martedì 30 aprile 2019

indici.casa.volo, personale di Eugenio Giliberti.

La galleria per le arti contemporanee Intragallery è lieta di presentare la mostra personale indici.casa.volo di Eugenio Giliberti, che inaugurerà giovedì 16 maggio 2019, dalle 18.00 alle 21.00.

La mostra è una tappa del progetto di arte pubblica “Voi siete qui/ vico Pero / Giacomo Leopardi - progetto di artista abitante” che vede la collaborazione di Intragallery con due altre realtà dell’arte contemporanea cittadina: la Fondazione Morra e la galleria Dafna di Napoli.

Dalle parole dell’artista: “Nella sezione manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli sono conservati, tra le “Carte Leopardi”, alcuni fogli pieni di numeri vergati dal poeta. Sono gli indici con i quali Leopardi permette la lettura ordinata per argomento del suo Zibaldone di pensieri. 

Quei numeri mi avevano colpito ma, attratto da altri materiali di studio, non ne avevo colto il senso. Mi tornavano alla memoria come immagini e li pensavo animati da una logica matematica affine alle mie opere combinatorie. Partendo da questo “mal entendu”, ormai chiarito, ho realizzato una serie di quadri – dipinti involontari - in cui le cifre da 1 a (1)0 sono rappresentate da altrettanti colori che si dispongono in piccoli quadrati nella superficie della tela secondo l’ordine degli indici leopardiani.

In mostra, saranno presentati quattro quadri di dimensioni diverse, realizzati con la tecnica dell’encausto i cui titoli: “teorica delle arti, lettere ec.”, “trattato delle passioni”, “della natura degli uomini e delle cose”, “memorie della mia vita” ricalcano le sezioni degli indici. Saranno inoltre esposti alcuni lavori su carta - una cartella di appunti per il “progetto di artista abitante”, di cui sarà realizzata una edizione a stampa, e una nuova versione della già nota animazione tridimensionale “volo di un omino giallo”, ispirata all’operetta morale “elogio degli uccelli “.

indici.casa.volo
di Eugenio Giliberti

dal 16 maggio al 11 luglio 2019

OPENING
Giovedì 16 maggio 2019
Dalle 18.00 alle 21.00

Intragallery
Via Cavallerizza a Chiaia, 57, Napoli
info@intragallery.it


domenica 28 aprile 2019

L’Infinito - Poesia fatta a mano presso il Laboratorio Urbano “Officine UFO”

Sempre caro mi fu quest’ermo colle”, scriveva nel 1819 uno dei poeti italiani più amati e apprezzati di tutti i tempi: Giacomo Leopardi. Un idillio – quello tra “L’Infinito” e ogni generazione di studenti – che dura da ben 200 anni, condensato in una poesia in cui è possibile perdersi e che non ha età.

È proprio in occasione di questo significativo compleanno che, ad appena un mese dalla Giornata mondiale della poesia, svoltasi lo scorso 21 marzo, martedì 30 aprile, alle ore 18.30, il Laboratorio Urbano “Officine UFO” di Casamassima ospiterà l’evento che affiderà alle parole di Vittorino Curci la rievocazione di una delle liriche più importanti della letteratura italiana.

Classe 1952, Vittorino Curci è un poeta, musicista e pittore la sua formazione artistica si sviluppa negli anni Settanta all’Accademia di Belle Arti di Roma. A cominciare dalla seconda metà degli anni Ottanta, Curci dà poi corso a una lunga serie di collaborazioni con musicisti jazz d’avanguardia. In quel periodo realizza numerose performance di forte impatto teatrale in cui utilizza oggetti scenici, attori, musiche originali e scenografie d’avanspettacolo (con forti reminiscenze delle serate futuriste). 

Attualmente, pur dedicandosi molto ad una scrittura di ricerca con forti ascendenze surrealiste, a livello performativo l’artista ama esibirsi in reading poetici, nei quali esegue spesso anche partiture sonore, insieme con piccole formazioni musicali oppure, in solitudine, accompagnandosi con un sassofono. Ha fondato e diretto l’Europa Jazz Festival di Noci e collaborato con numerosi musicisti italiani e stranieri.

Appuntamento dunque a martedì 30 aprile, alle ore 18.30, presso il Laboratorio Urbano “Officine UFO”, in via Amendola 28 a Casamassima, per un evento a cura di Alfio Cangiani, in collaborazione con Eureka edizioni, Spazioikonos e associazione #mentiCreattive. In contemporanea, al piano terra della struttura, avrà luogo anche l’opening della mostra “Poesia fatta a mano” a cura di Franco Altobelli e Oronzo Liuzzi, che resterà aperta al pubblico dal 30 aprile al 15 maggio tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 17.30 alle 20.30.

Poeti in mostra: Alfio Cangiani, Alfonso Lentini, Antonino Contiliano, Carla Bertola, Caterina Davinio, Dante Maffia, Eugenio Lucrezi e Paola Nasti, Francesco Aprile, Franco Altobelli, Franco Piri Focardi, Franco Verdi, Giancarlo Pavanello, Laura Agostini, Lino Angiuli, Massimo Mori, Oronzo Liuzzi, Paolo Guzzi, Rossana Bucci, Tomaso Binga, Vitaldo Conte, Vittorino Curci



Ingresso libero. Per ulteriori informazioni: 393 5218282 o 348 5927153

giovedì 25 aprile 2019

Dialoghi a Palazzo Doebbing di Sutri.

