Il ricorso al Tar della sindaca Virginia Raggi per bloccare il parco del Colosseo "non me l'aspettavo", dice il ministro Dario Franceschini in un'intervista al Messaggero: tra l'altro "il Colosseo è arrivato solo un anno e mezzo dopo", prima "né De Magistris, né Pisapia, né Appendino, né Nardella, a nessuno è venuto mai in mente di impugnare questo provvedimento".
Replicando all'obiezione del Comune che lo Stato voglia gestire in autonomia il territorio della città, sottolinea:
"Non cambia nulla nel rapporto tra l'area archeologica centrale e la città. La parte a pagamento resta accessibile col biglietto, la parte aperta alla città resta libera. Nessun enclave al centro di Roma".
L'accusa al ministero è di tenere per sé i soldi del Colosseo: "Stupidaggini e falsità", dice Franceschini, "sono fake news di un sindaco. Fino ad oggi i proventi delle vendite dei biglietti di Colosseo e area centrale restavano per l'80 per cento alla Soprintendenza di Roma, e il 20 per cento andava al fondo di solidarietà. Non cambia nulla".
"Io - dice il ministro - la Raggi l'ho incontrata prima di firmare il provvedimento. Ho incontrato lei e l'assessore Luca Bergamo. Ho illustrato il disegno. Loro hanno espresso le perplessità. Ho chiesto: volete che questo incontro sia reso pubblico? Loro hanno riposto: preferiamo di no. E io non l'ho reso pubblico. La risposta ad una correttezza istituzionale è quella di ieri. Finito un incontro in cui siamo insieme vengo a sapere subito dopo dalle agenzie di stampa del ricorso al Tar. Questo non è scontro tra Pd e M5S. Qui è in ballo il futuro del parco archeologico più importante del mondo e io ho il dovere di lavorare per valorizzarlo", conclude.
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