mondo contemporaneo, al sentimento lirico e quasi futurista della materia, del ridare senso a cose che sembravano avere perduto definitivamente il loro scopo.

Tuttavia Delfini e Angeli sono consapevoli di questa perdita e non cercano di restituire piena funzione a quegli oggetti, ma cercano di scoprirne il lato poetico, l’ombra nascosta delle cose perdute, lavorano con uno sguardo che scava nelle pieghe mondo industriale trovando affinità con le opere di Burri, del New Dada e del Nouveau Réalisme, ma differenziandosi nella volontà di comporre il proprio lavoro più con la spettralità metafisica di quegli oggetti che con il loro riassemblaggio in un nuovo sistema costruttivo. Così, grazie al gesto fondante dei due artisti, l’arte riscopre la vita segreta di questi oggetti, il meccanismo nascosto che si fonda sullo smarrimento della loro funzionalità, celebra cose assenti nella loro fisicità ma ancora più presenti nella fissità fluida della tessitura cromatica, macchine inutili per l’industria ma esseri pulsanti del sangue vibrante e misterioso di una materia esistenziale che si fa pittura.

Sergio Angeli nel suo percorso artistico attraversa paesaggi più drammatici e terre più luminose, in un cammino dove le ombre chiare degli oggetti sono usate per ricomporre un mondo apparentemente disperato, poi sempre più rischiarato da un sentimento panico dove le forme sembrano modellate dalla nostalgia lirica di un paesaggio rievocato dalle curve e dalle macchie colorate intorno alle particelle assemblate dal pittore.

La pittura di Corrado Delfini è invece segnata da un viaggio attraverso la materia e la rarefazione, in una sublimazione in cui il dato iconico viene declinato in forme nuove, dopo essere stato inizialmente annullato nel flusso della pittura e nella sua stratificazione concentrata in un acceso materismo cromatico di matrice informale. Lentamente l’elemento figurativo si è fatto strada all’interno di una tessitura gestuale e di una visione molto densa della pittura fatta di potenti campiture.

In occasione della mostra saranno presentati i due cataloghi dedicati agli artisti a cura di Lorenzo Canova, recentemente pubblicati da Rubbettino Editore.


Sergio Angeli- Corrado Delfini / LA MATERIA DELL’ASSENZA

a cura di Lorenzo Canova e di Piernicola Maria Di Iorio

Inaugurazione mostra 25 giugno 2015, ore 17.30

Dal 25 giugno al 24 luglio 2015


Sede

ARATRO- archivio delle arti elettroniche - laboratorio per l’arte contemporanea

2° piano- 2° edificio polifunzionale

Università del Molise, via De Sanctis 86100 Campobasso

Info: + 39 333 1530974 ;

aratrounimol@gmail.com

facebook: Aratro Università del Molise

Artisti: Sergio Angeli, Corrado Delfini

www.sergioangeli.it; www.corradodelfini.it;

Fotografie: Marcella Persichetti

www.marcellapersichetti.it


Pubbliche relazioni e Ufficio Stampa

Adele Ziino Carasi, Giulia Smeraldo | artcomunicazione@gmail.com


Ingresso libero


Catalogo: “La Materia dell’Assenza”, catalogo della mostra, sarà in vendita presso ARATRO- archivio delle arti elettroniche - laboratorio per l’arte contemporanea e disponibile sul sito dell’editore.

Rubbettino Editore - www.rubbettinoeditore.it


Un particolare ringraziamento a Romana Telai di Fausto Cantagalli per il supporto all’organizzazione in qualità di sponsor tecnico.

PROMOTORE

ARATRO- archivio delle arti elettroniche - laboratorio per l’arte contemporanea


SPONSOR TECNICI

Romana Telai di Fausto Cantagalli & C.

