giovedì 30 giugno 2016

Giovedì 7 e venerdì 8 luglio 2016, ore 19.00-1.00 | Fara Fara Music Festival. Un progetto di Carsten Höller

Giovedì 7 e venerdì 8 luglio 2016, ore 19.00-1.00 | Fara Fara Music Festival. Un progetto di Carsten Höller.


Il Summer Program di Pirelli HangarBicocca assume quest’anno la forma di un vero e proprio progetto d’artista: ispirato alla mostra “Doubt” di Carsten Höller e alla sua ricerca sulla musica della Repubblica Democratica del Congo, Fara Fara Music Festival mette a confronto due  modelli culturali in un incontro/competizione in cui il pubblico – come nella mostra – è posto di fonte al dilemma di una scelta, ma anche alla possibilità di determinare con la propria presenza la forma della serata.

Fara Fara Music Festival è un esperimento musicale e artistico in cui per due serate consecutive, dalle 19.00 all’una di notte, due gruppi congolesi e due gruppi europei si affrontano a “colpi” di musica per cercare di attrarre l’attenzione del pubblico, libero di scegliere quale dei due spettacoli ascoltare. (vai  alla fonte)

martedì 21 giugno 2016

Sculture moderne alla Reggia di Venaria

La Reggia di Venaria torna ad ospitare opere di arte moderna con una mostra aperta fino al 29 gennaio inserita nel suo percorso museale. 

La decisione è stata presa in considerazione del successo dell'esposizione del 2015 'Rappresentare il mondo'. La mostra 'Sculture moderne', realizzata con lo Studio Copernico, propone un percorso dedicato a dodici tra i più affermati maestri della scultura italiana e non del XX secolo con conferme e prestigiose integrazioni di opere rispetto al percorso dello scorso anno.

A cura di Luca Beatrice, è stata pensata in collaborazione con la Direzione Generale Arte e Architettura contemporanea e Periferie urbane. "Charles Baudelaire riteneva la scultura un'arte noiosa rispetto alla pittura ai suoi tempi in maggior fermento - dice Beatrice - in realtà la sua realtà materica disegna i tempi. Per resistere a se stessa ha dovuto comunque adeguarsi e ibridarsi assumendo via via il ruolo di oggetto, installazione e di opera in dialogo con i new media". (Fonte ANSA).



La reggia di Venaria Reale (in piemontese ël Castel 'dla Venarìa) è una delle Residenze Sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell'umanità dal 1997. (fonte wikipedia)

lunedì 20 giugno 2016

Synopticon di Alessandro Tagariello alla Galleria Formaquattro

SYNOPTICON” è il titolo della mostra personale di Alessandro Tagariello che la Galleria Formaquattro - Via Argiro 73 Bari - presenta dal 22 giugno al 9 luglio 2016 . Inaugurazione mercoledi 22 giugno ore 19,00

"Datemi del possibile, altrimenti soffoco!"

Già nel maggio del 1990, il filosofo Gilles Deleuze scrive nel suo "Poscritto sulle società di controllo" qualcosa che solo di recente sociologi come David Lyon o il più noto Zygmunt Bauman hanno potuto approfondire; ovvero l'idea che la società contemporanea sia impalpabilmente presa da una profonda trasformazione antropologica, che la vede suo malgrado dentro un dispositivo di auto-sorveglianza. Si', perché ciò che fino al secolo scorso era circoscritto al solo luogo di detenzione carcerario - il Panopticon (il sorvegliante osserva (opticon) tutti (pan) i soggetti di una istituzione carceraria senza che questi se ne accorgano) -, oggi è dappertutto. 

Synopticon, dunque: sorta di non-luogo ubiquitario, dove la maggioranza degli individui è in grado di vedere e controllare una piccola minoranza; osservare (opticon) insieme (syn). E ci viene subito in mente la potente struttura reticolare dell'universo Google. Ma qui ci si vuole soffermare essenzialmente sul dispositivo satellitare che informa l'applicazione Google Earth, dove chiunque può "sorvolare" il pianeta terra, e "fiondarsi" sul dettaglio in soggettiva di una qualsiasi strada, piazza, vicolo - talvolta persino di attività commerciali - impiegando l'omino giallo di Street View, così da poter curiosare le infinite posture dei passanti, dei mezzi di trasporto, insomma del brulichio della vita en plein air.

