martedì 31 ottobre 2017

Unfolding

La Galleria Nicola Pedana è lieta di presentare Unfolding, un progetto di Matteo Montani a cura di Alessandra Troncone, che si dispiega in tre tempi e luoghi diversi: la Reggia di Caserta, dove verrà presentata una scultura dell’artista; la galleria Nicola Pedana, che ne ospita la mostra personale e il museo MADRE, dove al termine del progetto sarà presentata la pubblicazione che documenta gli sviluppi del progetto. 

Pur essendo caratterizzati da una propria autonomia, i tre momenti sono legati tra loro da un profondo filo concettuale: la trasformazione della materia e della forma, il rivelarsi e scomparire dell’immagine, la suggestione di una dimensione altra, sono alcuni dei temi che connettono tra loro queste occasioni espositive e di riflessione sul lavoro di Montani. Il titolo Unfolding sottolinea un’idea di svelamento che investe tanto la forma quanto l’aspetto materico-processuale, suggerendo il lento schiudersi da una condizione di invisibilità a una presenza percepibile. Al centro vi è l’idea di un processo che si compie sotto gli occhi dello spettatore, reso partecipe delle trasformazioni visive e materiche cui le opere stesse sono soggette. 

L’intervento nella galleria Nicola Pedana prevede la realizzazione di un walldrawingsu uno dei muri della galleria utilizzando la tecnica della “pittura a scomparsa” (vanishing painting) per dar vita a figure che appaiono e scompaiono alla vista secondo una particolare tecnica messa a punto dall’artista. Punto di partenza per Montani è una ricerca intrapresa alla fine degli anni Novanta; per questo progetto, l’artista riprende infatti la tecnica già sperimentata nelle Emersioni, esposte al MUSPAC de L’Aquila (1999), allo Studio Casoli di Milano (2000) e al Premio Suzzara (2001) che prevede l’abrasione diretta su tavola o parete di strati successivi di colore poi interamente nascosti dal bianco. In questa nuova produzione, il processo viene completato dalla presenza di un nebulizzatore d’acqua che, irrorando la superficie del muro, permette la “riemersione” delle figure sottostanti e poi la loro successiva “sparizione”, una volta asciugatasi la superficie. La realizzazione del wall drawing sarà accompagnata dall’esposizione di studi, ovvero piccole sculture e studi di figura realizzati a olio blu reale su carta nera.


BIOGRAFIA DELL’ARTISTA

Matteo Montani è nato a Roma nel 1972. Le sue opere ad olio su carta abrasiva, con la recente aggiunta - oltre che del Blu Reale che lo contraddistingue -  di policromie e polveri metalliche, ci rimandano a paesaggi mentali e rarefatti sempre in bilico, sospesi tra un contesto di meditativa intimità e di apparizioni che si articolano in una dimensione rivelatoria. Nel corso della sua carriera ha collaborato in maniera continuativa con la Galleria L’Attico di Fabio Sargentini (2005/2017), esponendo anche con altre gallerie quali Marilena Bonomo a Bari, Sergio Casoli a Milano, Valentina Bonomo a Roma, Otto Gallery a Bologna e Luca Tommasi Arte Contemporanea.
Nel 2001 è vincitore del XL Premio Suzzara. Nel 2008 partecipa alla Quadriennale di Roma e tiene la sua prima mostra museale al MAR di Ravenna. Del 2011 è la sua prima mostra personale all’estero al MuseumAmDom di Wuerzburg in Germania, città che ospita anche una sua grande opera all’interno del Duomo. Nel 2013 è vincitore del premio speciale OrenioMichetti. Espone a New York nel 2010 e nel 2016, presso la Elkon Gallery. Nel 2015, a seguito della mostra personale Andarsene al Museo Andersen di Roma, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea acquisisce una sua opera sperimentale: una scultura che, sciogliendosi, diventa un’opera bidimensionale.Sue opere si trovano in prestigiose collezioni quali la Collezione Artefiera di Bologna, la collezione Unicredit e la collezione Vaf, oltre che in importanti collezioni private in Europa e negli Stati Uniti. 



Matteo Montani
UNFOLDING

A cura di Alessandra Troncone

Reggia di Caserta, vestibolo superiore: 11 novembre 2017, ore 12.00

Galleria Nicola Pedana, Caserta: inaugurazione 19 novembre 2017, ore 17.30
Dal 20 novembre 2017 al 30 gennaio 2018

MADRE, Napoli: presentazione della pubblicazione
20 dicembre 2017, ore 18.00

mercoledì 25 ottobre 2017

JIM DINE. HOUSE OF WORDS. The Muse and Seven Black Paintings

L'Accademia Nazionale di San Luca presenta dal 27 ottobre 2017 al 3 febbraio 2018 la mostra " JIM DINE. HOUSE OF WORDS. The Muse and Seven Black Paintings " nelle sale espositive della sede storica di Palazzo Carpegna, nei pressi della Fontana di Trevi a Roma.

L'esposizione celebra l'elezione nell'Accademia Nazionale di San Luca di Jim Dine , nella classe degli accademici stranieri, rappresentando il vicendevole omaggio che l'artista e l'istituzione si scambiano.

Jim Dine, sin dal suo esordio ha subito conquistato un posto di primissimo rilievo all'interno della cultura americana e internazionale. Tra i primi a concepire e sperimentare l'happening, ha avuto della pittura un'idea aperta e inclusiva della realtà e dell'esperienza non solo quotidiana, presente all'ormai mitica Biennale di Venezia del 1964 dove esplose internazionalmente il fenomeno della Pop Art, artista complesso, ha avuto fino a oggi stagioni creative segnate da una forte autonomia espressiva.

L'esposizione occuperà la galleria del piano terra dell'Accademia e presenterà l'intero ciclo pittorico inedito Black Paintings, concepito nel 2015 nel suo studio parigino. Le sette tele di grande formato sono caratterizzate da un uso plastico della materia pittorica e da sature cromie che articolano frammenti narrativi fortemente espressivi cui fanno riferimento i differenti titoli delle opere, quali The Joseph Poem , The History of Screams - Bernini, Damaged by a CrackMad Dog SwimmingA Sign of its Pale Color - Tenderness, Eunice is Gone, Happy. Anew. A parrot at Sunrise, The Blood Moon.

Il salone centrale accoglierà l'opera "totale" The Flowering Sheets (Poet Singing) presentata al Getty Museum di Los Angeles nel 2008: una installazione composta da cinque grandi sculture lignee che circondano un gigantesco autoritratto bianco di gesso, poliestere e legno; le pareti saranno interamente segnate e scritte da The Flowering Sheets (Poet Singing), poema scritto dallo stesso artista che leggerà nel corso di una serata-concerto nella Chiesa dei Santi Luca e Martina al Foro romano martedì 7 novembre alle ore 18.30.

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo bilingue (italiano/inglese) con testi di Paola Bonani, Lorand Hegyi, Vincent Katz, Claudio Zambianchi e un testo apparso nella rivista Marcatre del 1965, dove Alberto Boatto, recentemente scomparso, tracciava un vivido ritratto dell'artista.


Informazioni per la stampa:
Maria Bonmassar
06 4825370; +39 335490311; ufficiostampa@mariabonmassar.com



INFORMAZIONI


JIM DINE. HOUSE OF WORDS. The muse and seven black paintings
Inaugurazione: giovedì 26 ottobre 2017, ore 18.00
Apertura al pubblico: 27 ottobre 2017 - 3 febbraio 2018
Sede: Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna, piazza dell'Accademia di San Luca 77 - Roma
Orari: dal lunedì al sabato: 10.00 - 19.00 (ultimo ingresso 18.30); domenica chiuso.
Ingresso gratuito



READING DELL'ARTISTA: HOUSE OF WORDS
Sede: Chiesa dei SS. Luca e Martina, Via della Curia, 2, 00184 Roma (Foro romano)
Data e orari: martedì7 novembre 2017, 18.30 - 19.30 (ingresso del pubblico dalle ore 18.00)
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
Informazioni: tel. 06 679 8850; segreteria@accademiasanluca.it


lunedì 23 ottobre 2017

BUILDERS OF TOMORROW - Immaginare il futuro tra design e arte

Nell’ambito della XII edizione del “Premio Nazionale delle Arti 2016-17 – Sezione design” dal titolo Future is Design, si presenta la grande mostra “BUILDERS OF TOMORROW - Immaginare il futuro tra design e arte”, presso le sale del MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza dal 28 settembre al 25 ottobre 2017. 