Artigiana Tipografica

Angelo D'Uva

ONAV - ORGANIZZAZIONE NAZIONALE ASSAGGIATORI DI VINO SEZIONE DI CAMPOBASSO

Olio Pignatelli

Pulsone Franco Fior di Latte Boiano (CB

martedì 23 giugno 2015

Herve Compagne - Opere

Le Opere di Herve Compagne sono oggetti logorati dal tocco pignolo e delicato dell’artista, ispirato dalla metamorfosi delle cose durante il passaggio dei secoli. Compagne s’immedesima nel tempo che passa e che niente distrugge, ma che tutto cambia. Per rendere al meglio l'effetto desiderato sulla materia ha escogitato una sorta di sedimentazione artificiale, resasi credibile, grazie a una curiosa sperimentazione andata a buon fine. Resti di armadi, lampade, comodini, e altri oggetti di uso comune, sembrano rinvenuti dall'elegante suite di chissà quale veliero sommerso. La sedimentazione fa il suo corso fin nel più piccolo particolare di questi oggetti. Tutto respira grazie alla ricca porosità onnipresente, scolpita ad arte dalle reazioni chimiche. La micro-geografia che si riscontra in ogni centimetro quadro è assolutamente frizzante. L'aspetto materico fonde la realtà degli oggetti. Il loro peso è lo stesso dei fossili. Intorno a queste creazioni aleggia un'aura assai pregnante costituita dall'incrocio fra due estremi: lo sfarzo e la solitudine. Un paradosso che anima queste forme barocche senza fasto. Herve Compagne interagisce con il design ma solo in senso concettuale. Un modo intelligente per inserire la sua arte anche in contesti diversi dalle classiche pareti, oppure dai punti strategici in cui regnano le sculture. Lo spettatore, attirato per forza di causa maggiore da questi oggetti, soltanto in un secondo momento si accorge che sta osservando opere fini a se stesse. Se da una lampada di Herve Compagne scaturisce la luce, il suo compito resta quello di soddisfare la voglia di arte. Il fatto stesso che s'illumini una camera, resta un benvoluto effetto collaterale”.

Testo di Roberto Viao

Herve Compagne
MARCO CAPPELLO VINTAGE AND DESIGN
Torino - dal 23 giugno al 31 luglio 2015
Via Palazzo Di Città 21/b (10122)
+39 0114361245 , +39 3474039948
mc.2000@libero.it
www.marcocappello.com

venerdì 19 giugno 2015

Le Donne d'Amore di Renato Guerrini

Sabato 20 Giugno ART G.A.P. saluterà, prima della pausa estiva, quanti seguono i suoi eventi e le attività culturali con una mostra del maestro Renato Guerrini. La stagione invernale appena trascorsa ha visto ART G.A.P. impegnata su molti fronti, con numerose mostre che si sono susseguite senza sosta dall'inaugurazione della nuova sede, merito della bravura degli artisti ospitati e del pregio dei collezionisti che rinnovano la loro fiducia nella pluriennale esperienza di ART G.A.P.. Per festeggiare l'arrivo dell'estate, dunque, e per ringraziare quanti seguono da anni le molteplici attività di ART G.A.P., il curatore della mostra Daniela Semprebene è lieta di annunciare l'esposizione "Donne d'Amore" del maestro Renato Guerrini.

La mostra è dedicata alla serie pittorica delle donne, serie che nel corso della sua pluridecennale carriera Guerrini non ha mai abbandonato. Sono figure femminili eteree ed elegantissime, circondate da atmosfere sfumate e trasognanti, immerse in un mosaico fittissimo di colori, preziosi come ricami. Queste donne, dalle movenze raffinate vestite con abiti leggeri, non rivolgono mai lo sguardo allo spettatore perché immerse nei loro profondi e silenti pensieri, in un'attesa che basta a se stessa e che rinvigorisce il senso dell'esistere nella contemplazione di sé. 