L’eterna arte dei maestri torna al Palazzo Doebbing di Sutri. Dopo aver incantato gli occhi di 11mila visitatori in pochi mesi, nella prima stagione di mostre, con opere di Pellizza da Volpedo, che con il suo Idillio Verde ha ispirato la nascita del museo di Palazzo Doebbing, Artemisia Gentileschi, Wilhelm Von Gloeden e con i capolavori di arte sacra della Tuscia, ed aver ospitato deputati, giornalisti, pensatori, ambasciatori, giunti a testimoniare le grandi eccellenze italiane nelle conferenze del “Festival d’autunno”, giovedì 25 aprile, a partire dalle ore 16.00, prende il via la nuova stagione espositiva del museo di Palazzo Doebbing con la grande apertura delle mostre, “Dialoghi a Sutri”, e del Museo di Arte antica e di Arte sacra di Sutri, che ospiterà capolavori della Tuscia, provenienti dagli edifici della Diocesi di Civita Castellana, e i tesori dell'antica Sutri, con l'Efebo, a testimonianza della millenaria identità sutrina, capace, oggi, di ergersi a capitale italiana dell’arte. 

Sutri, giunta al centro delle cronache nazionali grazie alla visione di un nuovo Rinascimento del Sindaco Vittorio Sgarbi, torna a brillare con le opere di 11 grandi maestri dell'arte: Tiziano, Scipione Pulzone, Henri Rousseau, Antonio Ligabue, Fausto Pirandello, Ottone Rosai, Francis Bacon, Renato Guttuso, Ernesto Lamagna, Luca Crocicchi e Carlos Solito.

La nuova stagione espositiva del museo di Palazzo Doebbing e la città di Sutri potranno contare, ancora una volta, sul prezioso contributo di importanti sostenitori istituzionali, in virtù dell’autorevolezza delle proposte culturali di Vittorio Sgarbi, come la Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, mecenate già protagonista della storica apertura del museo di Palazzo Doebbing a settembre scorso, fortemente sensibile allo sviluppo di Sutri e della Bellezza come fonte di identità e ricchezza umana, ed inoltre del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dei ministeri dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze, dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca e del Lavoro, delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, delle Politiche per la famiglia, della Giustizia, dell’Ambiente, per i Beni e le Attività culturali, come anche della Regione Lazio e della Provincia di Viterbo.

Afferma il Prof. Emmanuele F. M. Emanuele, che è anche cittadino onorario di Sutri: «Sono davvero lieto di inaugurare nuovamente le splendide sale di Palazzo Doebbing, a distanza di pochi mesi dal suo “battesimo” come Museo della città, dando ufficialmente il via ad una nuova stagione espositiva che si prospetta eccezionale come quella dello scorso autunno. Anche questa volta Vittorio Sgarbi, con la decisione e la celerità che connotano tutte le nostre imprese comuni, ha realizzato il progetto di offrire ai visitatori undici mostre in contemporanea, che coniugano l’arte sacra con l’arte laica ed i maestri della classicità con gli artisti moderni. Un’offerta artistico-culturale, oserei dire, che non teme confronti neppure con le grandi metropoli europee, e che avvalora la promessa che il Sindaco ed io formulammo lo scorso settembre: di fare di questo luogo meraviglioso il punto di partenza per una rinascita umanistica ed economica della Tuscia.».


L’INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE:
- Giovedì 25 aprile, alle ore 16.00, vernice delle mostre con i giornalisti e inaugurazione della stagione espositiva Dialoghi a Sutri.


“Dialoghi a Sutri” prevede 11 mostre:

1.  Tiziano, “Estasi di San Francesco”
2.  Scipione Pulzone, “L’Immacolata”
3.  Henri Rousseau, “La charmeuse de serpents”
4.  Antonio Ligabue, “Dipinti”
5.  Fausto Pirandello, “Autoritratti”
6.  Ottone Rosai, “Ritratti”
7.  Francis Bacon, “Disegni e pastelli”
8.  Renato Guttuso, “Opere della collezione Lino Mezzacane”
9.  Ernesto Lamagna, “Angelo nero”
10. Luca Crocicchi, “Passaggio a Sutri”
11. Carlos Solito, “A chent’annos”

APERTURE:
Le mostre sono aperte dal 25 aprile 2019 al 12 gennaio 2020. Sarà previsto un servizio di visite guidate, di laboratori didattici per le scuole, e altri servizi utili ai visitatori del museo.

martedì 23 aprile 2019

Paolo Pellegrin – Confini di umanità

Venerdì 24 maggio alle 16.30 nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia inaugura la mostra fotografica Paolo Pellegrin Confini di umanità, aperta al pubblico gratuitamente fino al 30 giugno. 

Paolo Pellegrin © Kathryn Cook
L’esposizione, curata da Annalisa D’Angelo, è stata realizzata appositamente in occasione della decima edizione del festival Pistoia - Dialoghi sull’uomo, per affiancarsi al percorso degli incontri di antropologia del contemporaneo sul tema “Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini” (24-26 maggio, www.dialoghisulluomo.it).

60 fotografie, in parte inedite, realizzate in Algeria, Egitto, Kurdistan, Palestina, Iraq, Usa, svilupperanno, spesso per sottrazione e opposizione, l’impervio percorso della convivenza, ostacolato da muri, mari in tempesta, deserti, confini geografici spesso costruiti dall’uomo, per dividere, ostacolare, imprigionare, isolare. La mostra ci conduce dunque lungo i confini dell’umanità, documentando lo sforzo continuo necessario per convivere. 
Si potrebbe dire, prendendo a prestito un termine di Marc Augé, una sorta di non-luoghi della convivenza, dove è stato decostruito il senso sociale che gli esseri umani hanno conquistato nel corso della loro storia.
Completa l’esposizione un montaggio di video realizzati da Paolo Pellegrin in America sulle linee razziali che ancora dividono gli Stati Uniti, confini invisibili ma ancor più insormontabili di quelli fisici.