La mostra, a cura di Giovanna Cassese e Marinella Paderni – rispettivamente presidente e direttore dell’istituto ISIA di Faenza, nonché ideatrici e organizzatrici di questa nuova edizione del premio – intende esplorare la collaborazione proficua tra arte e design in linea con le esigenze del nuovo millennio, sempre più orientato alla produzione di oggetti e sistemi come esperienza estetica ed etica del mondo.

La mostra è organizzata grazie alla proficua collaborazione con il Comune di Faenza, del MIC, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e del Ministero dell’Istruzione, dell'Università e della Ricerca, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del MiBACT - Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dell’AIAP – Associazione italiana design della comunicazione visiva e dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale, della Regione Emilia-Romagna e della Provincia di Ravenna. La mostra è realizzata con il contributo del MIC, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza.


Premesse

A distanza di un secolo dai tempi rivoluzionari del Dadaismo, della Bauhaus e del Costruttivismo Russo, passando per Marcel Duchamp e Walter Gropius, la cultura del progetto, oggi come allora, intende integrare la libertà d’immaginazione e di sperimentazione dell’arte con saperi tecnologici, conoscenze socio-antropologiche e l’innovazione progettuale del design. La stessa inventiva e ricerca di un tempo risuonano nel lavoro odierno di artisti e designer, intenzionati a interagire per costruire un mondo sempre più attento all’uomo e alla sua storia.
Il vero tema della mostra, infatti, è andare oltre il confine tra arte e design, per un dialogo costruttivo tra cultura del progetto e cultura della creatività, in vista di una nuova estetica. La produzione e la ricerca sono strettamente connesse al percorso didattico del design, In questo senso, la formazione è parte integrante ed essenziale del sistema del contemporaneo.

Builders of Tomorrow presenta una selezione di opere di rara qualità di celebri artisti e designer contemporanei. I costruttori del mondo di oggi affondano le radici nelle avanguardie artistiche di un secolo fa: tra Dadaismo, Bauhaus, De Stijl e Costruttivismo gli artisti, gli architetti e i progettisti rivoluzionarono il modo di pensare le arti e il loro ruolo nella società, ideando un’arte che avesse applicazioni nel quotidiano, capace di creare forme, oggetti, strumenti, esperienze, relazioni in grado di cambiare i modi di abitare il mondo, le città, migliorando la vita delle persone. Oggi come allora lo scambio d’idee, visioni, pratiche, progetti tra artisti e designer sta tornando a essere il modus operandi di una progettualità del futuro che apre i confini di entrambe le discipline a sconfinamenti, contaminazioni, influenze reciproche.
E’ necessario, allora, trovare e ritrovare quelle corrispondenze e assonanze che costituiscono il patrimonio identitario dell’Italia nel settore, che risiede nel DNA del “made in Italy”, distinguendoci nel mondo per la produzione degli ultimi Cinquant’anni. Oggi si può ripartire da qui e da un nuovo modo di intendere il design, a partire dai suoi rapporti con l’artigianato, l’architettura, la fotografia, l’hand made nell’ottica di un design for all da ogni punto di vista.


Progetto

Creando delle installazioni ambientali, in cui le opere d’arte dialogano con le produzioni di design nelle varietà di stili e materiali vari, tra cui proprio la ceramica, il percorso espositivo si avvarrà dei lavori di alcuni tra i più grandi artisti e designer contemporanei e storici:
Vito Acconci, Andrea Anastasio, Meris Angioletti, Salvatore Arancio, Rosalba Balsamo, Nanni Balestrini, Becky Beasly, Sonia Biacchi, Renata Boero, Gregorio Botta, Andrea Branzi, Chiara Camoni, Marc Camille Chaimowicz, Stefano Casciani, Tony Cragg, Matali Crasset, Enzo Cucchi, Riccardo Dalisi, Nathalie Du Pasquier, Formafantasma, Martino Gamper, Marco Gastini, Jean-Paul Gaultier, Piero Gilardi, Paolo Gonzato, Konstantin Grcic, Sheila Hicks, Christian Holstad, Giulio Iacchetti, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Claudia Losi , Ugo Marano, Anna Maria Maiolino, Franco Mello, Alessandro Mendini, Mathieu Mercier, Bruno Munari, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Gaetano Pesce, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Andrea Sala, Denis Santachiara, Francesco Simeti, George Sowden, Sissi, Heim Steinback, Ettore Sottsass, Superstudio, Patricia Urquiola, Marcella Vanzo, Joe Velluto

L’allestimento sarà realizzato secondo le assonanze concettuali ed estetiche delle varie opere, evidenziando le contaminazioni, i dialoghi e le visioni comuni di quest’ultimo periodo.
Aperta fino al 25 ottobre 2017, la mostra vedrà il contributo di un comitato scientifico di prestigio composto da Giovanna Cassese, Marinella Paderni, Claudia Casali, Daniela Lotta e Irene Biolchini. Inoltre, la mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue italiano/inglese (192 pagine), edito da Gangemi Editore, dove saranno incluse le suggestive foto dell’allestimento negli spazi del MIC e saggi elaborati dal comitato scientifico.


INFORMAZIONI UTILI

Titolo: “BUILDERS OF TOMORROW - Immaginare il futuro tra design e arte”

A cura di: Giovanna Cassese e Marinella Paderni

Nell’ambito di: “Future is Design” - Premio Nazionale delle Arti 2016-17 – Sezione design, XII edizione

Comitato scientifico: Giovanna Cassese, Marinella Paderni, Claudia Casali, Daniela Lotta e Irene Biolchini

Visual: Matteo Pini
Dove: MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche, Viale Alfredo Baccarini, 19 – Faenza

Date: dal 28 settembre al 25 ottobre 2017

Inaugurazione: 28 Settembre - ore 20


AGENZIA DI COMUNICAZIONE E UFFICIO STAMPA



Culturalia di Norma Waltmann
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domenica 22 ottobre 2017

“Bambo Dream” - Mostra tradizionale d’arte cinese

Per la prima volta arriva in Italia il “maestro pittore del bambù” Cao Tianwen, con una mostra che si terrà a Milano dal 23 al 29 ottobre. Sarà possibile scoprire il maestro Tianwen, famoso per i suoi caratteristici dipinti del bambù nella mostra “Bambo Dream” -  Mostra tradizionale d’arte cinese, che segnerà l’esordio artistico nel nostro paese. 

Sotto la direzione artistica di Zhao Xiang Wu, la mostra di Cao Tianwen sarà inaugurata lunedì 23 ottobre all’interno della Galleria Spazio Libero 8 – Alzaie Naviglio Pavese 8 a Milano. “Solo quando i tuoi dipinti di bambù gloriosi brillano nella storia, allora puoi svegliarti dal tuo sogno”. Con queste parole,  Cao Tianwen esalta la forza dei suoi dipinti del bambù, condividendo la flessibilità in tempi antichi e moderni, e intersecando tra romanzo e familiarità. 

Appoggiandosi alla pietra o alla riflessione della luce della luna, ricoperta di pioggia e rugiada o di vento e neve, il grassetto bambù e le sue foglie verticali, essendo in una varietà di composizioni di immagini e di luce tremolante, forniscono un nuovo senso di bellezza e ambiguità dal sapore poetico e rivelano il loro grandioso etere e il nimbo vivace. Il suo stile rudimentale è stato formato nell’intimità intrecciata nella familiarità e nel moderno combinato con l’antico. Orchidee, bambù e paesaggistica in generale sono i temi preferiti dall’artista cinese. Ad oggi, oltre cento sue opere sono state pubblicate su più di 50 giornali cinesi.   


