"L'incontro con Paolo Medici - scrive Francesco Martani - mi ha subitamente portato vicino ad una coscienza comune, ed implicitamente mi sono sentito di proporre, dopo visione di alcune pubblicazioni delle sue opere, di programmare un proficuo lavoro per entrambi; a lui la stesura delle opere, a me lo studio con l’impegno di solcare i suoi lumi interpretativi.
L’allievo di Corrado Cagli (Ancona,1910 - Roma, 1976), ne trascrive i linguaggi espressivi figurativi con una profonda tecnica interpretativa, ma innovativa; e tali invenzioni più originali si devono alla sua spiritualità ed alla sua raffinata intelligenza che traccia personaggi in morfologie proiettate in un dinamismo visionario.
Le sue opere sono evocative, ma non dottrinali, né archeologiche; sono soggetti profondi, ma nuovi e diversi. Le stesse opere hanno dimensioni di domestica verità, che dà naturalezza, per cui ci appaiono più vicine, in un tono più vero anche se a volte di aspetto, tali figure si mostrano più severe, seppur brillanti, con tipologie sentimentali che vicinizzano sia al cielo che alla terra.
Lo spirito che emana dagli sguardi morfologici altamente ideologici non è mai dottrinale, anche se molto evocativo, ma con apparizioni severe.
Alcune, poi, hanno un tono caratteriale evocativo, e conducono l’artista verso un idealismo simbolico ed allegorico.
Alcune sue opere, come si reperta, hanno uno spirito irrequieto, paragonabile al romagnolo Guido Cagnacci.
Infatti, certi visi affascinano, soprattutto per la forte carica erotica, ma intensamente espressiva; altri invece illustrano la caducità della vita terrena. In essi il presente è già passato, ed i tempi irrealizzabili nei loro scorrere ci mostrano visi dove la bellezza delle fanciulle và sfiorandosi, e queste sono le immagini piccanti.
In alcuni ritratti si stagliano i caratteri meditativi dei personaggi, senza fare molto per nascondere le preoccupazioni derivanti forse dalle responsabilità affettive, morali e spirituali a cui sono chiamati.
In altre opere si apprezzano geniali sintesi di archetipi di derivazione classica, leggibile nei comportamenti proposti dal Castiglione, nella “donna avvolta e virtuosa” (Vera Fortunati 1986); e qui l’artista mostra di conoscere anche le illustrazioni dei codici miniati del quattrocento, vedi negli aspetti raccolti pressoché invisibili, nel candore dei bei volti a variegata carnagione.
La lettura di alcune sue opere ci orienta ad interpretare figure tipiche di racconti omerici, con spessore di amore consapevole e carico di ricerca fisiognomica, su cui appaiono riflettersi suggerimenti di tipologia fiamminga; certi riflessi poi, riecheggiano per modelli michelangioleschi.
Appaiono, in alcuni ritratti, le bellezze delle donne attuali, cioè contemporanee, e quindi allettanti nella classicità moderna.
I volti, a volte, hanno espressioni caricate al limite della forzatura, ed a tal proposito l’artista segna, con tali opere, bellezze di attiva capacità intimistica, che regge all’impatto con l’arte di altri artisti già storicizzati, quali Bottoni, Brancolini ecc…; che si misurano sullo stesso terreno.
Paolo Medici crea anche immagine fatidiche a perfezione tale da realizzare il concepimento di forme tipiche riscontrabili nei rilievi tipici di artisti quali Desiderio da Settignano o Cima da Conegliano, per il viso e il corpo apparentemente fragile ma fermo nelle silenziose preghiere.
Le tele racchiudono, nella loro incontaminata elevazione formale, aspetti di morfologie di composta concentrazione, e testimoniano che a Bologna abbiamo ancora un vertice di arte contemporanea che riecheggia di classicità attraverso la forza e l’identità di idee diverse che affiorano nelle opere del Medici.
Poi, alcuni dipinti sono carichi nella loro apparente serietà, di immaginario collettivo, di storie esterne di tipo spirituale, ed altre, aldilà dell’apparente morfologia intimistica sopranaturale, anche se evocanti toni di silenzio, sublimano evocazioni tali da essere immesse nelle visioni della pittura veneziana seicentesca.
La scelta, nelle sue opere è ferma, ed impone rigore sia nella scelta dei colori, nell’impostazione degli spazi, e nell’esattezza dei contorni che lasciano intravedere la sua forte genialità di disegnatore.
Certe immagini appaiono quasi fotografiche.
L’artista, in piena libertà, dipinge i suoi sogni ed anche i suoi incubi, come non hanno mai manifestato molti attori, pur nella loro spiritualità, in questo momento di insensata desolazione.
Egli è un pittore del silenzio e della luce che conduce le morfologie delle sue figure attraverso un coinvolgimento nel tempo, e nello spazio più ricco di atmosfere.
Le vite dei suoi personaggi sono silenti, ed hanno una cifra stilistica così unica da renderle inconfondibili nella panoramica dell’arte internazionale.
Ma come ottiene Paolo Medici i virtuosismi delle sue figure apparentemente statiche, ma ricche invece di emozioni, di idee spirituali, pur nei loro ambigui cenni di sorrisi, di apparati metafisici classificabili surrealizzanti?
L’artista usa pastelli cerati, che stende su carta nera sottilmente, poi intelata.
Le sue cromie sono lontane dalle comparazioni con il maestro Cagli,pur emulandone certi virtuosismi.
Le sue opere d’arte sono capolavori di letteratura classicheggiante, come dissi sopra, ma soprattutto rinascimentali, che creano misteri nel fruitore, alla ricerca di segni reconditi di certezza della vita, quella vita umana che è un’opera inestimabile di valore divino, che chiedono con i loro sguardi la conoscenza per raggiungere il valore più saliente dell’anima.
La luce che l’artista fa brillare sui loro volti, sono il reale valore del pensiero umano, che continua in uno spirito, in una comune perfezione di amore con l’essere Soprannaturale, oltre le leggi del tempo e dello spazio.
Queste persone, queste donne, queste vergini, queste madri, queste nubili, queste vedove, vivono e vivranno eternamente, perché fanno parte dell’anima, attraverso l’encomiabile perseveranza di Paolo Medici che sa traghettarle ai posteri nella luce e nella bellezza dell’amore.
Attraverso le sue opere e le sue creature, fa conoscere il senso della vita, che è l’amore di cui abbiamo un gran bisogno.
Le sue creature emanano energia, perché comunicano sostanza attraverso il loro senso di seduzione.
La vita delle donne, create da Paolo, sono segni dell’amore della sua e nostra esperienza, che viaggia nell’immensità del mondo, dove solo il Soprannaturale guida la logica, concedendole necessariamente luce, bellezza, libertà e amore." - Francesco Martani
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