Pittore e scultore toscano di grande esperienza, Renato Guerrini si impone al pubblico degli appassionati d'arte nel 1961 con una personale a Chianciano Terme; da allora la sua carriera non ha subito alcun arresto, scandita da continui successi, come la partecipazione alla XXVI Biennale Nazionale di Milano, ed esposizioni internazionali tra cui a Monaco in Germania e a New Orleans negli Stati Uniti. Presso il Museo delle Miniere dell'Amiata è esposta permanentemente una sua serie di opere pittoriche intitolata "Spiragli - Luci dalla Miniera".

Renato Guerrini - Donne d'Amore
ART G.A.P
Roma - dal 20 giugno al 3 luglio 2015
Via Di San Francesco A Ripa 105a (00153)
+39 069360201
eventi@artgap.it
www.artgap.it

domenica 14 giugno 2015

La Magia del Racconto nell'opera di Federico Bonaldi

Bassano del Grappa, Civici Musei – Nove, Museo della Ceramica
Dal 13 giugno al 18 ottobre 2015
Mostra a cura di Giuliana Ericani, Nico Stringa, Antonio Bonaldi

Comunicato Stampa
L’alchimista della ceramica.
A Bassano e Nove
prima retrospettiva di Federico Bonaldi

FEDERICO BONALDI. La Magia del Racconto sculture ceramica grafica

Parliamo di ceramica, ma allontaniamo da noi l’immagine del servizio buono della mamma o la damina di porcellana nel tinello del nonno, i piatti popolari che squillano in una vecchia trattoria. Meglio accantonare qualsiasi stereotipo legato alla modellazione della terra.
Con Federico Bonaldi stiamo per entrare nella quarta dimensione della ceramica.

A prima vista stupiscono i suoi fantasiosi “cuchi”, ovvero i fischietti in terracotta dipinta. Al Museo della Ceramica di Nove ne arrivano in mostra più di duecento, l’uno diverso dall’altro, molti bizzarri, alcuni irriverenti, tutti coloratissimi e sorprendenti, ma sempre espressione di modi popolareschi che possono citare una secolare serie di precedenti.

La forte, autentica personalità artistica di Federico Bonaldi diventa realtà assolutamente evidente ai Civici Musei di Bassano del Grappa, mostrandolo artista capace di affrontare le estetiche dei movimenti artistici di avanguardia di primo Novecento e di rielaborarle in un linguaggio personale, travagliato dalle vicende dei decenni successivi.

Il secondo conflitto mondiale, la guerra fredda, il boom italiano, gli anni di piombo: tutte le ansie, le contraddizioni, le tensioni del secondo dopoguerra trovano espressione nelle opere proposte in questa prima, organica retrospettiva dedicata ad una figura di grande artista, ancor prima che ceramista.
Ecco allora i mostri, il lato oscuro dell’identità umana, nelle più varie dimensioni: caricature di un potere arrogante, motteggi ad una cultura vanagloriosa, sberleffi per una ricchezza stupida, esorcismi contro la prevaricazione. Al tempo stesso c’è spazio anche per i momenti di lirismo puro, riservati al mondo degli affetti intimi ed autentici, ai luoghi delle origini, delle radici familiari.

Riconoscimenti ufficiali sono stati conferiti a Bonaldi in quantità, come molti e importanti sono stati i tributi internazionali a lui dedicati: tre Biennali, decine di prestigiosi riconoscimenti, un Premio Cultura, e così pure la lista delle personali e delle collettive arriva fino ai giorni nostri, con la grande rassegna tuttora in corso alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Nel suo laboratorio creativo in riva al Brenta, nel cuore della sua Bassano, ha continuato a cercare forme sempre nuove, a seguire un suo filo di ricerca, considerando superfluo ciò che la critica e il mercato nel frattempo riconoscevano e richiedevano.
L’ “importante è conoscere se stessi, prima di tutto, ed essere sinceri senza tenere il giudizio degli altri. Bisogna essere onesti fino in fondo”. Per altro, il guardarsi dentro non significa per Bonaldi escludersi dal mondo. Lo testimoniano la passione politica e culturale, la diretta militanza in diverse situazioni.

