martedì 30 settembre 2014

Il SILENZIO e la SOLITUDINE raccontati nelle fotografie di Flavio Tecchio a Spazio Manara

Presso lo SPAZIO MANARA 15, in Via Luciano Manara 15 a Milano, spazio unconventional concepito all’interno del Manara Medical Center per esporre permanentemente autori di fotografia, fra due ore circa inaugurerà la mostra , fotografo autodidatta dal 1988 con predilezione per il reportage di viaggio, la pellicola e la camera oscura. Curata da Fabrizio Capsoni, fotografo e curatore, l’esposizione ha luogo in collaborazione con l‘associazione Italia Meravigliosa ed è inserita nel programma AMACI della Giornata del Contemporaneo 2014

La Mostra Fotografica di FLAVIO TECCHIO, racconta la solitudine e il silenzio attraverso una fotografia emozionale e poetica. Le  immagini in esposizione sono un viaggio intimo nel quale ciascuno di noi, guardando l’altrui condizione, potrebbe riconoscersi poichè spesso l’isolamento è il risultato di un insieme di eventi della vita.

La solitudine può essere presente anche nei luoghi più affollati come in un bar o su un autobus, coinvolge l’essere umano come gli animali, che condividono una sottile linea malinconica quando si ritrovano emarginati, ma è assai frequente negli anziani, depositari di un indelebile desiderio di comunicare il silente passaggio del tempo.

Flavio Tecchio ha realizzato in vari luoghi nel mondo queste fotografie che sono senza dubbio dei veri e propri autoritratti col compito di trasmettere in chi le osserva l’emozione che ha lui per primo avvertito in quel preciso istante di umana fragilità.
Flavio Tecchio nasce a Desio nel 1963 ed è fotografo autodidatta dal 1988 con predilezione per il reportage di viaggio; usa ancora la pellicola ed ama il bianco e nero che stampa in proprio nella sua camera oscura, fatto questo che gli permette di intervenire direttamente e in maniera autoriale sulle proprie stampe.
Ha partecipato a diversi concorsi fotografici e ha esposto il proprio lavoro in diverse sedi in Italia.


"E' strano - scrive il curatore della mostra Fabrizio Capsoni - come spesso il silenzio venga associato alla solitudine, nonostante questo non sia una condizione necessaria. Ma è davvero nel silenzio che ci riesce più facile creare quella magica dimensione dell'ascolto di noi stessi riuscendo così a liberare tutta la nostra forza interiore. 

La solitudine non ha a che fare unicamente con una condizione di tristezza. Spesso, infatti, tale stato non è altro che il risultato di un isolamento volontario, una scelta di staccarsi dal resto del mondo per meditare, riposare o studiare, allenando lo spirito e la mente.

La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista” (Bernardo Bertolucci)

Il silenzio e la solitudine ci si presentano attraverso svariate sfaccettature. Insieme rappresentano una condizione che alle volte può essere imposta e quindi provocare sofferenza, in questo caso non si tratta di solitudine ma di isolamento. 

Molto spesso confondiamo queste due condizioni profondamente diverse. 

La vera condizione di solitudine invece ha una sua propria bellezza che scaturisce da un'emozione positiva. Proprio a causa di questo così comune fraintendimento le persone sembrano avere così paura di restare sole con se stesse, ma è proprio in questo modo che l'uomo può davvero imparare a conoscersi. 

“Una volta trovata la tua solitudine, puoi creare, coinvolgerti in tutto ciò che desideri, perché tale coinvolgimento non sarà più una fuga da te stesso” (Osho)

Solo dopo aver realmente compreso noi stessi possiamo effettivamente entrare in relazione con gli altri, poiché questo contatto non affonderà più le sue radici nel bisogno causato dalla paura dell'isolamento.

E’ proprio questa la via imboccata da Flavio Tecchio con le sue fotografie, i cui soggetti sembrano rimanere sospesi nel silenzio dell'eternità."

mercoledì 24 settembre 2014

A4 – Il Percorso introspettivo yin e yang di Cristian Sonda allo Spazio Raw

Si inaugura mercoledì 24 Settembre alle ore 19.00 presso Spazio Raw la mostra di Cristian Sonda " A4 – Percorso introspettivo yin e yang" - a cura di Rossana Sgarbi.