Chi è Cao Tianwen 

Cao Tianwen, nato a Ningyang, Shandong, si è laureato presso le Belle Arti del Qufu College of Education. È membro della Associazione degli Artisti Cinesi, decano dell'Accademia di Pittura e Calligrafia di Huayuan a Pechino, nonché Dean dell'Accademia Taishan della Pittura Cinese. Cao Tianwen è ritenuto un artista di livello internazionale completo che spazia dalla calligrafia alla pittura, dalla sabbia viola all’arte della ceramica. Le sue opere sono esposte in collegi, musei e anche in collezioni private e riscontrano sempre grande successo nelle più importanti case d’aste cinesi. 
Tianwen ha ricevuto numerosi onori a livello internazionale ed è stato anche rappresentato nei media diverse volte.   

Gli organizzatori della mostra 
Ad organizzare l’evento di notevole spessore artistico e culturale la società 'Big Eyes Vision International', in collaborazione con la 'Galleria Spazio Libero' e l’associazione 'CuriArte Milano'. La “'Big Eyes Vision International' nasce dall’esperienza di professionisti esperti in diversi settori e risponde a diversi bisogni offrendo una vasta gamma di servizi sia ad aziende sia ad associazioni no profit:
ideazione ed organizzazione di eventi
campagne di comunicazione
progettazione materiale di comunicazione
marketing e sviluppo di operazioni commerciali di import ed export.

Bamboo dream - Mostra tradizionale d’arte cinese del "Maestro pittore del bambù", Cao Tianwen dal 23 al 29 ottobre 2017 Galleria Spazio Libero 8 – Alzaie Naviglio Pavese 8 Milano Evento ad invito aperto                               

Contatti stampa:   Zhao Xiang Wu, curatore della mostra Zhaoxiangwu@gmail.com   Salvo Longo www.ufficiostampaecomunicazione.com

venerdì 20 ottobre 2017

Nuovo appuntamento di approfondimento dedicato alla mostra Treasures from the Wreck of the Unbelievable di Damien Hirst.

Palazzo Grassi - Punta della Dogana presenta un nuovo appuntamento di approfondimento dedicato alla mostra Treasures from the Wreck of the Unbelievable di Damien Hirst. 

Martedì 24 ottobre alle ore 18.30, Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dialoga con  Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi - Punta della Dogana, e Marco de Michelis, docente di storia dell'architettura, sui rapporti tra archeologia e arte contemporanea, a partire dagli spunti offerti dalla mostra di Damien Hirst.  

Ogni arte, anche quella antica fu contemporanea al suo tempo. Spesso l'introduzione di una nuova corrente figurativa fu un elemento di rottura col passato, talora ne trasse spunto rielaborandolo o semplicemente lo imitò. Il banco di prova per l'artista, anche oggi, è comunque il mondo di opere che lo circonda, realizzato dalle generazioni precedenti. Per questo non solo è opportuno, ma direi doveroso per un museo archeologico riflettere di continuo su questo tema. Esiste un fil rouge talora visibile, talora invisibile, che ci collega ineluttabilmente ai nostri avi. Sta a noi e all'artista evidenziarlo. 
Paolo Giulierini, direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli 

La conversazione intende approfondire il tema delle convergenze tra archeologia e arte contemporanea, dai progetti museografici ed espositivi fino all’ispirazione che ne traggono molti artisti contemporanei nella loro produzione. 

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.  

giovedì 19 ottobre 2017

Che Guevara. Tu y Todos

Una parete di 16 metri a fasce mobili, retroproiettata, mostra le immagini edulcorate proposte negli anni Cinquanta da Hollywood, dalle riviste di moda, dalla pubblicità delle grandi imprese delle società consumistiche. All’avvicinarsi dei visitatori però le immagini bruciano, per lasciare il posto a un’altra realtà fatta di povertà e malattie, ingiustizie sociali, sfruttamento del lavoro, mancanza di libertà.

Superata quella linea, inizia il viaggio nella storia di Ernesto, poi diventato El Che, che culminerà in un’installazione artistica realizzata appositamente da uno dei pionieri della Perceptual Art, Michael Murphy: “Il Volto di Che Guevara”.

La mostra, con la direzione artistica di Daniele Zambelli, la curatela di Daniele Zambelli, Flavio Andreini, Camilo Guevara e Maria del Carmen Ariet Garcia e una “colonna sonora” originale composta da Andrea Guerra – vincitore del premio Soundtrack Stars 2017 alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia – si sviluppa filologicamente su tre livelli, affidati a diversificate soluzioni multimediali coinvolgenti e di particolare efficacia comunicativa.

Il primo livello racconta, con un’impostazione narrativa di stampo giornalistico, il contesto geo-politico. Il secondo è biografico, per ripercorrere con ampi e inediti materiali d’archivio e con tono documentaristico gli avvenimenti privati e pubblici del personaggio: i suoi famosi discorsi ufficiali, le riflessioni su educazione, politica estera ed economia, il senso della rivoluzione e la speranza nell’“Uomo Nuovo”.

Infine, c’è un livello a-temporale narrato con tono intimistico: è il racconto degli scritti più personali, dai diari alle lettere a familiari e amici, fino alle inedite registrazioni di poesie dedicate alla moglie Aleida, dove dubbi, contraddizioni, riflessioni prendono corpo.

Da questo livello narrativo emerge l’uomo, l’intensità delle domande che il Che poneva a se stesso, la difficile scelta fra l’impegno nella lotta contro l’ingiustizia sociale e la dolorosa rinuncia agli affetti e a una vita più sicura.

“..Mia amata: [...] Mi costa scrivere; o mi disperdo in inutili dettagli tecnici, o cedo al turbine di ricordi di una vita che chissà mai se tornerà. Devi sapere che sono un misto tra un avventuriero e un borghese, combattuto fra una voglia lancinante di “casa”, e l’ansia di realizzare i miei sogni.” (Che Guevara, lettera alla moglie Aleida - novembre 1965)

Sono 4 “Album” ad aprire il percorso della mostra: suggestivi montaggi di ricordi personali “di” e “su” Ernesto Guevara prima di diventare El Che, il “guerrillero”. Alle spalle dei visitatori intanto, la storia in pillole di Cuba: dall’arrivo di Cristoforo Colombo al 1953, con la sospensione delle garanzie costituzionali da parte del dittatore Fulgencio Batista.

Il primo e il secondo Album ripercorrono rispettivamente gli anni dal 1928 al ‘41 e dal 42’ al ‘49, voci narranti sono i ricordi delle persone che avevano frequentato il giovane in quegli anni: il padre ingegnere, la mamma Celia de la Serna, i fratelli, gli zii, l’amica Tita Infante, i compagni di giochi e di università. Ecco le vacanze al mare, la sua brutta bronchite asmatica; il carattere ribelle a scuola, le avide letture, compreso Freud a 14 anni, e gli appunti filosofici; e poi il rugby e la rivista fondata con i compagni in cui Ernesto scriveva con lo pseudonimo di Chang–Cho, finto cinese per il nomignolo spagnolo “sporco” affibbiatogli da alcuni amici.

Ernesto s’iscrive a medicina, fa l’infermiere per guadagnarsi da vivere, parte a 22 anni per il suo primo viaggio per le province argentine del Nord su una bicicletta dotata di un piccolo motore, Cucciolo. Percorre oltre quattromilacinquecento chilometri.

Seguiranno altri viaggi fondamentali per la sua formazione di cui ci parlano i due successivi Album, che vanno dal ’50 al ’52 e dal ’53 al ’56, quando lascia definitivamente l’Argentina per Cuba, la guerriglia, il suo destino di rivoluzionario.

Qui sono i diari di Guevara a tirare le fila del racconto:“Notas de Viaje” (il “Diario di una Moticicletta”) e “Otra Vez”.