Ora, ciò che ho cercato di fare, e' raccogliere queste informazioni ottiche, passando di continente in continente, per tentare un corto-circuito percettivo; una sorta di blow-up pitto-grafico - per richiamare l'omonimo film del magistrale Antonioni. Chiariamo: che si sia controllati, questo oramai è un fatto, e' stupido meravigliarsene. Che siamo noi stessi ad alimentare quotidianamente l'immenso archivio dei cosiddetti BigData, e' altrettanto noto - soprattutto dopo le rivelazioni di uno degli uomini più perseguiti del pianeta, l'ex tecnico della CIA, Edward Snowden. Ma cosa accade quando la ricerca aerospaziale e l'informatica, concentrate nelle mani di un pool di ricercatori ben remunerati, si somma ad un permanente aggiornamento dei nostri movimenti cittadini, attraverso la giustapposizione cinematica di rapidi scatti fotografici? Ecco come l'alto e il basso sembrano interagire in Google Earth. Sulle prime, può apparire persino piacevole viaggiare per il mondo, non più con la sola immaginazione, ma potendoci mettere i nostri occhi. Siamo molto lontani dal Giro del mondo in ottanta giorni. Qui, siamo nella virtualità e nell'immediatezza pura. 

A ben vedere, la produzione invisibile dell'immaginario è sempre più sostituita dal suo surrogato: il "già visto", colto dal nostro sguardo ingenuo come "non ancora visto". E siamo lì a bocca aperta, davanti al monitor, mentre con il mouse peregriniamo per le strade di una città. E nell'apparente anonimato degli individui "catturati" dall'automezzo Google - che dispone di ben 15 telecamere orientate nell'intero spazio di 360° - possiamo talvolta scorgere curiose interazioni: ho persino "beccato" un pusher brasiliano porgere "la roba" ad un turista dalle grate di una porta scalcinata! Dicevamo, apparente anonimato... I volti dei passanti sono sì oscurati, ma quella "minoranza" che abita il pianeta e' tale perché rappresenta un campione rilevato e subito archiviato dal team della Sylicon Valley. Ma nella realtà, quel campione è maggioranza, siamo tutti noi! Dunque, maggioranza che sorveglia dopotutto se stessa. Autosorveglianza, per l'appunto. E allora, questo synopticon va in qualche modo cartografato, laddove questa operazione non si limita ad una passiva, post-moderna, scansione dell'esistente. Sarebbe cosa piuttosto triste e didascalica. Mi ci voleva uno scarto, qualcosa che detournasse - alla maniera dei Situazionisti - quelle catture, la liquidità del controllo. 

L'atto pitto-grafico come gesto politico, dunque. Restituire a quella virtualità binaria di pixel che ricompone i nostri contorni di uomini e donne, qualcosa di impercettibile. Sabotare l'archivio di immagini fotografiche e comporre "un" immaginario tra i tanti. Ecco che la preliminare e sfiancante selezione di scatti in Street View, è divenuta, da un lato, calligrafismo antico, partecipazione emotiva al nomadismo metropolitano - nella serie di disegni in sanguigna su carta giapponese; dall'altro, "astrazione figurale" (per usare un ossimoro), nella scarnificazione frattalica del segno grafico su PVC, dove l'ingrandimento smisurato, accanto alla trasparenza vuota del supporto, tentano di minare la sicurezza sorvegliante del nostro sguardo. Cosa decisamente più ludica, ma nondimeno centrata sul tema del divenire impercettibile (Deleuze), è il video da me musicato. Qui, lo sguardo del fruitore si può perdere nell'incongruita' molteplice dei piani sovrapposti. 

Il tentativo di musicalità delle immagini in movimento sembra doppiare la musica, ed è forse solo così che si possono chiudere gli occhi e immaginare il possibile. "Datemi del possibile, altrimenti soffoco!" - A cura di Vito Caldaro


Info 
Galleria Formaquattro 
Via Argiro 73 Bari 
Tel. 080 9675720 
Cel. 3466260299 

info@formaquattro.com

domenica 19 giugno 2016

Cieli di Roma

Nell’arte non si tratta mai di innovare, ma solo di concepire una certa cosa in un modo nuovo, mai di far pulizia, ma solo di essere puliti, mai di creare nuovi valori, ma solo cercar d’essere in prima persona colmi di valori...

Forse l’intento ultimo della manifestazione “Cieli di Roma”, e saranno gli scrittori convenuti a testimoniarcelo, è tutto inscritto in questa mirabile frase di Robert Walser che altro non chiede se non un’esposizione, un impegno di responsabilità di ciascuno con se stesso, e con il proprio operare. 
Potremmo aggiungere, ed è questo il senso dell’iniziativa, anche di una capacità di riconoscimento dell’impegno altrui, tante volte esercitato, eppure disatteso dalla comunicazione.

“Cieli di Roma”: è questo il titolo fortemente icastico della manifestazione che, lunedì 20 giugno, intende riportare l’attenzione sul ruolo dell’arte e della cultura, e su coloro che la promuovono, come strumento di edificazione della civiltà di un paese, o di una città. Roma, nel nostro caso. 