L'evento nasce dall’idea di raccontare l’arte nel presente e nel futuro.
La scelta di opere in formato A4 non è casuale ma nasce dal desiderio dell’ artista di creare un percorso lungo quanto un’autostrada ma profondo come l’anima che per natura possiede una parte yin e una yang , ovvero i due principi opposti che governano l’intero universo.

Cristian Sonda nella sua street art desidera comunicare attraverso colori brillanti che catturano l’occhio e lo spirito, la quotidianità fatta di gioie, dolori ma anche di contraddizioni.
La sua opera Rebel 2014 è un chiaro esempio di come ci sia qualcuno che non si uniforma alle idee ma ne crea di nuove e per questo nella società si espone completamente.

Volti sorridenti , nascosti , sguardi giocosi di uomini e donne che vivono nella “ CITY” che ballano un valzer o condividono un buffet sono la rappresentazione di un’ arte che vuole condividere un sogno utilizzando l’unione del nero ( yin ) e del bianco ( yang ) che nell’antica filosofia cinese rappresentavano l’osservazione del giorno che si tramuta in notte.

L’ autore analizza e coglie le sfumature , l’atmosfera della città con le sue luci e i suoi sogni , l’ oscurità che avvolge la notte , solo il perfetto equilibrio di yin e yang porterà all’entelechia dell’intero universo.
In conclusione l’artista ci insegna a credere nei sogni e per farlo ci stimola a guardare realtà sconosciute valorizzando luoghi abbandonati o semplicemente trascurati e chiede a chi desidera osservare di aprire il proprio cuore e creare un’immagine aggiungendo qualche colore e un pizzico di felicità.


A4 – Percorso introspettivo yin e yang.
Mercoledì, 24 Settembre, 2014 - 19:00
spazioRAW
corso di Porta Ticinese 69, Milano

domenica 21 settembre 2014

Trova quello che ami e lascia che ti uccida.

"Cercami, come e quando e dove vuoi cercami, è più facile che mai cercami, non soltanto nel bisogno tu cercami, con la volontà e l'impegno, reinventami. Se mi vuoi allora cercami di più tornerò solo se ritorni tu sono stato invadente, eccessivo lo so il pagliaccio di sempre, anche quello era amore però. Questa vita ci ha puniti già troppe quelle verità che ci son rimaste dentro. Oggi che fatica che si fa come è finta l'allegria, quanto amaro disincanto. Io sono qui, insultami feriscimi sono così, tu prendimi o cancellami adesso sì tu mi dirai che uomo mai ti aspetti io mi berrò l'insicurezza che mi dai l'anima mai farò tacere pure lei se mai vivrò di questa clandestinità per sempre.Fidati, che hanno un peso gli anni miei fidati, e sorprese non ne avrai sono quello che vedi io pretese non ho se davvero mi credi di cercarmi non smettere no. Questa vita ci ha puniti già l'insoddisfazione qua c'ha raggiunti facilmente così poco abili anche noi a non dubitare mai di una libertà indecente.Io sono qui ti seguirò ti basterò non resterò una riserva questo no dopo di che quale altra alternativa può salvarci. Io resto qui mettendo a rischio i giorni miei scomodo sì perché non so tacere mai adesso sai senza un movente non vivrei comunque. Cercami, cercami, non smettere." - Renato Zero

“Mia cara,Trova quello che ami e lascia che ti uccida. Lascia che ti prosciughi. Lascia che si aggrappi alla tua schiena e che ti pesi trascinandoti nell’insignificanza Lascia che ti uccida e che divori i tuoi resti. Molte cose ti potrebbero uccidere,alcune lentamente altre velocemente, ma é molto meglio essere uccisi da un amore.”
Charles Bukowski

venerdì 19 settembre 2014

Anche nei cuori dei più sfrenati ci sono corde che non possono essere toccate senza dare forti emozioni.