«Ci sono due modi di comunicare: c’è un tipo di fotografia che si rivela completamente, è un’immagine che parla, dice cose forti e chiare, è molto leggibile, ma è un’indagine finita, è la versione dei fatti del fotografo» dichiara Pellegrin «L’altra, quella che mi interessa di più, è una fotografia non finita, dove chi guarda ha la possibilità di cominciare un proprio dialogo. È un invito: io ti porto in una direzione, ma il resto del viaggio lo fai tu».

«Le foto di Paolo Pellegrin ci interrogano, non danno risposte, ma obbligano alla responsabilità di vedere.» dice Giulia Cogoli, direttrice dei Dialoghi «Come un antropologo sul campo, Pellegrin documenta ciò che l’umanità sta facendo a sé stessa, le emozioni che eventi drammatici producono, ponendo l’essere umano al centro della sua arte».

Paolo Pellegrin è nato a Roma nel 1964 e vive a Londra. 
Dopo aver studiato Architettura, il suo interesse si focalizza sulla fotografia e decide di iscriversi all’Istituto Italiano di Fotografia di Roma. Dopo dieci anni all'Agence Vu, entra a far parte di Magnum Photos come nominee nel 2001, diventando membro a pieno titolo nel 2005. Ha lavorato a contratto per Newsweek per dieci anni. Nella sua carriera ha ricevuto molteplici riconoscimenti internazionali: dieci World Press Photo; numerosi Photographers of the Year Awards; una Leica Medal of Excellence; un Olivier Rebbot Award; l’Hansel-Meith Preis e il Robert Capa Gold Medal Award. Nel 2006 gli viene riconosciuto il W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography. Le sue foto sono state esposte in numerosi musei e gallerie tra cui: La Maison Européenne de La Photographie; Rencontres d'Arles; San Francisco Museum of Modern Art; Triennale di Milano; Padiglione di Arte Contemporanea (PAC); Royal Museums of Fine Arts of Belgium; Corcoran Gallery of Art; MAXXI; Aperture Foundation Gallery; Foam Fotografiemuseum Amsterdam; Flo Peters Gallery; Galleria Carla Sozzani. 


Date: 24 maggio – 30 giugno 2019. Inaugurazione 24 maggio ore 16.30
Orari di apertura: 25 e 26 maggio: 10 - 20
Dal 27 maggio al 30 giugno: lunedì - venerdì 10-13 e 15-18; sabato, domenica e festivi 10-18
Luogo: Sale Affrescate del Palazzo Comunale, piazza del Duomo, Pistoia
Ingresso gratuito
Catalogo Contrasto, 2019, € 24,90

Informazioni su: www.dialoghisulluomo.it



Ufficio stampa: Delos 02.8052151 delos@delosrp.it 

lunedì 22 aprile 2019

Grandi firme della grafica d'autore.

Nuove pagine sul portale 'Arte & leonardo basile' dedicate ad alcuni dei grandi artisti del secolo scorso, che hanno prodotto anche grafica, selezionati da Leonardo Basile: Hans Arp, Geoges Braque, Marc Chagall, Salvador Dalì, Max Ernst e Henry Moore.


giovedì 18 aprile 2019

Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500

RINASCIMENTO VISTO DA SUD 
Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500
Matera, Palazzo Lanfranchi
19 aprile – 19 luglio 2019



Nota Informativa

Una grande storia di uomini, idee ed acque

Il progetto espositivo, centrale nel programma culturale di Matera-Basilicata 2019, affronta il nodo del Rinascimento da un’altra prospettiva: guardando al mare. E alle sue rotte, alle coste e soprattutto agli approdi (i porti, i mercati, le città) che nei secoli hanno avvicinato le culture e i popoli, come a una grande ricchezza e opportunità, non come una a una separazione o barriera (rimandando a opere classiche come il Breviario mediterraneo di Predrag Matvejevic  o alle ricerche più recenti confluite nel Grande mare di David Abulafia ). 

Dai tempi più remoti le popolazioni hanno attraversato il mare Mediterraneo (il mare di ieri e il mare di oggi, mare che univa e che oggi separa), muovendosi da un capo all’altro, in un continuo scambio di dare e di avere. 
La Basilicata, terra interna, defilata e montuosa ma affacciata su due mari, è sempre stata, a dispetto della sua orografia complicata, terra di passaggio e accoglienza, regione d’intersezione, incontro e collegamento, via di transito di popoli e culture, cerniera e non barriera: porta tra occidente e oriente.

Per questa dialettica incessante tra periferie e centri (nella quale sta anche Matera con la sua storia speciale), per l’importanza degli scambi e delle contaminazioni, specie nell’attuale fase storica, pensando all’Europa e alla sua ricchezza fatta di molteplicità e diversità, abbiamo immaginato un racconto più largo e avvincente. Che sappia mettere in relazione la ricostruzione della storia locale e dei suoi protagonisti (riletta attraverso un piccolo nucleo di puntuali presenze lucane in mostra e opportuni percorsi che invece permettano di valorizzare tutte le emergenze del territorio: affreschi, polittici e singole opere) con una storia più grande e differenziata. Cornice o tessuto connettivo che restituisca la koinè mediterranea in tutte le sue declinazioni occidentali e orientali, senza dimenticare il lato meridionale del mare, la sponda islamica con le sue specifiche tradizioni e contaminazioni culturali, sempre più importante dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453.

Sono gli anni dei grandi viaggi, delle scoperte, delle esplorazioni, ma anche delle conquiste nel nuovo mondo (a partire dalla scoperta dell’America nel 1492). 