…Sapevo che nel momento in cui il grande spirito che governa ogni cosa avesse diviso l’intera umanità in due sole fazioni antagoniste, mi sarei schierato con il popolo. E so anche — perché lo vedo impresso nella notte — che io, l’eclettico sezionatore di dottrine e psicoanalista di dogmi, urlando come un ossesso, darò l’assalto a barricate e trincee.” (Ernesto Guevara in “Notas de viaje” - 1952)

La prima peregrinazione nel Continente in compagnia di Alberto Granado, con la motocicletta chiamata “Poderosa II” è stato un viaggio denso di scoperte, delle proprie radici più profonde, e di avventure. I ricordi dei lavoratori delle terrificanti miniere di Chuquicamata, o i lebbrosari in cui va ad aiutare i malati lo segneranno per sempre.

Appena rientrato a casa, annota: “Il personaggio che ha scritto questi appunti è morto quando è tornato a posare i piedi sulla terra d’Argentina, e colui che li riordina li ripulisce: “io”, non sono io; perlomeno non si tratta dello stesso io interiore. Quel vagare senza meta per la nostra “Maiuscola America” mi ha cambiato più di quanto credessi”. (Ernesto Guevara in “Notas de viaje” - 1952)

Nel ’53 comincia la seconda traversata dell’America Latina, “Otra Vez”, con un percorso deciso in anticipo: visitare la Bolivia e andare alla scoperta della rivoluzione del 1952. Continua a studiare, inizia a scrivere un libro che conclude ma che non verrà mai pubblicato sulla funzione del medico in America Latina, assume posizioni politiche più radicali, fino a quando nel ‘55 conosce Fidel Castro. Un incontro fatale.

In una lettera alla madre annuncia: Qualche tempo fa, […] un giovane leader cubano mi ha invitato a entrare nel suo movimento, un movimento che era di liberazione armata nella sua terra, e io, naturalmente, ho accettato. […] Il mio futuro è legato alla rivoluzione cubana. O vinco con loro o muoio”. (Ernesto Guevara, lettera ai genitori - 6 luglio 1956)

Un’installazione propone un focus sugli anni durissimi della guerriglia ma anche sui suoi antefatti: la dittatura di Batista e la situazione socio-economica nella Cuba pre-Castro.

Tra gli eventi emergono i caratteri della personalità di Guevara che organizza scuole rurali, istruisce i contadini e, pure in condizioni di vita disumane, tra marce forzate e attacchi d’asma, cura i feriti, anche quelli dei nemici, s’inventa dentista e insegna a leggere e scrivere ai suoi compagni.

L’importanza dello studio e dell’istruzione saranno del resto una costante anche nelle lettere ai figli, nelle cartoline che invia alla famiglia, così come costante sarà la passione per i libri, tanto che pure nel disastro della guerriglia in Congo, nel 1965, trova il modo di chiedere alla moglie d’inviargli una serie di volumi: classici greci come le tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide, i testi di Platone e Aristotele, le Vite Parallele di Plutarco Erodoto; ma anche il Don Chisciotte, Racine, Dante, Ariosto, Il Faust di Goethe; Le opere complete di Shakespeare.

L’immersione negli eventi pubblici e privati che costellano la vita del Che continua in un percorso biografico particolarmente coinvolgente, una linea del tempo ricchissima di immagini storiche, filmati, registrazioni di discorsi dal 1959 “Ano de la Liberacion” al 1967 l’anno della missione in Bolivia, l’ultima avventura.

Continuo il richiamo in apposite “stazioni” al contesto geopolitico e storico nel mondo, con la cronologia degli avvenimenti che segnano in quegli anni la trasformazioni sociali.

Nel mezzo, tre vere e proprie “stanze”, in cui al di là della retorica ufficiale, del mito e della politica, possiamo incontrare l’uomo, con le sue riflessioni, le sue emozioni, la sua voce.

È Ernesto Guevara, il Che, che si racconta.

“[...] vorrei spiegarvi [...] perché lo sentiate nel più profondo dei vostri cuori, il perché di questa lotta, di quella che abbiamo combattuto con le armi in mano. […] <> diceva Martí . E così abbiamo fatto noi, interpretando le sue parole”. (Che Guevara, discorso per la commemorazione della nascita di José Martí - 28 gennaio 1960)

“[…] Così è stato, per gran parte della mia vita; sacrificare gli affetti per ideali più alti; e pensare che la gente crede di avere a che fare con un robot senz’anima!” (Che Guevara, lettera ad Aleida dal Congo-ottobre 1965).

Centinaia di pensieri, di diari, di lettere ci rivelano intimamente una delle personalità che più profondamente hanno segnato un’epoca.

Saliti al piano superiore della Fabbrica del Vapore alcuni tavoli interattivi consentiranno approfondimenti e la consultazione integrale di numerosi documenti, una sala proiezioni permetterà la visione della filmografia sul Che e farà da teatro agli eventi - incontri, conferenze, concerti, ecc - che accompagneranno e animeranno la mostra per l’intera durata.

Infine, l’invenzione creativa del geniale artista americano Michael Murphy: un’enorme ricostruzione multidimensionale, basata sulla ricomposizione di foto storiche, della “iconografia” più nota del Che, capace di trasformarsi nella sua altrettanto famosa firma.

Una sorta di omaggio, un ricordo nel tempo:

“[…] Sono estremamente rigoroso nelle mie azioni e credo che a volte non mi abbiate capito. D’altra parte non era così facile […]; credetemi, almeno adesso. Ora la mia forza di volontà, che ho perfezionato con piacere da artista, sosterrà le gambe tremanti e i polmoni stremati. Lo farò. Per un attimo ancora. Ricordatevi di questo piccolo condottiero del XX secolo […]”. (Che Guevara, Lettera ai genitori, prima di partire per il Congo - 1965).



Parte del ricavato della mostra “Che Guevara. Tu y Todos” sarà destinato a un intervento sociale in favore del Programma “Scuole nel Mondo. L’educazione per ogni bambino”della Fondazione Paoletti in sostegno al centro educativo “Bayt Al Amal” (la casa della speranza) in Siria.

In occasione della mostra e del cinquantennale è inoltre prevista la realizzazione di un importante DocuFilm su Che Guevara.

Una produzione Magnitudo Film, RedString Pictures e ALMA.


mercoledì 18 ottobre 2017

Contaminazioni a Statuto13

L'ideazione di questo progetto espositivo nasce dalla collaborazione artistica di due artisti: Vito Lentini - già noto in galleria STATUTO13 grazie a collaborazioni espositive nella nota galleria milanese - e Gianni Manca.

Si tratta di pure ibridazioni di varie tecniche artistiche: fotografia, pittura acrilica, acquerello, disegno a matita, collage, plexiglass; tramite le quali gli artisti hanno saputo cimentarsi in complesse opere eseguite a quattro mani, unificando diversi mondi creativi e differenti modi di percepire la propria espressività e la creatività individuale.

E' in tal senso che nasce il leit motiv della contaminazioni, dove ogni opera ha un aspetto che denota una duplicità se non una molteplicità di tecniche e di ricerche artistiche sperimentali alle quali gli artisti si sono spontaneamente ispirati lasciando intravedere il fecondo ed originale potenziale.

La poetica di questa mostra bi-personale è delicata e dedicata in ampia misura alla femminilità, mai intesa come perfezione estetica o anatomica assoluta, bensì come pura artisticità. Si tratta di una metafora omaggiante la donna e il suo universo sensibile, erotico, umano e vero. Tuttavia i contenuti insiti nel percorso espositivo della mostra non si fermano a un solo punto, bensì incedono verso volute allusioni al concetto del “dualismo”. 

Molte opere infatti sono speculari l'uno all'altra, non solo nella scelta delle tecniche ma anche nella decisione di esprimersi tramite veri e propri “dittici” contemporanei sia nello stile che nei significati. L'opera d'arte si fonde così al soggetto, che a sua volta esprime amore e intesa e, non da meno, ammirazione verso la corporeità, la sinuosità e la personalità della donna.....e non solo.
Osserviamo, dunque le sensazioni che le fotografie di Gianni Manca e la pittoricità di Vito Lentini sanno trasmettere al fruitore generosamente e con un profondo senso di scoperta cinestetica.