"E lei si sentiva strana dentro, soprattutto all’altezza dello stomaco, irritato da emozioni complicate, rabbia e qualcos’altro a cui non avrebbe saputo dare un nome, ma che faceva più male di tutto." - Jeffrey Eugenide







Il titolo del post , "Anche nei cuori dei più sfrenati ci sono corde che non possono essere toccate senza dare forti emozioni.",  è una citazione di Edgar Allan Poe tratta da  La mascherata della Morte Rossa .
La fotografia (straordinaria!!!) è di Nicolò Salerno, "Rabbia"; mentre Flora è il nome della modella.

lunedì 15 settembre 2014

Diego Bianchi - L'ultimo libera tutti al The Format–Contemporary Culture Gallery

The Format – Contemporary  Culture Gallery presenta a Milano la mostra personale di DIEGO BIANCHIL'ultimo libera tutti”, a  cura di Guido Cabib.  Opening 25 Settembre 2014 ore 18.00 . L'artista espone una serie di lavori , dipinti , sculture, collage ed installazioni inediti e realizzati appositamente per lo spazio The Format.

A lungo, nella cultura e nella mentalità occidentali, l’arte è stata associata alla bellezza e al senso estetico. Filosofi e intellettuali dibattono da secoli chiedendosi se la bellezza risieda nell’opera d’arte oppure nello sguardo dell’osservatore, o magari in entrambi. Questa discussione presenta il difetto di muovere da un assunto sbagliato: dal presupposto, cioè, che sia l’opera sia chi la contempla siano entità stabili.
L’opera d'arte è il prodotto dell’instabilità dell’osservatore moltiplicata per le variazioni apportate dal contesto e dalle intenzioni dell’artista. Rendendo esplicita questa condizione, l'artista contemporaneo, ha aperto le porte al a una miriade di interrogativi che interessano non solo l’arte e l’estetica ma anche, in maniera forse meno ovvia, la neurobiologia.

E' oramai provato che la conoscenza emotiva viene stimolata anche dall'arte.Per chi studia il sistema nervoso è diventato fondamentale osservare la produzione artistica, perché chiunque sia interessato alle funzioni che il cervello svolge non può prescindere dalla contemplazione di ciò che il cervello produce, di tutte le tipologie di creazione artistica, da quella letteraria, a quella visiva, musicale.
L’arte – una delle più elevate espressioni della complessità umana e delle più raffinate modalità di rappresentare sensazioni ed emozioni – ci fornisce una testimonianza preziosa sul funzionamento del cervello e in ultima istanza dell’uomo.

L’artista guarda, osserva, vede, ma quello che alla fine mette in opera è la propria visione interna di ciò che lo circonda e sente. L’artista guarda contemporaneamente fuori e dentro di sé.

La realtà del mondo è sfuggente e complessa e la sua essenza non sta nella rassicurante funzionalità del significato che attribuiamo alle immagini, ma nella ricchezza delle relazioni inattese, nelle sovrapposizioni incongrue, nelle mancanze, nei salti logici da cui scaturisce una sensazione di tensione; la proiezione verso un cambiamento di stato, di emozione e di pensiero. Quello che faccio è abitare il territorio delle contraddizioni, viaggiare sul confine che separa immagini, immaginario e sensazioni. Sovrap-pongo e confondo le forme per aprirle a nuove interpretazioni, a nuove possibili architetture della visione e dello spazio. Le opere di questa mostra nascono dall’idea di sottoporre lo sguardo ad un continuo scambio dei ruoli, uno sdoppiamento tra immagini e oggetti che evocano il giardino d’infanzia e l’educazione militare, tra gioco e addestramento. I disegni, i collages, i dipinti, le scul-ture sono parti di un unico progetto, di un opera ambientale, nella quale le forme si guardano e si confrontano continuamente, grande e piccolo coesistono visivamente e tematicamente. La sovrapposizione apparente dei ruoli e lo scambio delle parti sono le gioiose pratiche per ripercorrere il nostro immaginario e con esso, i nostri atteggiamenti sociali. Il linguaggio dell’arte può per-mettersi di abitare il confine, l’ibrido del non detto e dell’evidente, forme che sono l’incontro, lo scontro, la sovrapposizione, tra un immaginario conosciuto e un’immagine sfuggente. La pratica delle forme e dei colori mette in atto l'idea di una continua dinami-ca dei ruoli, mentali e visivi...” (Diego Bianchi)

Diego Bianchi vive e lavora a Milano.