Come un alchimista della conoscenza, Bonaldi si è incessantemente impegnato a amalgamare nelle sue creazioni gli elementi delle più disparate culture e tradizioni di cui era appassionato cultore: dai bestiari medievali alla Cabala ebraica, dalla mitologia andina alla religiosità barocca, dalle iconografie Pop alle immagini paleolitiche.
“Il linguaggio così elaborato – annota Giuliana Ericani - trova spazio nella grafica, come momento preliminare di progetto e consuntivo di sintesi e si materializza nella ceramica e nella scultura di grandi dimensioni o minuta come avviene nei fischietti”
A dare magia alle sue creature, si trattasse di piccoli cuchi o di grandi sculture in ceramica o di incisioni di traduzione remondiniana, contribuiva il baluginare della luce riflessa dentro la sua Fucina creativa dalle acque del Brenta.

Per questa retrospettiva, molto attesa, i curatori hanno scelto di accompagnare il visitatore dentro il processo creativo di Bonaldi.
La mostra si dipana lungo Le cinque Stanze della Creazione, ovvero in cinque sezioni che richiamano lo spirito del Laboratorio bonaldiano. In apertura la produzione iniziale, quella degli anni ’50 e ’60, che rielabora le lezioni dei maestri della Scuola d’Arte di Nove e dell’Accademia di Venezia. Fa seguito la seconda fase, quella del “lavoro felice” coincidente con la scelta di ignorare le dinamiche del mercato dell'arte, per ritirarsi in laboratorio dove lasciare libero spazio alla felicità creativa e dar voce al proprio universo di memorie, ricordi, emozioni, valori umani ed affettivi: La terza sezione è riservata alle Grandi sculture, dove la ceramica dimostra una valenza significativa, lontana da quella di semplice arte minore, capace di reggere il confronto con le opere create in pietra, marmo o bronzo. Un discorso a parte riguarda i Geroglifici - non sai se unità grafiche di un sistema alfabetico o sillabico o ideografico oppure simboli cabalistici – segni che appaiono come grafemi di una inesauribile ironia ma anche moniti da una dimensione arcaica, primitiva, ancestrale, se non addirittura limpidi giochi infantili. L’itinerario si chiude con la quinta ed ultima sezione riservata alle installazioni su pannelli, assemblaggi apparentemente casuali di tessere ceramiche create su suggestioni visive di volta in volta emerse dalla memoria, dalla cronaca, dalla emotività.

Complessivamente, a cura di Giuliana Ericani, Nico Stringa e Antonio Bonaldi, la mostra riunisce, da collezioni pubbliche e soprattutto private, oltre 130 sculture in ceramica datate tra il 1951 e il 2012 (esposte nella sede del Museo Civico di Piazza Garibaldi), oltre 50 fogli ed incisioni, esposte al Museo della Ceramica e della Stampa di Palazzo Sturm, oltre alla giocosa sequenza di 200 cuchi al Museo della Ceramica di Nove. 

A Bassano e nel Bassanese la ceramica attinge alla grande tradizione documentata nelle straordinarie collezioni museali, ma è al tempo stesso fenomeno che sta cercando uno spazio nella contemporaneità, come ha magistralmente fatto Bonaldi. La sua retrospettiva, in ogni caso, diventa stimolo per approfondire la conoscenza di una tradizione almeno millenaria e per riflettere sulla sua attualità.