Per informazioni:

Cell. +39 347 2265227 (mart/sab h 11/19)
info@statuto13.it
www.statuto13.it
www.facebook.com/statuto13


martedì 17 ottobre 2017

Due conferenze alla mostra "Jacques Henri Lartigue fotografo. Il tempo ritrovato"

Collateralmente alla mostra 'Jacques Henri Lartigue fotografo. Il tempo ritrovato' - fino al 26 novembre 2017 - il Museo Bagatti Valsecchi, organizza due conferenze con la curatrice dell’esposizione, Angela Madesani, sul tema della fotografia. La prima si terrà Mercoledì 18 ottobre alle ore 18.30 ed ha per titolo "Jacques Henri Lartigue e la fotografia" mentre la seconda si terrà Mercoledì 8 novembre alle ore 18.30 ed avrà per titolo "I grandi dilettanti della fotografia". Entrambe sono ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.


Pittore e fotografo, Jacques Henri Lartigue (Courbevoie 1894 – Nizza 1986), rivela con chiarezza nei suoi diari cosa lo abbia spinto a fotografare: il desiderio di fissare le immagini e i momenti felici che il tempo inevitabilmente porta via. Lo fa per tutta la vita, scrivendo e fotografando il proprio mondo.

Unico nella storia della fotografia, Lartigue ha fotografato la sua esistenza giorno dopo giorno, come ha scritto Richard Avedon, entusiasta del suo lavoro. L’artista fu un enfant prodige: senza nessuna consapevolezza artistica, stilistica, compositiva, comincia dall’età di sette anni a creare immagini; la fotografia è per lui qualcosa di innato, è la voglia di creare delle copie del reale, registrarne le tracce, senza apportare modifiche. L’attività dell’autore appare come un riuscito tentativo di catalogazione: il fotografo è affetto da una strana tensione alla registrazione di quanto passa davanti ai suoi occhi, quasi non volesse dimenticare nulla. Compie un’operazione strettamente legata alla dimensione della memoria, del ricordo. Solo da vecchio si confronterà con i lavori dei grandi maestri, con Ansel Adams, Brassaï, Bill Brandt, forse anche con William Klein. Ma il termine “professionale” indispettisce Lartigue: l’arte, la fotografia per lui non sono mai state una professione, piuttosto una gioia, per conservare la felicità dello scatto. Di professioni Lartigue non ne ha avute, né avrebbe potuto concepirne e la fotografia è semmai un irrinunciabile piacere personale, da spettatore che guarda, senza preoccuparsi di qualsivoglia contingenza – e in particolare di quelle avverse. Viene finalmente riconosciuto come grande fotografo a 70 anni, con la prima mostra fotografica personale al MoMA di New York. Nel 1979 dona l'intera sua opera fotografica allo stato francese che istituisce l'Association des Amis de Jacques Henri Lartigue denominata poi Donation Jacques Henri Lartigue.

Mercoledì 18 ottobre – ore 18.30
Jacques Henri Lartigue e la fotografia

Mercoledì 8 novembre – ore 18.30
I grandi dilettanti della fotografia

Ingresso gratuito fino esaurimento posti

L’esposizione prosegue fino al 26 novembre.




Segnalato da : 
Benedetta Marchesi
Comunicazione e ufficio stampa
Museo Bagatti Valsecchi

Via Gesù 5 – 20121 Milano
T. 02 76006132

press@museobagattivalsecchi.org
www.museobagattivalsecchi.org

lunedì 16 ottobre 2017

Un viaggio fra i dipinti di Gianni Ruspaggiari

Un viaggio” attraverso la recente produzione dell’artista reggiano Gianni Ruspaggiari, dal 26 ottobre al 26 novembre 2017, presso la Casa di Cura Privata Polispecialistica Villa Verde di Reggio Emilia (Via Lelio Basso, 1).

La mostra, promossa dalla Casa di Cura e dal Circolo degli Artisti di Reggio Emilia, sarà inaugurata giovedì 26 ottobre alle ore 17.30 con una presentazione del curatore Giuseppe Berti. Saranno presenti al vernissage, oltre all’artista e al curatore, Fabrizio Franzini (Presidente di Villa Verde) ed Enrico Manicardi (Presidente del Circolo degli Artisti).

In esposizione negli spazi di accoglienza e nella Sala Esagono al terzo piano della struttura, una quindicina di opere di medie e grandi dimensioni, realizzate prevalentemente dal 2009 al 2014. 

«Gianni Ruspaggiari – scrive Giuseppe Berti – è un esploratore di colori e di segni. Placate la foga del gesto e la “cupa” violenza cromatica di precedenti esperienze, l’artista ora si esprime attraverso più morbidi registri compositivi dove il colore, fluido, libero e cangiante, si unisce ad un segno sottile che si fa figura, che diventa corpo, immagine pulsante di un desiderio carnale: una pittura, questa, che si potrebbe persino definire neo-secentesca e rubensiana, per lo meno nell’espansa e calda sensuosità della composizione. Infatti, sia nelle opere ad olio, sia in quelle di più piccolo formato condotte a tecnica mista (acrilico e acquerello), Ruspaggiari fa uso di una tavolozza esuberante di contrappunti cromatici e di valori tattili: un “canto libero” di viola, lilla, azzurro, arancio, rosso, bianco che si dispiega sulla tela o sul foglio ora con lenti e sfumati trapassi di toni, ora attraverso palpitanti esplosioni cromatiche in cui, in una felice combinazione di tachisme e di dripping, talvolta risuonano anche le note più gravi del nero»

«Il progetto – spiegano Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi – conferma ancora una volta l’importante collaborazione posta in essere una quindicina d’anni fa tra Villa Verde e il Circolo degli Artisti, “insieme per la cultura come strumento di salute”. La personale di Gianni Ruspaggiari è parte di una serie di mostre dedicate ad insigni artisti reggiani che si inseriscono a pieno titolo nel panorama pittorico del secondo Novecento».

L’esposizione, visitabile fino al 26 novembre 2017, negli orari di apertura della Casa di Cura, è accompagnata da un catalogo con le prefazioni di Fabrizio Franzini ed Enrico Manicardi ed il testo di Giuseppe Berti. Ingresso libero. 

Per informazioni: www.villaverde.it, www.circolodegliartisti.re.it. 


Gianni Ruspaggiari è nato  a Reggio Emilia nel 1935. Ha studiato presso il locale Istituto d’Arte Gaetano Chierici, interrompendo però gli studi per seguire il padre musicista a Saint Vincent. Fondamentale per la sua formazione è l’incontro in Val d’Aosta con l’artista torinese Annibale Biglione che gli fa conoscere le ricerche dei pittori delle avanguardie europee. Terminato il servizio militare, e rientrato in città nel 1958, stringe un forte sodalizio intellettuale con altri giovani artisti reggiani, anch’essi impegnati a elaborare nuovi linguaggi formali: Angela Bergomi, Nino Squarza, Mario Pini, Bruno Olivi, Marco Gerra. Gli anni Sessanta vedono dunque Ruspaggiari impegnato a sviluppare la propria ricerca alla luce delle nuove correnti artistiche americane ed europee: da De Kooning a Bacon, dall’Espressionismo astratto alla Pop Art, alla cui estetica – interpretata spesso  anche in chiave optical attraverso l’impiego di un cromatismo acceso ma elegante – rimane legato per tutti gli anni Settanta. Progressivamente, negli anni e decenni successivi, “ritorna all’espressionismo informale, dapprima con la tecnica mista del collage, infine col recupero di una pittura ricca di velature di colore, e fortemente allusiva nei contenuti” (Emanuele Filini, Dizionario degli artisti reggiani, Reggio Emilia, 2003).