Quello che si conosce del mondo nella seconda metà del Cinquecento è ben diverso da quel che si sapeva nella prima metà del secolo precedente: in pochi decenni lo sguardo si è allargato, ci sono nuovi luoghi e un altro spazio.

E, di conseguenza, è cambiata la forma e la rappresentazione del mondo e le scoperte scientifiche hanno cominciato a ridisegnare anche il cielo. 

La mostra, che vuole raccontare attraverso le immagini materiali e immateriali (oggetti ma anche fotografie, supporti audiovisivi e piccoli inserti di realtà aumentata) la storia e i luoghi, ma soprattutto gli uomini e le loro idee, seguendo un andamento cronologico che intreccia la scansione tematica.

mercoledì 17 aprile 2019

Palazzo Cini, La Galleria.

Palazzo Cini, foto di Matteo De Fina
Prende inizio la stagione 2019 di Palazzo Cini, la Galleria. Dal 19 aprile fino al 18 novembre sarà possibile visitare questo “luogo straordinario, nascosto in evidenza” – come lo definisce il direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini Luca Massimo Barbero - che ospita la meravigliosa collezione di dipinti toscani e ferraresi, con opere di Giotto, Guariento, Botticelli, Filippo Lippi, Piero di Cosimo e Dosso Dossi. La casa-museo, che conserva preziosi nuclei e significativi esempi di arti applicate come la splendida raccolta di porcellane della manifattura veneziana Cozzi, vedrà nel corso della stagione l’arrivo di nuove opere che contribuiranno ad arricchire la sua  magnifica collezione di arte antica.

Per l’intera stagione verrà inoltre ospitata la prima personale mai presentata in Italia di Adrian Ghenie (1977), dal titolo The Battle between Carnival and Feast. Per l’occasione l’artista, che arriva a Palazzo Cini dopo progetti significativi al Centre Pompidou di Parigi, alla Biennale di Venezia e al San Francisco Museum of Modern Art, esporrà un ciclo di nove tele di grande impatto, alcune inedite e ispirate proprio dalla storia veneziana, ma sempre legate anche ai temi più controversi e tenebrosi dell’attualità. La mostra è realizzata in collaborazione con Galerie Thaddaeus Ropac, London, Paris, Salzburg.

La Galleria di Palazzo Cini è aperta grazie alla partnership con Assicurazioni Generali mossa dal convincimento che avvicinare le persone all’arte, alla musica, alla letteratura sia uno stimolo alla crescita della collettività.



Palazzo Cini. La Galleria
Dorsoduro 864, Venezia

Orario di apertura:Tutti i giorni ore 11-19 (ultimo ingresso 18.15)
tel. 041/2710217
email: palazzocini@cini.it
www.palazzocini.it

domenica 14 aprile 2019

Le Città Silenti di Michele Volpicella

CITTÀ SILENTI è la mostra di Michele Volpicella con il patrocinio di Matera 2019 Open Future a cura di Avangart di Sebastiano Pepe e Nicolò Giovine, esposta a Matera presso la Fondazione Sassi via San Giovanni Vecchio, 24.

Vernissage d’inaugurazione domenica 14 aprile 2019 ore 18:00. Resterà aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 18:00, con ingresso gratuito, dal 15 aprile al 30 settembre 2019.

Il percorso espositivo si compone di una selezione di opere del maestro Volpicella raffigurante il paesaggio materano nelle sue diverse sfaccettature cromatiche in chiave Neo Metafisico, con una particolare attenzione alla tecnica di lavorazione delle tele, trattate con polvere di tufo e di pietra e successivamente dipinte con accurata prospettiva geometrica ed un’armonia cromatica che caratterizza la loro peculiarità.

La mostra è un omaggio alla città di Matera in occasione del suo riconoscimento a Capitale Europea della Cultura 2019.




giovedì 11 aprile 2019

LEGAMI. Intimità, relazioni, nuovi mondi.

Dal 12 aprile fino al 9 giugno 2019 torna, a Reggio Emilia, FOTOGRAFIA EUROPEA, il festival, promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia, che esplora e interpreta attraverso il medium fotografico la complessità della società contemporanea.

La manifestazione, giunta alla XIV edizione, propone ventiquattro mostre allestite in dieci sedi espositive reggiane, a cui si aggiungono quelle dei sei partner regionali; e poi incontri, spettacoli, workshop dei protagonisti della fotografia, della cultura e del sapere, oltre a 300 appuntamenti del Circuito OFF.

Il tema, che unirà con un ideale filo rosso tutte le esposizioni in programma, è LEGAMI. Intimità, relazioni, nuovi mondi. Un concept di straordinaria attualità, un approfondimento di tutte le possibili relazioni: dalla dimensione umana, intima e affettiva a quella sociale; dai legami con il territorio, così fortemente modificato dall'inurbamento, fino all'evoluzione in grandi scenari futuri: il confronto con le nuove tecnologie e con le intelligenze artificiali che costringe a ulteriori riflessioni e revisioni del conosciuto. Su questi temi si innesta anche l'omaggio al Giappone, paese ospite di questa edizione.

Tante le mostre da non perdere, dall'antologica del maestro di stile Horst P. Horst alla selezione di scatti di grande potenza estetica dell'americano Larry Fink, dalle personali dei maestri italiani come Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Giovanni Chiaramonte al focus sulla fotografia contemporanea giapponese.