L’intera operazione è organizzata dal Comune di Bassano del Grappa – Assessorato alla Promozione del Territorio e alla Cultura – in collaborazione con il Comune di Nove, sotto il patrocinio della Regione Veneto e dell’AiCC Associazione Italiana Città della Ceramica. Ha ottenuto il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno Ancona e della Fondazione AntonVeneta. Ha Costenaro Assicurazioni – Unipol Sai di Bassano del Grappa come lead partner e vede anche l’intervento di SAE di Cavallin & C. sistemi elettrici snc di Bassano del Grappa, e del Credito Cooperativo – Banca di Romano e Santa Caterina e Banca San Giorgio Quinto Valle Agno. di Distillerie Nardini di Bassano del Grappa.

Per informazioni:
Musei Civici Bassano del Grappa www.museibassano.it 0424.519901/904
Museo Civico della Ceramica, Nove museo@comune.nove.vi.it 0424.829807

Comunicazione Musei 0424 519906 arte@comune.bassano.vi.it
Ufficio Stampa Comune Bassano del Grappa: 
tel. 0424 519373 ufficiostampa@comune.bassano.vi.it
in collaborazione con: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 info@studioesseci.net

martedì 9 giugno 2015

Sinossi del romanzo "I panni del saracino" di Gladis Alicia Pereyra

Sabato 19 maggio 1291, nella città di San Giovanni d’Acri, caduta il giorno prima in mano al Sultano d’Egitto Al - Malik - Al - Ashraf - Khalil, un giovane francescano corre senza meta, tra corpi mutilati e cumuli di rovine. Conquistata l’ultima città importante dell’ormai perduto Regno  Latino di Gerusalemme, l’esercito del Sultano si è abbandonato a un’orgia di sangue e distruzione. 

Il Palazzo del Tempio, dove si sono asserragliati i Templari una volta fallito l’eroico contrattacco in cui è morto il Gran Maestro Guilleaume de Beaujeu, è appena crollato seppellendo sotto le macerie attaccanti e difensori; era l’ultima roccaforte da espugnare, ora la città è perduta. All’interno della fortezza, insieme ai Templari, si era riparato il francescano; riuscito a uscire miracolosamente illeso, mentre i muri cadevano, ha cominciato la sua corsa disperata. Corre smarrito lungo i vicoli della città devastata, dove ogni pietra porta il segno del dissennato passaggio dell’invasore e, raggiunto il semi distrutto quartiere pisano, cerca riparo nella casa saccheggiata di un amico fiorentino. La dimora, sommersa nel caos, gli sembra abbandonata ma, sulla parete della stanza accanto a quella in cui si trova, vede l’ombra ingigantita di un saracino. 

L’uomo, un misero predone al seguito dell’esercito del Sultano, è impegnato a rimestare tra gli avanzi del saccheggio, facendosi luce con una candela. Il frate si sente perduto e si rassegna all’idea di essere ucciso e mentre attende il dettame della Provvidenza, la sua mano va a imbattersi in una mazza d’armi, da qualcuno chissà come dimenticata. Nella sua mente si scatena una dura lotta tra il desiderio di salvezza e l’etica francescana che gli proibisce di uccidere; vince la voglia di vivere e dopo aver ucciso il saracino veste i suoi poveri panni. Così travestito, lascia la città martoriata e, non senza incidenti, attraversa il campo del Sultano. Si allontana lungo la costa in direzione di Tiro; prima di arrivarvi incrocia la carovana di un mercante saracino. Il capo della carovana, un musulmano dal nobile aspetto, gli vende panni puliti, una bisaccia, acqua, datteri e formaggio e in più gli regala un prezioso pugnale perché lo sa disarmato. 

Il frate indossa i panni lindi, profumati di spezie, appena acquistati e anziché abbandonare quelli sporchi e logori del predone ucciso, senza una ragione valida, li mette nella bisaccia e li porta con sé. A Tiro si fa rasare la testa per cancellare la tonsura che ritiene di non essere più degno di portare. Il barbiere lo costringe a raccontargli la sua storia e a dire per la prima volta il suo nome: Nerino dei Buondelmonti di Fiorenza. Lasciato il barbiere, riesce a imbarcarsi su un’affollata nave genovese, diretta a Cipro. Durante il viaggio la nave viene assalita dai pirati e Nerino è fatto prigioniero. Inizia così a percorrere una strada che lo porterà a uccidere in duello il capo dei pirati    -con il pugnale regalatogli dal mercante saracino-, a prendere il suo posto e, attraverso una serie di vicende ogni volta più cruente, a diventare corsaro al servizio di Genova nella guerra contro Venezia; in un crescendo di atti scellerati fino alla presa di coscienza finale.