Casa di Cura Privata Polispecialistica Villa Verde 
Viale Lelio Basso, 1
42123 Reggio Emilia
Tel. 0522 328611
info@villaverde.it
www.villaverde.it 

Circolo degli Artisti
Via Scaruffi, 1
42122 Reggio Emilia
Tel. 0522 554711 / Cell. 346 0142189
circolodegliartisti2016@gmail.com
www.circolodegliartisti.re.it  


UFFICIO STAMPA:
CSArt - Comunicazione per l’Arte
Via Emilia S. Stefano, 54
42121 Reggio Emilia
Tel. 0522 1715142
info@csart.it 
www.csart.it



domenica 15 ottobre 2017

Il Corpo Evanescente

Domenica 15 ottobre inaugura Era Aurora, laboratorio e spazio espositivo di Davide Bava. Fino al 26 ottobre, in mostra incisioni di Corina Cohal per Il Corpo Evanescente, a cura di Ivan Fassio, e una serie dello Specchio Patibolare nell’Habitat di Turi Rapisarda, Giovanna Preve, Daniel Fuss e Ilaria Viale.

Era Aurora è un laboratorio dedicato all’evoluzione della poesia vivente. Ogni attività ha lo scopo di costruire artigianalmente una luce, un percorso, attraverso il buio inconscio personale e collettivo.

Laboratorio di Improvvisazione di Federico Barazza e Giorgio Milia
Struttura, memoria, domande e risposte radicali. La parziale soddisfazione di aver trovato la parola mancante proprio mentre stai scrivendo di fronte ad un pubblico. Risonanze, intimi assoli umani e divisione ritmica del flusso di coscienza.

Laboratorio di Costruzione Marionette di Diego Valensuela
La marionetta sarà la creatura, ed un giorno vivrà di vita propria grazie al nostro inconscio. Ripeterà a memoria quello che le abbiamo insegnato, cercherà a volte di dirci qualcosa come una scrittura automatica. Non siamo che al principio di un singolare esperimento psicologico.

Laboratorio Libro in diretta di Ivan Fassio
Il libro è una stanza da arredare, solitamente quanto tempo abbiamo per trovarne una, traslocare ed invitare qualcuno? Accorciamo la gittata di una raccolta di poesie, abbiamo pochi colpi da sparare, poche pagine per raccontare. In questo laboratorio si scrive e si stampa un libro in poche ore.

Laboratorio di Poesia Visiva di Davide Galipò
Concentriamo l’attenzione sul verbo sfogliare. Libri recuperati, riviste abbandonate e pubblicità stradali scadute potrebbero contenere quell’immagine o quella parola di vita autonoma. La composizione di papier collès è stata l’arma segreta degli artisti di inizio novecento.

Laboratorio di Songwriting di Enrico Esma
Giri, strofe, bridges, specials, ritornelli. Forse quella poesia che hai dimenticato potrebbe essere una canzone mai esistita. Troveremo insieme un compromesso tra la tua personalità e la musica.

Laboratorio Bedroom Music di Alex Brat
Maestro, iniziamo pure. L’accompagnamento sonoro ha il potere di far ascoltare un testo a venticinquemila persone, basta un computer. Grazie ad un crescendo di tricks, prove iniziatiche al campionamento, e ricerche di armonie riusciremo ad autoprodurci senza chiedere aiuto a nessuno.

Di seguito un estratto della presentazione di Specchio Patibolare nell’Habitat di Turi Rapisarda, Giovanna Preve, Daniel Fuss, Ilaria Viale:

All’interno dello Specchio Patibolare noi guardiamo l’umano. “Se togli dalla slavina l’umano, è solo una slavina”, T.R. Nello Specchio Patibolare la tribolazione, tipica dell’umano, è ovunque a casa propria. La tribolazione è umana e solo umana ed è perturbante il ricordo che spaventa. Un’immagine latente non si manifesta all’esterno, è chiusa nell’irrealtà fino a quando non viene amplificata. All’inizio della vita non conosciamo la nostra immagine. In principio siamo attraversati da una scarica ancestrale senza ordine e non vediamo che gli altri da cui dipendiamo totalmente. Secondo Lacan il nostro Io si definisce incrociando per la prima volta lo sguardo di nostra madre allo specchio. Un’immagine famigliare ci conferma che l’altro riflesso, siamo noi. Troviamo un ordine nella forma esteriore. La formazione dell’individualità germina nel rapporto tra figure e si sviluppa verso il sé in tensione continua tra l’io e l’altro, l’interno e l’esterno, l’ordine e il caos, immagine e significato. L’equilibrio dell’Io è dato da forze che si compensano, l’unità rispetto al tutto prende e lascia. Come i fotoni di luce su una superficie infranta e specchiante illuminata dal Sole si riflettono in modo diffuso e vengono assorbiti dall’oggetto esposto, così la nostra personalità accoglie e ritrasmette. Ogni parte che sia energia o corpo, deforma lo spazio perchè influenza il moto del corpo vicino. La frammentazione ha un corrispettivo spaziotemporale e il nostro perderci nell’altro non ha traiettoria lineare. L’immagine latente è  luce attraverso un negativo sulla carta sensibilizzata che si realizza solo se amplificata dallo sviluppo a meno di una lunghissima esposizione. La reazione avviene senza che sia coinvolta una forza esterna. Lo Specchio Patibolare interviene sull’immagine latente partecipando al processo di impressionamento. Nel momento in cui si crea l’immagine, lo Specchio Patibolare agisce insieme alla luce trovando una frattura nello specchio della realtà che viene puntualmente amplificata a partire da una riflessione sull’immagine stessa. L’evoluzione dell’immagine, del processo e della ricerca culturale ha come causa solo ed esclusivamente l’immagine stessa. La normalità della barbarie la vediamo alla TV e nell’aria di Pechino, è nel cuore di New York. La malinconia e l’angoscia le dà la Terra quando trema, ce la dà una brutta malattia. La Natura non grida, non muore ma manda dei segnali nello spazio. Lo Specchio Patibolare ha intercettato il segnale nella camera oscura abitata. Nella crepa dello specchio in cui rimane intrappolata la luce, sospensione del segnale ma anche passaggio. E’ l’errore, il caso, l’inconscio più nero e quindi potente. E’ solo una fotografia il vero eterno visivo che può svelare l’imminente Apocalisse di cui la tribolazione è l’ouverture.

Il Corpo Evanescente
ERA AURORA
Torino - dal 15 al 26 ottobre 2017
Lungo Dora Napoli 6 (10152)
(Passaggio Privato
+39 347 991 6869
era.aurora.to@gmail.com


sabato 14 ottobre 2017

Musica per un giorno

Sabato 14 ottobre dalle ore 16.00 sino a domenica 15 ottobre alle ore 16.00 si apre la stagione di Raum, lo spazio di Xing a Bologna, con Musica per un giorno (Anno 2°), una non-stop performativa di Canedicoda e Roberta Mosca. (produzione Xing).

Il lungo evento di Raum, in occasione della tredicesima Giornata del Contemporaneo promossa dall'AMACI, contribuisce ad una ricca due giorni dedicata alle live arts a Bologna, grazie alla concomitanza con 40° sopra La Performance, evento che nei pomeriggi di venerdi 13 e sabato 14 ottobre propone a Palazzo Magnani azioni performative di Cristian Chironi, Davide Savorani, Jacopo Miliani/Jacopo Jenna, Sissi e Francesca Grilli.

Musica per un giorno è una lunga azione della durata di 24 ore che, nelle sue intenzioni, vuole essere ripetuta una volta all'anno per 24 anni consecutivi. La sua esecuzione a Raum segna l’anno due. Come un modulo moltiplicato in potenza, ventiquattro alla ventiquattresima, questa aritmetica esistenziale nasce dall’incontro tra Canedicoda e Roberta Mosca, e mette in atto una riflessione che prende spunto da Musica per un giorno registrata in un mese, un disco di improvvisazione e field recordings della durata 24 ore realizzato dallo stesso Canedicoda sotto l'alias Ottaven nel gennaio 2012; prodotto dalla label Second Sleep prima in formato digitale e poi in forma oggettuale con un box di 24 cassette da 60 minuti l’una, è stato presentato in streaming giornaliero alla prima edizione di Live Arts Week nel 2012. Musica per un giorno (Anno 2°) non è un concerto e nemmeno una performance di danza; è piuttosto un’occasione esplorativa per scoprire una serie di percezioni, stati, limiti ed emozioni, generati dalla condivisione ininterrotta di un luogo per un tempo esteso quanto un giorno. Movimento, suono, spazio e idee sono intesi come un tutt’uno, nella prospettiva di invitare il pubblico a vivere un'esperienza immersiva, sottile e distesa. Musica per un giorno è anche una fanzine in edizione limitata che ogni anno viene ristampata e si arricchisce di nuovi contenuti sul progetto.

