venerdì 3 febbraio 2012

Occorre somigliarsi un po’ per comprendersi, ma occorre essere un po’ differenti per amarsi.

Pensavo alla "diversità" poco fa.... naturalmente alla "diversità", in senso lato. Alla diversità fra "normali"....alla distinzione tra normalità e diversità, che seppur necessaria e inevitabile, non è e non deve mai essere un valore assoluto o statico, ma semplicemente una convenzione, da mettere in discussione, criticata e modificata.

Ho cercato delle immagini.... questa dei due bimbi l'ho trovata emblematica. L'ho leggermente elaborata e l'ho "arricchita" con una straordinaria citazione di Paul Bourget.


'Quello della “diversità” è un concetto ambivalente, che da un lato suscita mistero e timore, dall’altro curiosità e fascino.
La diversità talvolta provoca un senso di rifiuto ma allo stesso tempo può essere adottata come vera e propria filosofia di vita, accompagnata dal bisogno di qualcosa di “diverso” per poter mettere sé stessi a confronto con “l’altro” e poter così arricchirsi delle differenze altrui.
Diversità perciò come concetto negativo e positivo assieme, a seconda del senso e del valore che ognuno di noi, nelle varie situazioni, da al termine; diversità come necessità inevitabile della nostra vita, come valore e ricchezza per lo scambio e la crescita umana ma anche come difficoltà cui andiamo incontro nel momento in cui per primi ci si sente diversi o esclusi.
Le differenze tra le persone e le peculiarità di ognuno sono la ricchezza stessa di ogni situazione sociale, anche se nel contempo si è abituati in maniera più o meno conscia a considerarla un pericolo.
Il “diverso” può essere lo straniero, differente per lingua, cultura, religione e sensibilità su determinate tematiche, come può esserlo il portatore di handicap, verso il quale le persone tengono spesso atteggiamenti contrastanti, dalla solidarietà al rifiuto. Il diverso è l’omosessuale in quanto contravviene secondo molti a un ordine naturale.
Il senso della diversità, dettato dalle convenzioni sociali e dalla sensibilità comune, ha a lungo influito sulla produzione artistica e sui valori del mercato. Molte opere di spessore sono state spesso “dimenticate” a causa delle imposizioni mediatiche che hanno plasmato una estetica comune che porta al rifiuto di alcuni canoni stilistici, bocciati in quanto non corrispondenti a criteri prestabiliti.
Anche la trasgressione rappresenta la scelta di una diversità, il bisogno di superare limiti, regole e imposizioni, a metà tra la genialità eccentrica e il diabolico; talvolta proprio queste trasgressioni sono viste come autentici tabù, tanto che i media rifiutano di parlarne.
Ciò che è simile a noi è infatti più rassicurante, riconoscibile, controllabile ma nello stesso momento il desiderio di fuga dall’omologazione ci può spingere verso strade fuori dalla norma generale.
Lo stesso desiderio di viaggiare e di esplorare paesi a noi sconosciuti, dimostra come spesso bramiamo la fuga dalla quotidiana realtà proprio nella ricerca di una dimensione estranea, rompendo così la seppur rassicurante routine di ogni giorno.
Abbiamo bisogno della diversità, proprio per celebrare la nostra individualità.
L’industria culturale si è mostrata ancora una volta sensibile a questi cambiamenti; la ricerca del diverso, dell’eccentrico, dell’originale e anche del trasgressivo rappresenta oggi un trend forte, già ampiamente documentato da insolite pratiche artistiche.
Ci troviamo quindi ad evocare a gran voce la diversità culturale, come forte spinta al rinnovamento delle nostre risorse intellettuali, quella etnica, nel segno del rispetto reciproco, scongiurando così pericolosi sviluppi di ideologie razziste, la diversità sessuale e la diversità religiosa, sebbene fonte di gravi instabilità sociali all’interno della nostra storia attuale.
Proprio gli uomini vengono definiti come “animali religiosi”, accomunati dalla ricerca delle risposte a grandi domande sulla vita, di cui condividono i medesimi interrogativi, ma si differenzia soltanto per le risposte che gli vengono date.
La distinzione tra normalità e diversità, sebbene necessaria e inevitabile, non è quindi un valore assoluto o eterno, ma una convenzione che può essere messa in discussione, criticata e modificata.'