Nonostante ci sia molta azione -duelli, rapimenti, inseguimenti in mare, scontri navali, distruzione di villaggi, assalti a borghi e massacri degli abitanti, donne stuprate e vendute come schiave; non manca l’episodio galante e neanche l’incontro con il vero amore-  il mio non è un romanzo di avventure. I panni del saracino è piuttosto la tormentata vicenda di un giovane appartenente a una delle casate magnatizie più antiche di Fiorenza che, dopo aver rinunciato all’eredità di primogenito per vestire il saio di Francesco, il caso mette di fronte a un altro se stesso, selvaggio e crudele, specie di demone che negli scontri lo possiede, rendendolo spietato e invincibile.

L’incontro con l’ombra è graduale; all’inizio il bel Nerino, da tutti conosciuto come il Frate, è il pirata gentile che evita la violenza e deruba soltanto navi che non oppongono resistenza, senza   arrecare alle persone alcun danno, oltre a quello materiale. Il vero appuntamento con il gemello brutale avviene quando la sua galea è assalita dal pirata saracino Said. In questa battaglia, la prima della sua vita, la natura nascosta del Frate viene in superficie in tutta la sua spietata e soverchiante potenza. Perché questa seconda natura prenda il sopravvento, tuttavia, dovranno accadere molti fatti e soltanto nel fragore della mischia riuscirà a dominare incontrastata. Nel giovane non c’è una vera frattura psichica; Nerino e il Frate non hanno vite separate, ma ogni tanto Nerino ha bisogno di un bagno purificatore, di tornare a essere soltanto il magnate costumato, colto e amante della bellezza. Cerca queste oasi di pace lontano dalla galea, ormai la sua casa, dal mare e soprattutto dalla miseria  spirituale dei suoi uomini. In uno dei periodi trascorsi sulla terraferma, ospite di un ricco mercante veneziano, conosce la singolare fanciulla con cui scopre la forza estatica dell’eros. La fugace relazione scatena la serie di eventi che porta Nerino a identificarsi completamente con il Frate, a compiere gli atti più efferati fin quando, sulla sponda di un rivo, solo e con il corpo devastato dalla febbre, farà i conti con se stesso. Allora butterà a mare la testimonianza della prima colpa; quei panni del saracino che per tanti anni, senza capirne la ragione, ha portato con sé.

Il romanzo si divide in tre parti: Il pirata - Viva il Frate! - Nerino e in sette capitoli: La fuga - La prigionia - L’apprendistato -  Incontri - La Superba - Nel bosco oscuro - L’unione.

La narrazione si concentra quasi esclusivamente sul protagonista, tuttavia, molti sono i personaggi che girano intorno a lui. A cominciare da Theo, assassino e medico autodidatta, sorta di alter ego di Nerino che, al contrario di lui, vive senza contrasti la sua doppia natura, intanto prepara le condizioni materiali per, in un futuro forse non lontano, lasciar che il bene predomini in lui.  Nikos, il capo dei pirati che rapiscono Nerino e che, nell’impossibilità di sottometterlo, crede di vendicarsi facendo dell’altezzoso prigioniero un pirata e lasciandogli in eredità la fortuna e la galea. Morirà in regolare duello con Nerino. Altri personaggi di rilievo: il genovese Benedetto di  Obertino, padrone della nave su cui Nerino fugge da Tiro; Genoveffa, primo amore di Nerino, e Raffaella, sua zia, entrambe rapite e stuprate da Nikos; Sibilla, causa involontaria degli eventi che faranno precipitare Nerino totalmente nel suo doppio. L’amore arriverà con Anna, giovane del patriziato genovese, sposata a un uomo che detesta. Alcuni personaggi storici, nonostante le loro personalità siano state costruite in base a un’accurata documentazione, vengono coinvolti nel romanzo in vicende del tutto immaginarie.