Note alla partecipazione:
Si è liberi di arrivare ed allontanarsi per tutta la durata dell’azione, ad eccezione dell’orario compreso tra le 2.00 e le 6.00 del mattino di domenica 15 ottobre, periodo in cui è consentita la sola uscita. Lo spazio è intimo e silenzioso, e verrà chiesto di entrare scalzi. Ulteriori indicazioni verranno date in loco all'arrivo. 

Roberta Mosca coreografa, danzatrice e performer, ha una formazione di danza fondamentalmente classica. Ha lavorato in varie compagnie in Italia e all'estero, dal 2000 è stata interprete e coreografa del Ballet Frankfurt e della The Forsythe Company. Ha inoltre collaborato con vari artisti e formazioni di danza tra cui MAMAZA, MK, espz, Laurent Chétouane, Chris Newman, Yannis Mandafounis, Fabrice Mazliah, Martin Schick, Canedicoda, KLM. E' co-fondatrice di HOOD, collettivo formato da artisti che hanno lavorato insieme per molti anni nella The Forsythe Company, che esplora nuovi modelli per instillare l'arte nella società. Dal 2003 ha curato tra le montagne di Biella in Valle Cervo, insieme a Cora Bos Kroese, Biarteca festival interdisciplinare. Nel 2015, sempre in Valle Cervo, ha aperto lo spazio indipendente AUTOBAHN - WILLIAM WILLHELM CAFFEE - DALLAS. Il suo lavoro è stato presentato, tra gli altri, al Theatre de la Bastille Paris, HAU Berlin, Acker stadt palast Berlin, Tanzhaus Düsseldorf, Biennale Danza Venezia, ADC Ginevra, Kampnagel Hamburg, Live Arts Week Bologna, UOVO festival Milano, Crisalide Forlì, De Singel Antwerpen, Schauspielhaus Stuttgart, Kyoto University Art and Design, Kaserne Basel, PACT Zollverein.
www.hoodensemble.com www.autobahn-williamwillhelmcaffee-dallas.eu

Canedicoda è un artista multidisciplinare attivo in ambito musicale (con l'alias di Ottaven), performativo e in quello del design e della moda. Ha sviluppato un universo autoriale ricco, cangiante ma sempre immediatamente riconoscibile. Figura di snodo nel passaggio e la circuitazione in Italia di molteplici correnti di ricerche artistiche, stilistiche e musicali innovative e minoritarie (ricordiamo tra le altre la Piattaforma Fantastica), ha al suo attivo una vasta storia di collaborazioni con etichette produttive, spazi no profit, collettivi e singoli artisti italiani e stranieri. Dal 2003 Canedicoda conduce una personale ricerca di linguaggio, stile e metodo, collaborando con Marsèll e Marselleria, Netmage Festival, Live Arts Week, Le Dictateur, Plusdesign Gallery, C2C, Istituto Svizzero, Nero Magazine e svariate altre situazioni più o meno istituzionali.
www.canedicoda.com www.secondsleep.org/releases/24.html

Col supporto di: Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Cheap On Board, Edizioni Zero. 
In occasione della 13a Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI.

Xing info
via Ca' Selvatica 4/d - Bologna  
tel 051.331099 info@xing.it
www.xing.it   facebook.com/xing.it   twitter.com/liveartsweek

venerdì 13 ottobre 2017

CHAGALL. Sogno di una notte d'estate

Arriva a Milano, da domani, l’incredibile mostra-spettacolo dedicata a Marc ChagallPer la prima volta in Italia musica, tecnologia e arte raccontano la vita e le opere di uno dei più grandi Maestri del '900. Una forma del tutto inedita di vivere l’arte, una grande emozione che mette insieme spettacolo, musica, tecnologia e arte.

Nulla a che vedere con quanto già visto in Italia nelle cosiddette “mostre immersive”: non parliamo di semplici proiezioni di immagini, ma di una regia sapientemente costruita da Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto e Massimiliano Siccardi, una colonna sonora curata da Luca Longobardi, capace di coinvolgere, travolgere ed emozionare i visitatori. 

CHAGALL. Sogno di una notte d'estate, dal 14 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018 presso il Museo della Permanente di Milano, è una forma nuova di conoscenza dell'arte, forse quella che più le si addice perché le restituisce la funzione primaria che è quella di raccontare, stupire ed emozionare. 

“ Crediamo moltissimo in questo progetto – dice Iole Siena, presidente del Gruppo Arthemisia che ha deciso di investire su questa nuova espressione dell’arte – perché non si tratta di uno di quei prodotti preconfezionati che stanno avvilendo il mondo delle mostre d’arte; questo è un progetto di altissimo livello, che ha alle spalle un enorme lavoro creativo, ed è una riuscita sintesi tra il meglio dell’artigianalità italiana e della tecnologia. Il risultato è sorprendente, è un sogno.” 

Con il Patrocinio del Comune di Milano, la mostra CHAGALL. Sogno di una notte d'estate è promossa dal Museo della Permanente di Milano ed è prodotta in Italia dal Gruppo Arthemisia con Sensorial Art Experience. 
Prodotta in Francia da Culturespaces a Carrières de Lumières, unico posto dove è stato realizzato prima d’ora questo progetto, la mostra ha avuto oltre 500.000 visitatori. 

Il Museo della Permanente - commenta il Presidente Emanuele Fiano - si conferma quale polo di attrazione nel panorama milanese con la mostra multimediale su Marc Chagall, che rappresenta un approfondimento essenziale per chi vuole conoscere in chiave contemporanea l’eclettico talento dell’artista russo. Il percorso proposto sa trasmettere emozioni uniche tramite un connubio d’arte che unisce magicamente musica e pittura già sperimentato con grande successo in altre occasioni. La qualità dei curatori rappresenta un sigillo di garanzia per tutti coloro che nelle prossime settimane vorranno venire in via Turati a gustare fino in fondo un crescendo di spettacolo e cultura.” 

La mostra-spettacolo è un viaggio per tappe, quelle della creazione artistica di Marc Chagall e della sua vita che si snoda in 12 macro sequenze: Vitebsk, piccolissimo villaggio russo in cui Chagall è nato, la vita, la poesia, i collages, la guerra, le vetrate, l’Opéra Garnier, Daphnis e Chloé, i mosaici, il circo, le illustrazioni per fiabe, la Bibbia. 

Il mondo creativo di Chagall, in tutte le sue sfaccettature e diversità delle fonti d’ispirazione, si dipanerà davanti, attorno e dentro il pubblico. 
I temi universali della sua opera - quali l’amore, la famiglia, le sue radici, umane e artistiche, i paesaggi, la musica, per come si sono sviluppati nei suoi lavori - appariranno in tutta la loro forza, effervescenza e libertà interpretativa. 

Per la prima volta, il pubblico avrà piena contezza di certi dettagli meravigliosi del suo fare artistico, nonché di alcune opere della collezione del Musée National Marc Chagall di Nizza. In questo nuovo modo di fruire l’opera il visitatore-spettatore sarà in grado di percepire l’enorme densità e la ricchezza espressiva del mondo onirico di Chagall. 
Accanto alle opere pittoriche, lo spettacolo mostra i suoi collages, le sue vetrate, i mosaici e tutta l’ampiezza del talento artistico di Chagall, in un assieme che inonda lo spazio scenico di colori vivi e cangianti, caratteristici della sua pittura, impregnata di un’atmosfera lirica e poetica. 
Perché l’opera è tutta attorno, a 360 gradi, mentre il racconto e la musica procedono, parte integrante dell’opera stessa, in una nuova ed emozionante conoscenza dell’arte. Forse quella che molti artisti hanno sognato e che ha come fine ultimo non solo la meraviglia e la capacità di stupire ed emozionare, ma quella di raccontare coinvolgendo l’immaginazione e i sensi dello spettatore, che diviene attore e protagonista del sogno che sta vivendo. 