Nelle giornate inaugurali, inoltre, il centro, i teatri e le piazze di Reggio Emilia accoglieranno grandi eventi: concerti, performance, light show, conferenze, spettacoli, workshop saranno gli ingredienti del programma, mai così ricco, di Fotografia Europea, animati da protagonisti della fotografia, della cultura e del sapere, come il grande fotografo Oliviero Toscani o il maestro della canzone italiana, Mogol.


Mostre Personali: Horst P. Horst, Larry Fink, Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Vittorio Mortarotti, Giovanni Chiaramonte, Jacopo Benassi, Michele Nastasi, Pixiy Liao, Ryuichi Ishikawa, Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu, Samuel Gratacap, Justine Emard, Pierfrancesco Celada, Jaakko Kahilaniemi, Lucie Khahoutian

Mostre Collettive: Canzone, Master of Photography, Giovane Fotografia Italiana #07, Scatta la cultura, Obiettivo Granata, Speciale diciottoventicinque


Fondazione Palazzo Magnani 
corso Garibaldi 31 
42121 Reggio Emilia 
tel.+39 0522 444446 
info@fotografiaeuropea.it
www.fotografiaeuropea.it




martedì 9 aprile 2019

La fotografia nell’era dei social media

Dal comunicato stampa della mostra Stories del duo artistico dei J&PEG, cura di Marina Guida presso le sale espositive di Castel dell’Ovo a Napoli, dal 20 aprile al 11 maggio 2019

"Nell’ultimo decennio, i social media, hanno cambiato in modo considerevole la percezione del sé e le dinamiche di interazione sociale, insistendo principalmente sulla parte superficiale dell’essere umano: l’estetica. Nell’utilizzo di questi media, l’individuo cerca in tutti i modi di velare i propri difetti e fragilità e questo processo irreversibile ha fortemente influenzato il modo di apparire. I personaggi delle opere in mostra, recitano un ruolo, montato ad arte, esasperandolo. Bloccati in pose teatrali si camuffano divenendo icone della mitologia contemporanea, sono avvolti in atmosfere psichedeliche e suggeriscono un evidente volontà di nascondere al meglio un senso di inadeguatezza.

Il processo mentale di scollamento dalla realtà è riassunto nell’azione performativa dei due artisti, che dopo avere minuziosamente composto la scena in studio, tendono a trasformarla in un ibrido procedurale. Lo scatto fotografico, infatti, diventa proiezione. L’immagine proiettata, attraversa un tessuto-sindone, l’icona che ne deriva viene nuovamente fotografata, diventando l’opera finale. Attraverso questa operazione meccanica complessa, in un sapiente gioco di riflessioni e proiezioni, la fisionomia dei personaggi e la compattezza formale dei volti, si scinde come in un quadro impressionista, perde definizione, e conseguentemente, la loro anima smarrisce definitivamente il suo nucleo primordiale. I loro volti si sovrappongono e mescolano con i volti di idoli, star del cinema, icone religiose, in definitiva i miti del nostro tempo.

Le dinamiche interne di Facebook, Instagram e dei canali di comunicazione social, rappresentano le fonti d’ispirazione in questo nuovo ciclo di lavori, oltre ai riferimenti iconografici che appartengono all’universo della storia dell’arte, da quella antica a quella contemporanea."


Il duo J&PEG: Antonio Managò e Simone Zecubi
Il duo artistico dei J&PEG nasce a Milano nel 2006. Entrambi diplomati all’Accademia di Brera, sin dagli esordi, lavorano a quattro mani utilizzando una prassi operativa che mescola differenti tecniche. Fotografia, pittura, disegno e installazione sono i media sperimentati dalla coppia.  Vivono e lavorano fra Milano e Londra.



Stories
J&Peg
A cura di Marina Guida                       
Dal 20 aprile al 11 maggio 2019                         
Inaugurazione sabato 20 aprile 2019, ore 12
Sale espositive di Castel dell’Ovo, via Eldorado 3, Napoli

Orari feriali ore 10.30 - 18; domenica e festivi ore 10.30 – 13            
Ingresso libero
Catalogo edito dalla Galleria Poggiali, con testo di Marina Guida
Organizzazione Galleria Poggiali Firenze
info@galleriapoggiali.com
www.galleriapoggiali.com

In collaborazione con Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli

Ufficio media: Marco Ferri - mob.+39-335-7259518; @mail: press@marcoferri.info

lunedì 8 aprile 2019

Ettore Pinelli - Un luogo sconosciuto

Mercoledì 10 aprile Circoloquadro presenta Un luogo sconosciuto, personale di Ettore Pinelli curata da Gabriele Salvaterra. In mostra carte, tele e due video: lavori in cui uomini e animali sono i protagonisti e in lotta con i propri simili per mostrare come le dinamiche relazionali oggi siano in grado di cambiare la percezione di un luogo conosciuto e sicuro.


Pinelli lavora su due livelli, mostrando – quasi come un etologo – i comportamenti umani e animali per mostrare quanto non siano dissimili e quanto la ragione, che dovrebbe governare il cammino dell’uomo, spesso si trasforma in irrazionalità mista a paura e paranoia. Gli scontri urbani ripresi nei video così come le scene di lotta fra gorilla non sono affatto dissimili e anzi la carica elettrica ed esplosiva che si percepisce è esattamente la stessa, un misto tra panico e violenza.

Anche i luoghi, in cui le scene sono ambientate, diventano all’improvviso non luoghi, come spiega bene Salvaterra nel suo testo. Territori prima sicuri e familiari che, in un baleno per una scintilla incomprensibile, diventano pericolosi e sconosciuti e in cui viene rivelata la natura incensurata dell’uomo e dell’animale che lotta per rimanere in superficie, o al contrario che, disarmato, viene sopraffatto.

