Una riuscita fotografia che ripercorre il clamore de "L’origine del mondo" di Gustave Courbet. |
Il suo "paesaggio" non finisce mai e non conduce da nessuna parte (o allora sì, alle porte del Piacere).
So dove incomincia, ma la sua geografia è impossibile a definire tanto è vario e mobile questo paesaggio, che ingrandisce, rimpicciolisce, ed è sempre lo stesso.
Odora dell'erba dei prati, di muschio dove è più recondito, e a volte anche di fiori strani che esistono solo nel regno dei sensi.
Caldo come la torrida estate, e umido di rugiada come nei freddi mattini, pulsa, brucia, si muove, si agita e parla. Come un animale. E' incassato fra colonne di carne. Aperto, è una valle sconfinata, un precipizio senza fine. Il paesaggio che turba di più la mente del fanciullo e del vecchio. Paesaggio fatale non finisce più di stupire, di attrarre.
Aperto all'eternità, ai desideri, giorno e notte chiunque può in ogni momento penetrarvi, le sue valli, i meandri misteriosi, la folta selva, i promontori, gli abissi senza fondo....
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