Dati i problemi che la ricostruzione storica comportava, la stesura del romanzo ha richiesto alcuni anni; la bibliografia che sostiene le sue pagine è piuttosto consistente, tuttavia, ho scelto di lasciare in secondo piano gli eventi storici per dare maggiore rilievo al racconto. La ricca e complessa realtà dell’ultima decade del duecento è la traccia che ho seguito per sviluppare e dare coesione ai diversi momenti narrativi

La difficoltà maggiore l’ho trovata nella ricostruzione delle navi del periodo; delle galee sono stati ritrovati alcuni relitti di scafi, ma per avere notizie di come venivano armate bisogna rivolgersi a documenti scritti o all’iconografia; lo stesso vale per le navi commerciali, le cosiddette navi tonde. Nell’impossibilità di una ricostruzione corrispondente del tutto alla realtà storica e sempre attenendomi alla documentazione, ho forzato le dimensioni di certi spazi della galea e aperto qualche finestrella, dove probabilmente non ce n’erano, per esigenze narrative; -ho messo qualche collina in più, come diceva Fenoglio- comunque la fedeltà alle notizie finora arrivate a noi, prevale.

Un’altra grande difficoltà è stata descrivere gli scontri navali, soprattutto perché i cronisti danno molto per scontato; con un’accurata ricerca, però, -spesso cercando tra le righe- e molta immaginazione, credo di aver composto un quadro bellico convincente. A giudicare saranno i lettori…  

Gladis Alicia Pereyra


Segnalato da Daniela lombardi press office 339-4590927 0574-32853

mercoledì 3 giugno 2015

Kwong Kuen Shan - Cats

Kwong Kuen-Shan è nata e ha studiato ad Hong Kong, è un’artista e scrittrice cinese. Ha passato molti anni della sua formazione anche a Londra. Attualmente vive e lavora nel Galles dove dipinge, scrive e insegna arte cinese. 

Dipinge traendo ispirazione da ciò che la circonda. Come altri pittori cinesi, che si sono formati in maniera tradizionale, si sforza di catturare il Chi – la vitalità e lo spirito del soggetto. Il suo lavoro riflette spesso i sentimenti, i pensieri, l’umore del momento. Ogni dipinto, che abbia come soggetto animali domestici, selvatici, piuttosto che fiori e paesaggi, inizia con un’attenta osservazione dei soggetti, cercando di capirli, poi dipinge immagini che nascono dalle sue tecniche di pensiero e di pittura cinesi. Kuen-Shan cerca di coinvolgere gli spettatori nelle scene dei suoi quadri, cercando di costruire storie che si dispiegano al di là di quanto l’occhio può vedere sulla superficie pittorica.

Ha trascorso molti anni dipingendo paesaggi cinesi e occidentali che catturavano il suo interesse, ma mai ha ritratto gatti. È anzi nata con una grande paura per questi felini e ha trascorso tutta la vita sua prima adulta fuggendo da loro. Tutto è cambiato quando lei e suo marito si sono trasferiti da Londra nella campagna gallese. Un gatto di nome Healey l’ha trovata, si è fatto adottare con forza, l’ha amata e ha cambiato la sua aspirazione pittorica. Era più di 15 anni fa, quando Healey entrò nella sua vita. Da allora non ha mai smesso di dipingere gatti.


Kwong Kuen Shan - Cats
ASSOCIAZIONE CULTURALE RENZO CORTINA
Milano - dal 3 al 19 giugno 2015
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