Scrive Salvaterra nel suo intervento: “Tra fake news, rumore di fondo e ambiguità informative pare che l’uomo di oggi sia rintanato in catene ancora più a fondo nella solita caverna di Platone. Tutte le realtà sembrano verosimili ma risultano pervase da una continua relatività. In questo contesto la risposta possibile di Pinelli, più che nell’invenzione di un’ennesima verità soggettiva, sta nel puntare lo sguardo sulla situazione per fissarne l’estrema e multiforme ambiguità, come si trattasse, appunto, di un luogo sconosciuto.

Ettore Pinelli è un artista che vive la realtà contemporanea e la riflette nei suoi lavori, siano essi carte, tele o video, con grande coerenza narrativa e stilistica e senza mai distogliere l’attenzione dal consesso civile a cui apparteniamo.

La mostra, oggi a Milano, è stata ospitata negli spazi di RITMO a Catania nel 2018.



Ettore Pinelli (Modica, 1984), diplomato in pittura all’Accademia di belle arti di Firenze e in progettazione e cura degli allestimenti in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Nel 2009 fonda .LAB (Young Artists Sharing Ideas | Firenze) e nel 2018 avvia STUDIO [2], un nuovo progetto in collaborazione, che coinvolge gli artisti e i propri studi nella Sicilia orientale. Nel 2015 è selezionato da Eva Comuzzi ed Andrea Bruciati per Some Velvet Drawings (ArtVerona). Tra il 2015 e il 2016 è finalista in numerosi premi tra cui il Premio Fondazione San Fedele (Milano), Premio Combat Prize (Livorno), Premio Francesco Fabbri (Treviso). Nel 2015 è vincitore del Premio Marina di Ravenna e nel 2016 del Premio We Art International (Milano). Nel 2017 è finalista al 18º Premio Cairo (Palazzo Reale Milano). Tra le mostre si segnalano quelle presso Basement Project Room Arte Contemporanea a Fondi (LT), Galleria Quam a Scicli (RG), Galleria Nazionale di Cosenza, Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa, SpazioSiena (SI), Fusion Art Gallery di Torino, Amy-D Arte Spazio (MI) e RITMO a Catania. Nel 2018 partecipa a SELVATICO tredici, un focus sulla pittura, attraverso mostre diffuse nella bassa Romagna (RA).


ETTORE PINELLI | UN LUOGO SCONOSCIUTO
a cura di Gabriele Salvaterra
Inaugurazione mercoledì 10 aprile 2019, dalle ore 18.30
In mostra dall’11 aprile al 31 maggio 2019
Orari dal mercoledì al venerdì ore 15-19 o su appuntamento.

CIRCOLOQUADRO arte contemporanea
Via Gian Battista Passerini 18 Milano
Telefono +39 324 8392144 | Email: info@circoloquadro.com



giovedì 4 aprile 2019

DcomeDesign RELOADED ARTIERE_CRAFTSWOMEN

In occasione della Milano Design Week 2019, l’associazione DcomeDesign nello storico spazio della Biblioteca Umanistica dell’Incoronata nel cuore del Brera Design District, presenta la mostra DcomeDesign RELOADED ARTIERE_CRAFTSWOMEN, rinnovando la sua mission di promozione e diffusione della creatività femminile con la realizzazione di mostre, eventi e ricerche in campo nazionale e internazionale.

Reloaded infatti significa proprio ricaricare, aggiornare, proponendo un terreno di incontro e confronto tra donne progettiste, nella diversa accezione di artigiane/artiste e designer e diventando un punto di riferimento come “centro di ricerca” generatore di idee e progetti.

Donne definite artiere | craftswomen - neologismo al femminile di craftsman - un termine che vuole proprio qualificare e circoscrivere l’arte del sapere fare che sempre più sta acquistando terreno nei confronti del design prodotto in serie. Artigiane - artiste che sanno coniugare intelletto - nel guardare “dentro” alle cose, fatto a mano e passione per un lavoro creato e realizzato con il cuore. Non a caso il termine artiere in inglese si traduce come artists, poetesses, pioneers o nella nostra lingua madre - mulier faber - recuperando consuete tipologie del fare al femminile, come il ricamo e la tessitura, e ancora la ceramica e il gioiello, o il bijoux, tutte tecniche oggi affrontate con un’innovativa creatività che ben si confronta con i linguaggi del contemporaneo.

‹‹Un nuovo corso del design? Artiere | craftswomen capaci di “pensare”, vale a dire “progettare” e “saper fare” con le proprie mani, per un lavoro “a regola d'arte”, con la creatività al servizio dell’oggetto d’uso: mettere in forma, produrre e commercializzare i prodotti, da pezzi unici o di piccola/media serie destinati all’uso, caratterizzati da un esplicito contenuto di ricerca, sia “concettuale” che tecnica››, così racconta la mostra la curatrice Anty Pansera.

Inizia con la ceramica il percorso espositivo, rendendo omaggio ad uno dei materiali più amati dalla tradizione dell’artigianato artistico, ma che oggi assume declinazioni innovative, come nel caso di Sabrina Sguanci Baroni che studia i rapporti tra materie ataviche come appunto la ceramica, nuovi materiali e tecnologia, rielaborati attraverso la digital fabrication. È in Toscana invece che Claudia Co Mastrangelo ha trovato il suo territorio d’elezione, dove utilizza strumenti legati all’argilla e alla tradizione della terracotta dando vita ad una sua personale interpretazione della forma archetipica femminile. Eva Mun designed by Eva Munarin propone una linea di oggetti d’arredo per la casa realizzati sempre in ceramica, che affonda le sue radici nella tecnica tradizionale della Maiolica, rinnovandola totalmente per quanto riguarda la ricerca formale e le sperimentazioni cromatiche. Enrica Noceto ama giocare con le parole, oltre che con la materia, per suscitare interesse e stimolare la curiosità, attingendo a piene mani nella cultura ceramica albisolese dove vive e lavora. Graziella Bellotti nei suoi oggetti in ceramica unisce fantasia e realtà, Giuseppina Vey sperimenta le trasformazioni della materia, utilizzando le diverse cotture e tecniche degli smalti, Stefania Bassi si confronta con le forme geometriche, Anna Consonni si esprime attraverso la manipolazione della creta, mentre Anna Guglielmetti utilizza combinazioni di cristalline, smalti e tipologie di cottura antiche e moderne. Creta, smalto e seta dipinta sono invece i materiali scelti dalle artiste-artigiane dell’Associazione Impronte.