Per dare voce alla cultura della parola, i promotori dell’iniziativa - Simona Marchini, Carmen Lasorella, Emilia Costantini, Nicola Bultrini, Giuseppe Salvatori, Claudio Damiani e Marco Lodoli - hanno invitato poeti, scrittori e attori, a un reading di letture, con interventi musicali, presso il Globe Theatre a partire dalle ore 21.30.

In collaborazione con La Nuova Pesa, ha altresì invitato oltre venti gallerie romane a dare conto della cultura dell’immagine attraverso esposizioni concepite ad hoc per la manifestazione, e l’apertura prolungata degli spazi espositivi.

Nella Sala Babele della Nuova Pesa, per l’occasione saranno presentate opere di Elvio Chiricozzi, Andrea Fogli, Giuliano Giuliani, Felice Levini, Carlo Rea, Giuseppe Salvatori.


LA NUOVA PESA
Centro per l’arte contemporanea
Lunedì 20 giugno dalle ore 17.00

Orario della galleria:
dal lunedì al venerdì ore 10.00-13 e 15-19
via del corso 530 roma- tel 06 3610892 email nuovapesa@farm.it wwwnuovapesa.it

domenica 5 giugno 2016

Trascendenze al Polo museale Ascoli Satriano

VISIONE E TRASCENDENZA di Mario Corfiati, Critico e Storico dell'Arte

"Far scorrere il proprio sguardo fra le linee ed i colori di un’immagine, porsi di fronte ad essa in atteggiamento di curiosa osservazione o di silenziosa meditazione, ascoltare ciò che gli occhi suggeriscono o scorgere il mistero laddove i segnali cessano di avere un senso comune, tutto ciò conduce all’origine dell’inconoscibile che sempre alligna al di là di ogni convenzione comunicativa, mostrando la reale complessità di quel che, a prima vista, sembra solo la traccia dell’immanenza.Infatti, percorrendo la storia a ritroso, si constata che l’arte (quella disposizione innata a creare oggetti, la Τέχνη greca, l’Ars romana) non poteva solo essere una costruzione estetica ma, invece, la testimonianza dell’uomo che si accorgeva del mistero della morte, evento ormai attualmente relegato all’ufficialità della fine organica.

Regis Debray ha molto acutamente osservato che: ‘Per millenni il lontano e il trascorso hanno debordato, accerchiato, minacciato il campo ottico – ed era ciò che era occultato a conferire a ciò che era mostrato il suo valore. Agli occhi dei nostri antenati il vicino e visibile non era altro che un arcipelago del visibile (…). Perché l’invisibile o il soprannaturale era il luogo della potenza, il luogo da cui tutte le cose vengono e dove ritornano’.E, ancora: ‘Prima scolpita, poi dipinta, l’immagine è all’origine e per la sua funzione, mediatrice tra i vivi e i morti, tra gli umani e gli dei; tra una comunità e una cosmologia; tra una società di soggetti visibili e la società delle forze invisibili che li assoggettano’. Dunque l’immagine possiede in sé la virtù del Viaticum, ha la funzione di mostrare il possibile contatto fra l’attuale ed il possibile, fra gli eventi ed il Noumeno, fondando l’ancestrale propensione a dar forma ad un modello magico di interazione con l’universo, intendendosi in tal modo l’immensità del mondo esterno che si trasforma in una dinamica architettura di segni, un coacervo indissolubile di relazioni tra le cose che vanno decifrate con l’intenzione di conoscerle e dominarle. Lo stesso Breton sosteneva che parlare di arte e di magia è pleonastico.

Così, a ben vedere, l’intera storia dell’arte occidentale funziona come un luogo di confronto fra il visibile e l’invisibile, sovrastando di molto la pur fondamentale attività materiale che la rende possibile. Quando Platone allontanava l’arte figurativa dalla verità e la relegava a puro riflesso del già ingannevole mondo dei fenomeni, in realtà agiva come un censore della moralità, dimostrando però quanto potente fosse l’influsso dell’invenzione che poteva confrontarsi con la purezza dell’ideale. Per molto tempo, nella storia post-romana, all’interno della Chiesa e delle politiche coeve, si dibatté aspramente sulla liceità delle immagini e della rappresentazione del Sacro. Solo il secondo Concilio di Nicea permise che nel mondo cristiano si potessero venerare delle immagini sacre, sottraendo il tema del culto alla iconoclastia ed alla rigida dicotomia fra Verbo ed Icona, che avrebbe invece continuato ad essere fondante nel mondo islamico. Insomma, la trascendenza, la traccia dell’invisibile sacramentale, non venne espulsa dalla cultura delle immagini, ma vi penetrò come elemento nobile della riflessione e del pensiero arricchendo l’articolazione del visibile non come semplice celebrazione dell’esistente, ma come impronta del possibile. Non per nulla, dal Medio Evo in poi, nell’arte italiana proruppe il motivo del cambiamento della forma e della esplorazione del reale, in quanto passione per il mondo concreto nel quale rinvenire la gloria di Dio ed un più moderno senso della storia.