Periodo:dal 25 Settembre al 17 Ottobre  2014
Opening : 25 Settembre 2014 ore 18.00
Orari di apertura: dal martedi al venerdì ore 15 / 20 o su appuntamento
Indirizzo: Milano Via G.E.pestalozzi 10, intero 32.
Info: email: theformatculturegallery@gmail.com
Website: www.theformatgallery.com
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domenica 14 settembre 2014

Se il colore prende forma. Tre artisti a confronto

Prosegue la collaborazione artistica tra lo Spazio D'Arte L'Altrove di Francesca Mariotti e l'Art Studio di Françoise Calcagno. La curatrice e critica d’arte ferrarese, in collaborazione con Silvia Greggio, porterà a Venezia un’interessante esposizione di tre artisti che metteranno in mostra diverse tecniche ed espressioni stilistiche in cui il colore è sempre il protagonista indiscusso. 

A quest’esperienza si accompagnerà un’importante performance teatro – musicale, che sarà allestita sul Campo del Ghetto dal titolo “Pa’am Achat - C’era una volta...”, dedicata alla cultura ebraica e nomade. Si tratta di un viaggio poetico nelle tradizioni, fiabe e personaggi leggendari, accompagnato da canzoni tradizionali Klezmer, tradotte e riarrangiate, alternate a brani originali, suonati dal vivo. 

Gli artisti in mostra sono: Mario Esposito (pittura) di Roma, Daniela Domenichini (pittura) di Bologna e Odo Camillo Turrini (scultura) di Castellarano (Re).

Mario Esposito, famoso per le sue piccole tele di 10x10 cm, porterà una nuovissima produzione, utilizzando sempre acrilici, smalti e olio su tela in cui si potranno vedere i temi da lui più sentiti: "alberi", "gondole", "villaggi" e "animali"; forme che si possono assemblare e comporre in un unico quadro all'infinito in modo simpatico e creativo, coinvolgendo l'artista ed il fruitore. L’artista metterà a disposizione due grandi pannelli in cui ogni interessato comporrà la sua opera combinando temi e colori a piacere. Lo scorso maggio, sempre a Venezia, erano state esposte le sue grandi tele; ora, saranno esposte decine di composizioni in cui il colore prenderà forme diverse per ognuno.

Daniela Domenichini esporrà lavori veramente eleganti e particolari, su seta e plexiglass, rame e zinco, tra pittura, materia e incisione, attraverso le quali l’artista crea uno speciale feeling con il fruitore. Le mille sfumature, le diverse profondità, i pieni e i vuoti, le luci e le ombre sulle tonalità dei verdi azzurri blu e neri fanno di questa artista sperimentatrice assoluta, una "anima ribelle" in cerca della Natura oltre la Natura stessa. I suoi ultimi lavori catturano il nostro occhio, la nostra anima, il nostro pensiero, e ne conducono il gioco di rimandi e di ricordi/emozioni all'infinito.

Odo Camillo Turrini, artista e scultore in cui è dominante la padronanza tra diverse tecniche ceramiche: dai colori sopra smalto fino all’ antica tecnica Raku, importata dal Giappone, attraverso la quale, grazie alla sua maestria, al tipo di argilla utilizzato e all’ elaborato processo di cottura e riduzione di ogni scultura, ciascun colore subisce variazioni cromatiche uniche e irripetibili, contribuendo a dar vita a creazioni che lasciano stupito qualunque osservatore. La terra, nella semplicità e nella povertà della propria essenza, diventa il completamento di un passaggio artistico assai noto: si instaura un dialogo visibile con la materia trasformata; l’argilla, nelle sue dita, si anima di infinite possibilità, restituendo in modo tangibile frammenti del mondo che egli percepisce.


Se il colore prende forma. Tre artisti a confronto
CALCAGNO ART STUDIO
Venezia - dal 14 al 26 settembre 2014
Campo Del Ghetto 2918 (30121)
+39 3391134786
calcagnoartgallery@gmail.com
www.calcagnoartstudio.com

mercoledì 10 settembre 2014

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.

Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,di finire alla mercé di chi ci sta di fronte.

Non ci esponiamo mai.

Perché ci manca la forza di essere uomini,  quella che ci fa accettare i nostri limiti, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.

Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.

Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima.

Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.