Un outsider è Chiara Lorenzetti, una delle poche restauratrici in Europa a utilizzare l’affascinante e millenaria tecnica originale giapponese Kintsugi sulle ceramiche che consiste nel riparare con l’oro le rotture della materia.

Anche l’ambito tessile è presente con Cristina Busnelli che attraverso l’intreccio di fili di lana, lino e cotone dà vita a storie ed emozioni che diventano pezzi unici tessuti a mano. Il telaio rappresenta anche il cuore delle creazioni di Livia Crispolti che progetta e realizza oggetti per il corpo e tessuti a metraggio in piccola serie. Siamo invece nell’ambito del ricamo di alta moda con Francesca Fossati che disegna e realizza abiti per una donna che ama raccontarsi attraverso ciò che indossa, così come Francesca Tronca che ha scelto come materiale d’elezione la canapa e promuove un progetto di moda a KM 0 dal filato al capo finito. Anche Michela Muzzi propone una linea di abbigliamento con tessuti naturali e pregiati, mentre siamo nel campo dell’home decor con Guri I Zi impresa sociale che sostiene l’empowerment delle donne albanesi che realizzano – rigorosamente a mano – a telaio di legno e con il ricamo, una linea di prodotti tessili per la casa.

Alto artigianato artistico con i gioielli di Antonella Ferrara che unisce ingegno, abilità e sapienza artigiana con la capacità ideativa, gli utensili e le lavorazioni dell’alta oreficeria, creando gioielli in equilibrio tra forme e naturalità. Anche Alba Rosa Mancini per i suoi gioielli utilizza metalli pregiati e naturali giocando sulla combinazione tra geometria e percezione. Dai preziosi ai bijoux con Franca Goppion che utilizza le materie più svariate, valorizzate da un’incisiva presenza del colore, mentre è la carta il materiale preferito da Angela Simone, soprattutto riciclata che rivive e diventa preziosa nelle sue mani che creano piccolo e leggere sculture da indossare. Ricerca e innovazione nelle collezioni di Eleonora Ghilardi, che lavora bronzo e argento con la tecnica della microfusione a cera persa, sperimentando anche connubi particolari come cemento e resina. Torniamo alla ceramica con Marta Servadei della storica Bottega d’Arte Ceramica Gatti di Faenza che propone proprie reinterpretazioni di collane e monili degli anni ’50.

Arriviamo infine nell’ambito del product design con Manuela Di Loreto che si concentra sulla sovrapposizione o l'accostamento di materiali, colori superfici e linee, lavorando sull'interazione fra gli elementi e scegliendo la leggerezza del vetro che contiene o completa gli elementi con cui si confronta.

A fare da cornice alle artiere di DcomeDesign, un marchio – Adele-C - o meglio una donna - Adele Cassina - imprenditrice e figura storica del design italiano, che con i suoi prodotti continua a fare grande il Made in Italy. Divani e poltrone che racchiudono tutta la storia del design italiano e che continuano ancora oggi ad essere sinonimo di ricerca del bello e passione per il legno ed i materiali nobili, di fascino dell’artigianalità unito a un gusto tutto italiano.


DcomeDesign RELOADED ARTIERE_CRAFTSWOMAN a cura di Anty Pansera, Raffaella Fossati e Patrizia Sacchi 9 - 14 aprile 2019

Inaugurazione 10 aprile 2019 ore 18 – Cocktail offerto da Nicoletta Rossi con “Osteria della Buona Condotta” e Patrizia Legnaro con i particolarissimi vini vulcanici del suo progetto d’impresa “UVA”

Sede

Biblioteca Umanistica di Santa Maria Incoronata - Corso Garibaldi 116, Milano

Orari

Martedì, giovedì, domenica dalle 11 alle 20

Mercoledì dalle 11 a fine inaugurazione

Venerdì e sabato dalle 11 alle 22

Ingresso libero

Richiesta informazioni info@dcomedesign.org

Ufficio stampa

Maria Chiara Salvanelli

email mariachiara@salvanelli.it - mob +39 333 4580190

Promosso e realizzato da DcomeDesign – via Volta 12, Milano - www.dcomedesign.org



martedì 2 aprile 2019

Aurelie Mathigot. Frange

Dal 9 al 14 aprile 2019, in occasione della 58esima edizione del Salone del Mobile di Milano, ARCIPELAGO, progetto imprenditoriale dedicato all'innovazione nel settore culturale con la finalità di incoraggiare il dialogo tra Arte e Impresa, in collaborazione con Les Garçons de la rue, presenta la mostra Frange, incentrata sul lavoro dell’artista francese Aurélie Mathigot e sulle sue collaborazioni con il mondo del design. 