La mostra è sponsorizzata da Generali Italia grazie al programma Valore Cultura, attraverso il quale la Compagnia sostiene le migliori iniziative artistiche e culturali per renderle accessibili ad un pubblico sempre più vasto e per promuovere lo sviluppo e la valorizzazione del territorio. 
Valore Cultura vuole avvicinare famiglie, giovani, clienti e dipendenti al mondo dell’arte, supportando iniziative che favoriscano la partecipazione e il coinvolgimento di un pubblico ampio ed eterogeneo, con particolare attenzione ai giovani, alle famiglie e agli over 65. 

In occasione della mostra CHAGALL. Sogno di una notte d'estate, per avvicinare i più piccoli al mondo dell’arte, Generali Italia in partnership con Arthemisia, offre 80 laboratori didattici gratuiti per circa 2000 bambini delle scuole materne e delle scuole elementari. I Laboratori “Sognando Chagall” rappresentano una preziosa occasione di condivisione e un utile strumento di crescita per i bambini partecipanti, consentendo loro di creare un’interazione diretta tra esperienza visiva e creativa. 
Nel 2016, anno del suo avvio, Valore Cultura ha raggiunto importanti risultati: sostegno a 15 iniziative culturali, oltre un milione di visitatori, 15.000 persone nei teatri, circa 1000 studenti e ragazzi coinvolti in progetti culturali e laboratori, 350 over 65 invitati al Teatro la Scala, agevolazioni per i 10.000 dipendenti di Generali Country Italia. 

La mostra vede come sponsor tecnico Trenitalia, Colore Ufficiale Giotto, brand icona di F.I.L.A. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini e media partner Radio Dimensione Suono. 
L’evento è consigliato da Sky Arte HD. 


CHAGALL.Sogno di una notte d'estate
14 ottobre 2017 - 28 gennaio 2018
Museo della Permanente, Milano 

giovedì 12 ottobre 2017

Notte del Collezionista

Sabato 21 ottobre 2017, dalle ore 17,30, a ExpArt Studio&Gallery di via Borghi 80, a Bibbiena (AR), prenderà il via la seconda edizione de “La Notte del Collezionista”.

L’apertura, a ingresso gratuito, sarà accompagna da una degustazione di tè in collaborazione con Bar Le Logge. 

La “Notte del Collezionista” è un evento nato nel 2016 per avvicinare i giovani (e non solo) al collezionismo, proponendo una serie di opere “limited edition” a un prezzo accessibile a tutti i portafogli.
La nuova edizione è dedicata per intero al mondo della fotografia, coinvolgendo otto apprezzati artisti a cui è stata richiesta la creazione di una piccola “art box” a tiratura limitata.

Francesco Biagini, Lorenzo Carnevali, Luca De Pasquale, Raffaella G. Fidanza, Federico Ghelli, Chiara Passalacqua, Enrica Passoni e Paride Scuffi ci consegnano le loro opere in uno scrigno, pronte a essere custodite e ad accompagnarci lungo un percorso fatto di sguardi, scansioni e impressioni.

Tutti i lavori saranno esposti a ExpArt Studio&Gallery dal 21 al 26 ottobre, ma sono già visibili e prenotabili consultando il catalogo digitale realizzato per l’evento (per ricevere il link al catalogo scrivere a info@expartgallery.com o chiamare il numero 328 1126628).

www.expartgallery.com

mercoledì 11 ottobre 2017

Made in America

La rassegna presenta una selezione di 30 opere di artisti che hanno esposto alla Martha Jackson Gallery di New York, da Paul Jenkins a Sam Francis, da James Brooks a Norman Bluhm, da Michael Goldberg a Fritz Bultman, oltre a quelle di altri importanti esponenti dell’Espressionismo Astratto americano quali John Ferren, John Grillo e Conrad Marca-Relli, e alle sculture di Beverly Pepper.


Dal 18 novembre 2017 al 27 gennaio 2018, la Galleria Open Art di Prato ospita la mostra MADE IN AMERICA. Le mille luci di New York.

L’esposizione, curata da Mauro Stefanini, ruota attorno alla personalità di Martha Jackson che, con la sua galleria di New York ha scritto un importante capitolo della storia dell’arte contemporanea statunitense, in particolare quella dell’Espressionismo Astratto.
La rassegna propone infatti 30 opere di autori quali Paul Jenkins, Sam Francis, James Brooks, Norman Bluhm, Fritz Bultman e Michael Goldberg, di altri esponenti dell’Espressionismo Astratto americano, quali John Ferren, John Grillo e Conrad Marca-Relli e di Beverly Pepper, una delle più riconosciute protagoniste, insieme a Louise Nevelson, della scultura contemporanea americana al femminile.
Made in America condurrà il visitatore nel clima elettrizzante di New York, nella metà del secolo scorso. È qui che giungono gli artisti, da Moholy-Nagy a Gropius, da Josef Albers a Piet Mondrian, in fuga dai totalitarismi che si svilupparono in Europa a partire dagli anni trenta. La Nuova Frontiera indicata dall’epocale mostra dell’Armory Show nel 1913, già attraversata da Marcel Duchamp e da Salvador Dalì, ora si presenta come il grande teatro nel quale le esperienze del modernismo artistico possono trovare attenzione e risonanza mondiale.
Nel 1942 Peggy Guggenheim apre la galleria-museo Art of This Century; Leo Krausz (Leo Castelli), dopo le collaborazioni parigine a fianco di René Drouin, è impegnato nella ricerca dei giovani talenti che si affollano nella “Grande mela” e, nel 1957, apre la sua galleria.
La “scuola di New York” sta sbocciando tumultuosa sul finire degli anni quaranta, accomunando i cultori del segno e del gesto pittorico – gli action painters – e coloro che invece prediligono le larghe campiture di colore – i color field painters. Nel 1950, gli irascibili – come spregiativamente li chiama l’Herald Tribune – contestano vivacemente il progetto di mostra presentato dal Metropolitan Museum. Tra di essi, assieme a Barnett Newman, ci sono Jackson Pollock, Willem De Kooning, Mark Rothko, James Brooks, Robert Motherwell, Franz Kline, Conrad Marca-Relli, Clifford Still, Arshile Gorky: il cuore di quell’Espressionismo Astratto che sta ricercando un equilibrio originale tra vigore del segno e “sublime”, tra astrazione e visione interiore.
E nel 1953 Martha Jackson, originaria di Buffalo, apre a New York la sua galleria che, in un decennio, raccoglierà attorno a sé artisti di prim’ordine: da Jim Dine a Sam Francis, da Adolph Gottlieb a Willem De Kooning, da Claes Oldenburg a Christo, da Paul Jenkins a Norman Bluhm, da James Brooks a Hans Hofmann.

Se, come lei stessa afferma, “il ruolo di un gallerista è quello di fare da mediatore tra l’artista e la società”, non sorprende la sua attenzione nei confronti di una delle esperienze artistiche più radicali e irriverenti come quella nei confronti del gruppo giapponese Gutai.
L’inaugurazione si terrà sabato 18 novembre alle ore 18.00. Accompagna la mostra un catalogo bilingue edito da Carlo Cambi Editore, con testi di Beatrice Buscaroli.

Prato, settembre 2017


MADE IN AMERICA. Le mille luci di New York
Prato, Galleria Open Art (viale della Repubblica, 24)
18 novembre 2017 - 27 gennaio 2018
Inaugurazione: sabato 18 novembre, ore 18.00

Orari:
lunedì-venerdì, 15.00 - 19.30; sabato: 10.30-12.30; 15.00-19.30; chiuso domenica e festivi

Ingresso libero

Informazioni:
Tel. 0574.538003; galleria@openart.it

Uffici stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Marco Olianas, tel. 02 36 755 700
CSArt – Comunicazione per l’Arte
Chiara Serri, tel. 0522 1715142