Alda Merini

sabato 6 settembre 2014

L'Effimero per Nicholas Tolosa

C’è un tempo infinitesimo in cui avviene la scissione dell’ enarmonia originaria dei due principi secondo cui volge l’esperienza umana da un lato (la ricerca del vero), e dall’altro la permanente percezione di un effimero che senza sosta ci percorre. Questo è l’ “ultimo istante”, la catastrofe che ci sommerge improvvisa. L’ archè è il corpo dell’assenza come traccia negativa di tutti i corpi possibili nella generazione dei corpi. E’ dunque la morte fisica e la morte etica, morte dell’Idea e forse di Dio, nell’ultimo istante dell’eterna illusione e primo istante della consapevolezza della Verità. E’ il salto dalla religione del sé alla religione nel sé e nell’altro da sé. Transitivamente attraverso le righe-sbarre della prigione della materia verso la libertà dell’assenza, propria dell’anima.

Nicholas Tolosa - Effimero
A cura di Maria Pia De Martino
MOA - MUSEUM OF OPERATION AVALANCHE
Eboli (SA) - dal 6 al 14 settembre 2014
Via Sant'Antonio 5 (84025)
+39 , +39 (fax), +39

giovedì 4 settembre 2014

Adamo Modesto - Contenitore d'anima a FestandoFabriano

Adamo Modesto rende omaggio a Fabriano, città creativa dell’UNESCO e patria universalmente riconosciuta della carta, con una singolare esposizione di opere (Cartostrutture) realizzate con il cartone. Inoltre il giorno 6 settembre a partire dalle 9.30 l’artista terrà un workshop per FestandoFabriano.

“Contenitore” e “contenuto” corrispondono in natura a realtà distinte e riconducibili in modo univoco ad una specifica funzione o sono piuttosto una delle tante astrazioni dell’uomo che, a proprio uso e consumo, si rapporta con entità complesse costringendole in recinti puramente mentali?

Cercando una risposta a questo interrogativo ho raggiunto la convinzione che in natura siamo circondati unicamente da realtà composite ciascuna delle quali trova in sé stessa la giustificazione al proprio esistere. E’ l’uomo invece ad aver progettato e realizzato manufatti che, idonei a soddisfare i suoi bisogni, sono, questi sì, definibili in ragione della loro intrinseca funzione. 

E’ dunque in rapporto all’uomo che il “contenere” diviene la funzione da cui discende il concetto di proprietà e di potere. Da allora scrigni, palazzi, mura e confini racchiudono contenuti privati e collettivi. 
Per contro, soltanto le produzioni che scaturiscono in modo spontaneo dal sentire immateriale dell’uomo, e quindi l’arte nelle sue tante manifestazioni, rimangono estranee ad ogni attesa di funzionalità e, al pari della natura, non si appigliano ad altra ragion d’essere che non sia quella di esserci. 

Accomunate da questa indole autoreferenziale Arte e Natura si mantengono estranee ad ogni tentativo di irreggimentazione perpetrato da chi è più intento a raccontare la vita che a viverla.
Se l’arte ha il potere di indurre alla riflessione, questi sono i pensieri sollecitatimi dalla visione delle più recenti opere di Adamo Modesto. Un artista che, nel suo lungo e articolato percorso, ha spaziato dalla originaria passione per la creta ad un vivo interesse per l’arte digitale. Ma è di certo nella rappresentazione tridimensionale che con maggior forza ne emerge il carattere.
Una tridimensionalità che si manifesta principalmente attraverso le “cartostrutture”, opere prodotte plasmando un materiale “armato”: il cartone.

Avvalendosi di vecchi imballi che hanno assolto alla loro funzione secondaria di contenitori, l’artista rende loro l’originario status di materia perché tra le sue mani possa assumere le forme dettate da uno spirito che, incline al gioco, è governato da grande rigore ed innato senso della costruzione. 

Con Modesto la materia-forma-contenitore dimentica la sua funzione originaria e si sublima in materia-forma-contenuto. Attraverso l’arte egli riesce a riscattare un materiale di per sé umile dalle costrizioni cui era stato destinato e, in un intrecciarsi di saperi ed emozioni, lo eleva questa volta a pura forma, ancora contenitore, ma della propria anima.


Adamo Modesto - Contenitore d'anima
NUOVA GALLERIA DELLE ARTI
Fabriano (AN) - dal 4 al 21 settembre 2014
Via Vincenzo Gioberti (60044)
+39 073223114 , +39 3483890843