Ospitata presso gli spazi del barber shop Tonsor Club e del salone di bellezza Les Garçons de la ruel ’esposizione propone una serie di opere ibride, tipiche della produzione dell’artista, il cui filo conduttore è, letteralmente, quello di una matassa da cucito. Essa gioca sulla connessione tra gli universi dei due soggetti: l’arte del ricamo di Mathigot e l’arte del taglio dei professionisti di Les Garçons de la Rue, dipanando il senso del termine “frangia” sia nel versante dell’ornato tessile sia in quello delle acconciature.

Aurélie Mathigot è nota per i suoi Volumes, sculture in corda, lana e cotone realizzate adoperando la tecnica dell'uncinetto; in esse oggetti di uso comune sono inglobati dalle trame tessili e perciò sottratti al loro ordinario e funzionale impiego. Rappresentare l'oggetto, privato del suo significato originario, conduce a invertire il canone del consueto e costringe l’attenzione a riconsiderare le cose comuni, banali del nostro quotidiano. Ceramica, legno e tessuto si intrecciano, scultura e tessitura si abbracciano, si intersecano e si confrontano dando vita a opere di straordinaria eccentricità estetica.

La mostra propone una selezione delle creazioni di Mathigot focalizzata sui lavori derivati dalle collaborazioni con svariati brand. Per Astier de Villatte Mathigot ha ricoperto alcune ceramiche (piatti, bicchieri, ciotole) con ricami crochet di corda dura, delle quali ha poi ricavato un calco. Da questo prototipo originale gli artigiani di Astier de Villatte riproducono a mano ogni pezzo, che così si definisce a metà strada tra la serie e l’esemplare unico. Con PoParis!, azienda specializzata nella produzione di tappeti,  l’artista  ha avviato una ricerca sulle pratiche di fabbricazione di questi ultimi che è sfociata in un dialogo tra i diversi modi di lavorare differenti materie tessili. Dopo aver identificato la tecnica di nodi più vicina al suo lavoro di crochet, Mathigot ha ideato i modelli di alcuni esemplari, poi realizzati in Albania dalle mani esperte di donne che si tramandano da generazioni una particolare tradizione autoctona dell’annodatura. Per Macon&Lesquoy, marchio rinomato per le originali spille, Mathigot ha cucito a mano un modello ispirato ad una sua opera da cui ne è derivata una serie a tiratura limitata di soli 200 pezzi. Dalla collezione di Livette la Suissette l’artista ha preso la materia a lei più familiare, ovvero il lino, ricamando sopra a cuscini ed altri elementi d’arredo delle vistose frange. Per l’eclettico brand parigino Merci Mathigot ha realizzato un pezzo unico assemblando stoffe di diversa foggia, colore e spessore. Pezze di lino, strofinacci fatti di ortica e corpose frange imbevute in tinte naturali si combinano in un’installazione dall’effetto altamente scenografico.

Assieme al ricamo, l’altro fuoco dell’ellisse della traiettoria artistica di Mathigot è la fotografia. La serie Photos Brodées si compone di istantanee stampate su tela, in seguito ricamate in specifici punti con materiali estranei, quali cotone, lana, perline, al fine di intensificare certe aree dell'immagine. Da superfici inizialmente piatte, tali opere si dinamizzano grazie al movimento dato dall’eterogeneità delle componenti aggiunte, spiazzando la percezione con un’impressione di trompe-l'oeil  e istituendo un doppio coinvolgimento, visivo e tattile, che assieme all’occhio attira anche la mano.

Per Aurélie Mathigot la creazione di un rapporto con un luogo o un oggetto si concretizza di fatto in un’operazione di tessitura. Che si tratti di ricoprire determinate porzioni della rappresentazione fotografica di un paesaggio o di costituire una trama più o meno fitta intorno ad un oggetto di uso quotidiano, se c'è qualcosa che per Aurélie Mathigot deve rimanere presente in tutte le forme del suo lavoro è questa tessitura come metafora del legame, sentito quale mezzo di comunicazione potenzialmente illimitato.

L'arte dell’intrecciare offre quindi qualcosa di più della semplice attività oggettiva di tessere, si tratta di inventare una relazione: "si può arrivare a chiedersi se il rapporto del narratore con la sua materia, la vita umana, non sia essa stesso una relazione artigianale. Se il suo compito non consista proprio nel lavorare la materia prima delle esperienze vissute - le proprie e quelle degli altri - in un modo solido, unico e utile”.


Aurélie Mathigot ha esposto in molti prestigiosi musei internazionali, come il Centre Pompidou, il Palais de Tokyo, la Galerie Yvon Lambert, il Musée MAC/VAL di Vitry sur Seine, la Saatchi Gallery di Londra e la Galleria Rossana Orlandi di Milano. Lavora moltissimo con il Giappone, dove collabora attivamente con numerosi designers.


Ufficio stampa: press@arcipelagostudio.com | +39 349 1250956


ARCIPELAGO è un progetto imprenditoriale dedicato all'innovazione nel settore culturale. Un'agenzia di artisti che crea contenuti e produce eventi di arti visive, performative e digitali, con la finalità di incoraggiare il dialogo tra Arte e Impresa. La produzione spazia dalle tradizionali forme d’arte visiva alle più recenti ricerche contemporanee, comprendendo pittura, scultura, fotografia, installazioni, light art, land art, video art e performance.  Il progetto si rivolge ad aziende e fondazioni, pubbliche o private, che intendano sviluppare il proprio impegno artistico nell’ambito della loro attività.


Per informazioni: ccorazza@arcipelagostudio.com | + 39 349 0657964


Aurelie Mathigot. Frange
 9 - 14 aprile 2019
Garçons de la rue, via Lagrange 1
Tonsor Club, Via Palermo 15, Milan

Evento segnalato da : Irene Guzman