I talenti più straordinari dell’arte che comunemente conosciamo hanno agito come catalizzatori del mondo trascendente, trasgredendo il sacro tabù della irrapresentabilità e fornendo un ponte tra la vita quo¬¬¬tidiana e l’immensa vastità dell’inconoscibile. Sebbene tale rapporto, nella nostra storia, si sia spesso svolto entro l’ambito della tradizionale forma letteraria mitico-religiosa, l’arte contemporanea ha arditamente apertovarchi di connessione col mondo e con le psicologie individuali, proprio approfondendo le emozioni personali e le incontrovertibili forze inconsce personali e collettive, al di fuori delle usuali regole banalmente comunicative.

Come non ricordare Paul Klee che, nel suo afflato romantico, dichiarava di voler rappresentare l’invisibile, rinnovando la propria visione delle cose, come solo sarebbe possibile se si potesse rinascere dopo la morte con una ritrovata ingenuità?O Kandinskij, quasi monasticamente votato a testimoniare lo Spirituale nell’arte? E perché non annoverare l’astrattismo, fra le maggiori scoperte artistiche della modernità, da cui è esploso il culto della essenza dalla trama stessa dell’espressionismo? Come dimenticare lo stesso minimalismo contemporaneo che, pur assolvendo al suo rigoroso tentativo di azzerare l’ambiguità pletorica dell’oggetto, ci accosta al muto commento di un misticismo estetico ridotto all’essenziale? E persino Picasso, l’artista meno metafisico che si possa immaginare, colui che riteneva ogni quadro come manufatto di pura pittura, ebbe a giocare col paradosso invitando ad immaginare l’arte come un’attività da ciechi, fatta ascoltando solo se stessi.Insomma, l’arte dialoga continuamente con l’invisibile, sebbene nessuno possa affermare se questo sia un esercizio con cui togliere terreno all’inconoscibile o se, al contrario, ne aggiunga del nuovo.

L’arte contemporanea, come si vede qui nell’esercizio delle installazioni e delle performances video, appare più che mai come prosecuzione di una meta-arte, cioè di un’arte che annovera se stessa fra i motivi della propria esistenza. Essa non scandisce più solo i temi dell’ispirazione illustrativa o della descrizione realistica e duplicativa del cosiddetto mondo reale, il quale diviene sempre più evanescente e virtuale, ma si pone in relazione ad esso addirittura a volte prolungandolo in un interrogativo sulla verità globale del nostro universo estetico e cognitivo.

Una riflessione sulla fotografia, infine, la prima fra le più giovani delle arti, non può non confrontarsi con il tema attuale e, come si può vedere, essa riesce perfettamente a condurci nello spazio interstiziale fra ciò che vediamo e l’emozione del mistero che ne è sotteso. E noi rimaniamo affascinati proprio da ciò: che la manualità documentaria dello strumento fotografico, quello considerato assolutamente come replica esatta delle cose, riesca a tradursi nella suggestione del metafisico, sia esso inerente all’immagine, sia esso suggerimento emotivo del simbolo. La presente mostra ha dunque anche il merito di rafforzare la fotografia, arte ormai ampiamente autonoma ed in vorticoso sviluppo, come strumento assolutamente appropriato per l’indagine di un tema vastamente trattato dalla tradizione pittorica. Qui la trascendenza non è mera filosofia, ma sottile ed avvincente confronto con la forza sottile della forma che si ostina a rammentarci quanto aperta e salvifica sia l’approssimarsi all’immagine senza il pregiudizio della pura bellezza, ma, al contrario, facendosi assorbire da un visibile che sia indizio del continuo divenire della vita che si agita intorno ed entro ognuno di noi."

Trascendenze
Curatore, Antonino Foti
Testo critico, Mario Corfiati
Rapporti con gli enti, Assunta Fino
Veste grafica, Pietro Lionetti
Catalogo "Edizioni Il Castello"

Polo museale Ascoli Satriano (Fg)
dal 10 al 17 giugno 2016

ARTISTI IN MOSTRA:
Mosè La Cava 
Sergio Rubini 
Daniela Corfiati 
Pietro Ricucci 
Nicola Liberatore 
Luigi Sardella 
Renzo Chiesa 
Samuele Romano 
Dario Romano 
Valeria Petruzzelli 
Rocco Giannotti 
Antonietta Tudisco 
Nicola Renna 
Rocchina Del Priore
Marco Baj 
Michela Casiere